di Subhaga Gaetano Failla
Ho conosciuto un poeta, una
sorpresa, una meraviglia, come un giorno ci sorprendiamo del respiro, del
battito del cuore, ci sorprendiamo di essere vivi. Ho conosciuto un poeta e un
nome terreno, un uomo che non tradisce la terra e nemmeno il cielo, che ha un
nome Massimiliano Bardotti e un libro ultimo e primo, A cieli aperti (Thauma,
maggio 2013), ho respirato questo respiro nella sua pagina bianca:*
Per detestabili
santità celesti
Per inutili martiri
Per tempo e notte e
morte che mai sognammo
Per generazioni
tenebra
Per negoziati di
stupore
Per pazzia
transgenica
Per pudore
malrivelato
Per oscene
compulsioni
Per tiranni senza
nome
Per tortura che non
lievita
Per empietà regressa
Per fughe che non
fuggimmo
Per tutto questo
assurdo lamento
A cieli aperti che
mai chiudemmo
Pulsa questa vita nelle
parole-ali di Massimiliano Bardotti, striscia questo cosmo nei suoi guizzanti
versi-biscia, parla questo caos nella poesia-silenzio di Massimiliano, nei
respiri A cieli aperti, in questo suo sospiro estremo e primo:
Qui tutto nasce
trabocca sboccia oltrepassa.
Siamo in una regione rigogliosa.
Eppure lo sapevamo, lo sapevo
già, che prima e dopo, e anche ora, esistono i poeti. Per sempre:
Finalmente, l’occhio
torna al pianto
la bocca alla risata
l’Universo si spalanca.
Di noi, ciò che resta,
è perdersi nel centimetro di casa
ritrovarsi in terra sconfinata.
* Massimiliano Bardotti, A cieli aperti, Thauma, 2013. Pagine 64,
euro 10. I versi qui riportati sono, nell’ordine, a pag. 10,
53, 48.
Nessun commento:
Posta un commento