Apro il libro di Luca Pizzolitto e penso: queste poesie sono molto diverse dalle mie. D'altronde io sono l'unico poeta che conosco, o meglio, io sono l'unico poeta di cui mi è accessibile conoscere modi e maniere di scrivere. Allora quale altro metro potrei utilizzare se non valutare i motivi che spingono un' altra persona a scrivere e pubblicare poesia?
Apro il libro di Luca e penso al mio amico Vanni, anarchico militante, che ogni tanto mi ripete che i poeti dovrebbero essere tutti uccisi, così come gli altri artisti. Ci penso perché Vanni credo apprezzerebbe le poesie de La terra dei cani. Le apprezzerebbe in quanto sincera espressione di una resistenza sociale e umana, non di classe ma dell'individuo. Le apprezzerebbe perché sono sobrie, e si presentano mostrando la faccia libera da ogni inganno. Non sono travestite da nulla. Non vogliono entrare di straforo al ballo della Poesia. Non gli interessa la pagella dei piccoli e grandi del web che la disoccupazione ha eletto a critici.
Guardo il libro di Luca, e penso che ci ha messo tre settimane ad arrivare da Torino a Siracusa. E che la busta era tutta strappata. Tenendo presente il titolo immagino esista davvero una Terra dei cani, dove Luca è l'estraneo, l'ospite consentito. I cani lo tengono con loro perché ha dimostrato di essere all'altezza dei loro valori umani. Ed è già abbastanza sintomatico che si chiamino valori umani, quando la lealtà, la fedeltà, la capacità di darsi mutuo soccorso vivono in maniera più pura ed istintiva negli animali.
Dunque ringrazio Luca per il suo dono.
LA TERRA DEI CANI
Thauma edizioni, 2012
Collana poetica itinerante -Piemonte
108 pgg, 10€
Sebastiano Adernò
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