giovedì 11 luglio 2013

Su Gli spazi del silenzio e della luce. Poesie per Giorgio Morandi di Daniele Donegà

Il Vicolo, Cesena 2012
 

nota di lettura di AR


Come espresso nel titolo questa silloge è ispirata a una partecipe visione – “sospesa, assorta, silenziosa” scrive nella nota editoriale Marisa Zattini delle tele di Morandi. Le poesie sono suddivise in due gruppi: nel primo vengono raccolte le suggestioni esercitate dalle opere, nel secondo, che troviamo più intenso e riuscito, “l’artista e la sua opera paiono quasi passare in secondo piano mentre emerge la personalità dell’autore dei versi; e le parole, i concetti, le immagini sono sempre più sue” (così scrive, e condividiamo, Marilena Pasquali nella presentazione). In generale la raccolta è intrisa di un lessico afferente alle aree semantiche della luce, dei colori, del silenzio, della contemplazione estatica, dello sguardo, piuttosto, forse inevitabilmente, ricorrenti e che possono risultare prevedibili o pleonastiche, ma ci sono pennellate di grande bellezza a costellare questa raccolta (specie, come si diceva, nella seconda parte) che i paiono autentiche perle. Ne segnaliamo di seguito alcune: “E arriva la polvere / sempre più da lontano / scintilla con le cose” (p. 15); “Nel bianco sabbia della bottiglia / accenni alle forme dell’invisibile / (…) / e ti scombinano lievi” (p. 35, la prima della seconda parte); “e muto e ferito / dissemini pertugi” (p. 37); “Sono di un verde questi alberi / che si lascia respirare” (p. 40); “E taci davanti / alle bottiglie intorno / (…) / non hai altri / con cui lottare, / hanno colli lunghi / come il desiderio” (p. 42); “Non ti basta restare nello spazio / emigri con la forza dei fili d’erba / che sbucano dall’asfalto.” (p. 48); “… petali / violacei come la luna / che sfiorisce mentre cala / sulla volta della campagna / piovendo luce che nemmeno / tu raccogli tanto è preziosa” (p. 68); “come l’anima che s’arrampica / con artigli di luce…” (p. 69); “la pullulante nebbia / scissa dai fari tramviari” (p. 70).

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