giovedì 2 aprile 2015

Su Quel grido raggrumato di Rita Pacilio

La Vita Felice 2014
pp. 52  € 10,00

nota di lettura di AR



È un'opera sanguinante, dolorosa, chirurgica, questa di Rita Pacilio che soffre con le persone violate, le donne massacrate, le voci soffocate, i deboli  e i bambini calpestati e abusati, le madri comprate…

“Sono parole sacre le voci dei bambini, tiepide le fronti / eppure i glutei hanno croste, boomerang colpiti nel segno / fino ai fianchi pulsano inverni consumati domani / intorpidire le rupi si muovono come nembi folli le bufere.” (p. 9)

“L'hanno tenuta in due come un foglio, un lenzuolo / i polsi e le caviglie erano in una forma che si stira” (p. 10)

“Le tragedie sono una farsa preparata, lei credeva / di saper morire in modo impassibile, / senza arrossire. I colpi sono rocce che reggono / ignoranza, generazioni che cadono a picco / negli abissi deformi della nevrastenia.” (p. 12)

“Era stata già cucita (…) nella vulva attorcigliata dalle madri anziane” (p. 14)

“(…) L'amante / è sempre un ramo secco, non è mai una persona.” (p. 23)

“Bisogna essere coraggiosi / a restare fermi, guardare attraverso il buio / sopportare l'odore dell'urina.” (p. 30) 

“quante volte ha goduto da puttana / quante volte ha vomitato quel figlio. / È andata in esilio a liberarsene / solo un'esplosione può congedare in quel modo.» (p. 43, sono i versi che chiudono la raccolta)

Da questi brevi passaggi, siamo già investiti di una responsabilità. La poesia di Rita Pacilio ci costringe a non voltarci dall'altra parte, a considerare che la violenza tollerata o esposta come cronaca morbosa e anafilattica indica che la società stessa è malata, che noi stessi replichiamo l'agire del levita che va oltre e non si cura del Samaritano. Questo grido spesso così raggrumato da risultare muto è dovere di tutti noi ascoltarlo: la società più cambiare anche attraverso piccoli, quotidiani gesti di attenzione e impegno. Il libro si apre con un esergo fiducioso (a chi rinasce, nonostante tutto) e le pagine che seguono ci scuotono, ci provocano, ci chiamano alla poesia del fare, alla solidarietà che ci rende veramente umani.

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