sabato 1 febbraio 2014

Su Océano de luz / Oceano di luce di Gladys Basagoitia Dazza

FaraEditore, 2013

recensione di Vincenzo D'Alessio
 

http://www.faraeditore.it/html/siacosache/oceonoluz.html
La poetessa Gladys Basagoitia Dazza ci dona una nuova raccolta di poesie dal titolo Océano de luz / Oceano di luce: testo poetico in lingua spagnola e a fronte la traduzione realizzata dalla stessa autrice. Un’altra bella prova in versi che segue la precedente: Finestra cosmica (FaraEditore, 2012).
Attraversando l’oceano di luce che si sprigiona dalle sei sezioni in cui è diviso il poema la composizione eponima permette al lettore di avvicinare, per un breve istante, l’immensità della ricerca che è dichiarata nella poetica: attraverso “la Poesia” scavalcare “oltre il dolore” la limitatezza del nostro/altrui corpo; accogliere e comprendere “le sfaccettature della vita ”; immergersi nell’ “Oceano di luce” per avvicinarsi all’ “Infinito Amore”. Un percorso non semplice, a volte vulnerabile, che attraversa l’immensità dell’oceano/dolore con il solo utilizzo della musicale parola del verso: navicella fragile rivestita di luce:


“nel profondo dell’oceano t’incontro
nel prezioso indaco
veramente in te
perché tu sei l’oceano” 

(pag. 111)

Per una sorta di magico incanto tornano alla mente i versi del poeta che della luce e del calore del nostro Sud ha permeato le sue numerose raccolte Alfonso Gatto anch’egli traduttore, dai quali tento l’ accostamento ai versi della Nostra: “Per la schiettezza d’un gesto / una mano portata al capo / e l’altra che si va facendo. / Le donne, laggiù, / Una pienezza cieca / le affaccia al sole delle allegorie” (Donne alla finestra, dalla raccolta: Osteria flegrea, Mondadori, 1970). La mano e la mente che scrivono sono dolcemente femminili. La maggior parte delle poesie sono dedicate ad amiche, agli affetti che la circondano. La difesa della donna è fervente, come la semplicità di una preghiera e la forza di un desiderio. Cogliamo questa parte nei versi che seguono:

“io non sono questa donna che si trucca
ogni giorno e si toglie i peli dalle gambe
(…) io sono
colei che sa bene
che ogni notte di plenilunio
non potrà evitare il proprio ululare
lupa lacerata
dall’orrore di quelli che uccidono
e violentano in nome dell’amore” 

(pag. 35)

Il timone di questo viaggio è retto dalle mani che rincorrono la Poesia: costante desiderio di raggiungimento di una sponda dove posarsi al riparo dalla angustie del mondo, dagli inganni, dalle voracità degli uomini. Cogliere nella stanchezza del viaggio le luci nuove di ogni alba, come ripeteva il poeta Rocco Scotellaro, essere nuovi ogni giorno. Così scrive la Nostra: 


“vivere con coraggio e gratitudine
con fede seminare e coltivare
coltivare la luce nell’anima che è
la nostra umanità più profonda” 

(pag. 63)

Chi ascolta la voce della navigante che percorre l’Oceano di luce ?

Non questa umanità di oggi, forse quella semplice che legge il testo in lingua spagnola e che ha dato alla Chiesa di Roma, nel buio di questo XXI secolo, il nuovo Apostolo del Cristo Papa Francesco, e Gladys scrive: “amo el Cristo tan humano (…) / Dios es amor no poder / ni castigo ni
venganza / es amor sin ningún temor / es amor verdadero amor” (pag. 124).

Vorrei semplicemente sperare che questa raccolta sia una luce senza fine che attraversa gli occhi dell’umanità contemporanea protesa nell’avere e alla sopravvivenza energetica ad ogni costo. Anche al costo di sterminare i propri simili a qualsiasi latitudine. Proprio nel viaggio, nel difficile dolore del viaggio di ritorno nell’utero terreno, che madre/padre Oceano dissolve ogni individualità trasformandola in gocce di una identità immensa:

“i tuoi occhi la luce dei miei occhi
fresco riparo quando picchia il sole” 

(a mio padre, pag. 71)

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