lunedì 20 febbraio 2012

La forza degli schiavi: e lasciai che l’alfabeto / s’incagliasse / sul fondo mio di fango

di William Stabile

in te ipso redi, in interiore homine habitat veritas
(Sant’Agostino, Le Confessioni) 
real character doesn’t happen overnight.  
nor are hidden depths immediately obvious.  
but given time they emerge.  
(Abbot Ale)

Dr. Livingstone, I suppose!

well
yes I am
caro Stanley

io avevo
una fissazione
per l’uomo e
mentre ti aspettavo
ho letto la bibbia 4 volte
e mentre leggevo
e leggevo
amavo osservare sulle rive
l’umana sofferenza
dentro le disgraziate
capanne negre

che orrore! Stanley
che orrore!
tutto era profonda
tenebra

finalmente
ho capito

non c’è niente di nuovo
– per l’uomo -
sul fronte occidentale
le ragioni della polvere
consumano sempre nelle cose
è tutto sotto il cielo - e sopra
   nulla
solo l’amore cambia

la vita è sempre
un dono
e non va mai
sfidata
come ho fatto io
Stanley

oh mio Signore
tu sei tan grande
grazie

ero un parto scagliato
verso un mondo
in un arco una freccia
a cercare una traccia
prima che tu ci fossi
eravamo già tu ed io
insieme - Signore
e tu senza saperlo
eri già tutto in me
presente in me
dentro di me
ed io attratto
mi allontanavo da te
e costruivo per me
un’architettura di dolori
e tu costruivi per me
opere e missioni
la mia speranza
che gradualmente
diventava parola
con architravi forti
di essenza

ponevo fragili
colonne di pensieri
e così per mia gioia
ripagavo te in una vita
para bellum
mordendo
un odio largo
quanto un lago
del continente nero


io intesi ingenuo
che utilizzando la sinistra
avrei cambiato il mondo
ma tu - Signore -
cambiasti me
mi indicasti la rotta
da funambolo su soglie
di luce e segni
e segnali che scegliesti
tu od io?
e venivi a me con le tue idee
- le mie -
a partorire immagini
dal profondo
ed ora tutto intorno
il mondo tuo
mi parla
la lucertola sul caldo asfalto
la bouganvilla sul muro
bianco di calce
emettono un senso
di estremo linguaggio
lo sniffare del cane
emaciato africano
sull’uscio della capanna
l'anello di comprensione
finora mancante

oh mio Signore
tu sei così grande
grazie

mi dicesti
when you’re ready
you’ll find it

cosí ho attraversato il mondo
e spesso in questo mondo
mi son perso -Signore
cercando cercando
ma il mondo eri tu
e la mia casa
e nell’economia
dei sensi ritrovai
la rotta del dolore
che cessava
non era compito mio
cambiarmi
mi feci solo da parte
e lasciai che l’alfabeto
s’incagliasse sul fondo
mio di fango


oh mio Signore
tu sei così grande
grazie


a quei tempi vivevamo
in Gloucester road
col sole dritto in faccia
tutto era ordine e lustro
in UK ognuno curava
il suo orticello
ed io non potevo
stare fisso
alla forca delle 7
non volli cedere
alla sconfitta pendolare
della cella del sudoku
ero ricercatore urbano
& africano
non impiegato
del verso capitale

camminavo per le strade
ma stavo
già viaggiando
osservavo le persone
la domenica nei bar
ben vestiti passeggiare
e sapevo tutto ciò
non mi apparteneva
le case ben arredate
ed ordinate degli amici
in cui non potevo essere
partecipe
- se non a metà –

*

più che produrre reddito
piacere mio era
produrre idee
e solcare la traccia
per nuovi cammini
e cosí decisi:
non attraversai più il viola
del parco della vittoria
monopoli del mondo
nei sentieri cercavo
una sintassi di parole
nei luoghi fluidi
mi compivo
esistevo
nella favela dell’anima
nella dissenteria spirituale
nei posti dove destrutturavi
la mia marginazione


oh mio Signore
tu sei così grande
grazie

e mi indicavi come
imparare ad essere niente
ed intanto apprendevo
a nutrire la mia calma
e tu venivi a me
a salvarmi dalla mens sana
in corporate sano -Signore-
quando anche dei libri e
della poesia e delle caviglie
di fango sporche
era oramai
l’estremo ennui

