lunedì 2 febbraio 2015

Mariangela De Togni in Letteratura con i pierdi…



recensione di Vincenzo D'Alessio

Nell’antologia Letteratura… con i piedi scaturita dalla kermesse poetica svoltasi a Perugia dal 21 al 23 marzo 2014, il contributo di suor Mariangela De Togni coglie in pieno il messaggio biblico del profeta Isaia e il tema della kermesse: Quanto sono graziosi, sui monti, i piedi del messaggero che annunzia la pace, del messaggero di bene, che annunzia la salvezza (52,7).

La raccolta di poesie antologizzate reca il titolo: “Chi sei tu che nel buio della notte osi inciampare nei più profondi pensieri?” (pag. 153) e quell’inciampare si legga come visitare inaspettatamente/entrare d’improvviso nella quiete della mente della poeta a turbare il momentaneo equilibrio interno spingendo lo Spirito oltre la cortina buia della notte, non solo terrena.

“(…) Che mistero è la vita. / Adesso all’orizzonte teso / di questa solitudine sono io / a domandare che tu venga / ad incontrare il mio cuore / (Storia d’amore, pag. 153). I versi parlano all’Umanità del profondo susseguirsi nel Tempo del “mistero” dell’esistenza nella vita che conosciamo. La vita oltre la morte nei termini della Speranza cristiana e il desiderio di unirsi all’energia che ci ha generati, passando attraverso il doloroso cammino della passione: “(…) Può il dolore seccare / le radici della vita?”(Mi guardi e mi chiami, pag. 154). La risposta la Nostra la offre in un esemplare cammino di Fede: “(…) Questo flauto di carne / ha le stimmate sue / e la sua voce / nel cuore.” (Questo flauto di terra, pag. 154).

La conoscenza passa attraverso le ferite del dolore terreno. L’anima di innalza attraverso la rivelazione che Dio infonde in chi lo cerca: “(…) Ora so. / In un mare di perdono.” (pag. 154). La solitudine presente tra le mura del convento, nella Natura che circonda la poeta, nell’anima aperta al consenso che viene dalla scelta di seguire la chiamata dell’Amore: “(…) E non capivi, / non era possibile capirlo, / quant’era grande la felicità / dentro nel seguire il Signore.” (Storia d’amore, pag. 153), mostrano al lettore la strada per uscire “dal buio della notte” della non conoscenza del Bene supremo.

L’esistenza è il Bene supremo datoci dai nostri genitori, dal generoso impeto del loro amore verso la continuità dell’essere. Il divenire ci prova costantemente lungo il tragitto. Le scelte fatte sono tante ma tutte dovrebbero recare l’emblema della luce, l’identità della rivelazione nella comunione con gli altri, i meno abbienti, il prossimo. Lo hanno cantato altri poeti divenuti fondamenta della poesia religiosa. Cito padre Davide Maria Turoldo: “Fino a quando ti aggirerai / per questa selva di pensieri? / (…) Fammi dono di essere / uomo libero / consumato nel canto.” (Tu e io, da: Il sesto angelo. E anche padre Agostino Venanzio Reali: “(…) Se nel mattino elusi / il tuo passo leggero, / ora che la sera mi sfiora / non saprei come fuggire / né dove lontano da te.” (Dove lontano da te, da Primaneve).

Lo canta suor Mariangela De Togni: “(…) Ero come chi vuol cantare / l’amore dell’Amato / e cantando / s’innamora dell’amore.” (Uscendo, pag. 165). Le nove composizioni poetiche di questa raccolta hanno versi brevi e taglienti, similitudini, anfore, ossimori e l’uso dell’enjambement che rende il verso maggiormente ritmico. Si raccolgono profumi di piante dal profumo esotico come il cedro e le palme di Cipro, l’eucalipto in fiore.

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