la voglia irrefrenabile
di sovvertire l’ordine
a me che neanche
la BBC radio di notte
al buio della stanza
mi acquietava
io che salendo in auto
salutavo tassisti
prima di pagare
la tariffa
credevo nell’uomo
ancora cosciente che
detengono il potere
a questo mondo
i poster delle ragazze
nude nelle officine
ed il pianto dei bimbi
nelle tue messe

null’altro Signore

ed era nulla die sine linea

cosí sull’orlo
di questo letto
inizierò il mio verso
il più delle volte
ci si nutre di piccole cose
che poi si sommano a fiumi
parole affluenti
ed arriva il tuo verso
oh Signore
ad estuario o a delta
preciso o confuso
in tempesta sull’acqua
parola
ciò non importa

oh mio Signore
tu sei così grande
grazie

non importa dove scorra
l’alveo
- se rompa gli argini
la traccia -
è solo prendere la
faretra in mano e
scagliare frecce al cielo
che conta - Signore

oh mio Signore
tu sei così grande
grazie

tutto contiene l’uomo
l’oro ed il fango
l’unico dono è
dopo tutto
la forza degli schiavi
di ascoltare
la forza degli schiavi
di rialzare la testa
la forza degli schiavi
di guardare in volto
la bellezza e
solo degli schiavi
di aprire sempre le braccia
………………………….
e sempre
al prossimo
che ti si para
davanti

oh mio Signore
tu sei tan grande
grazie


perché tutto è
come deve essere
porterò ancora
alta nel vento
la bandiera bianca
della nostra rivoluzione



Ulisse
l’uomo senza dèi è nulla  
(Nettuno a Ulisse naufrago)

vento caldo tra i rami
dell’uliveto sull’isola
Itaca
cipressi annuiscono al vento
e ai pentagrammi
dei cancelli cani
ululano alla luna
vento a pelo d’acqua
che sale sui declivi e
ti viene a cercare
tra gli orti
passeggiando
tra gli orti
tra muri a secco chiusi
di pietra sull’isola
vedo l’uomo
svoltare l’angolo
chi è?

forse Nessuno?
Il cammino mi chiamava
.................................

nulla mi ostacola se
non una figura convessa
che mi somiglia


partii…

fu il turbinio del vento
mi resi conto
mi dettero in dote
Castalia la lingua
si disciolse in tasselli
di sale di sole di sabbia
che costituiva la pelle
la prua penna
dello scafo incideva
nell’onda del mare
piccole linee
onde di questo grande
quaderno la vita
il mare così incerto
scrive il mio verso
qual è il senso dell’onda ?
forse le penelope palpebre
chiudersi?
mentre a pelo d’acqua
emergono
versi e parole che aggrumano
presso lo scoglio la roccia
dove son significato
d’amore

*

questo continuo
controllare gli stralli
le cime e armare
le navi salpare partire
all’arrembaggio
sbarcare
alla prossima spiaggia
e continuare a nutrirsi
di felicità e disperazione
questo lasciarsi cadere
questo non resistere
questo essere sconfitti
e rinascere incessante
come il mare
forte universale
animale
come il mare la marea
- eterno fracasso dell’onda -
sulla spiaggia
sempre sempre sempre

*

questo continuo ripetersi
dell’onda sulla riva
questo parlare orale
dell’onda del mare
del mare orale
della bocca dell’onda
questo linguaggio
primordiale
secco acuto minerale
del mare orale
e alla deriva questo
poter ancora alzare
gli occhi al cielo
e gridare:
cosa vuoi da me?
non mi è rimasto nulla
nulla
solo la vita… la mia vita
che cosa devo capire ?
cosa ?
voglio che tu capisca
che l’uomo senza
dèi è nulla
nulla

*

e poter ancora apprezzare
fresche sul volto la fronte
le note della pioggia cadere
scrivere un pentagramma
di senso
ed il corpo totalmente
avvolto immerso
in un panno d’acqua
questa acqua tagliata
come lamina di metallo
che brucia la pelle
e questo dire ancora

sì sì sì

ed ancora si
mentre affondiamo
affoghiamo

sì sì sì

sono io sei tu
Signore

piccolo piccolo piccolo
umano troppo umano


CONTINUA…

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