mercoledì 21 dicembre 2011

Alberto Mori su Sebastiano Adernò


La pietra è pronta da sgrezzare, ma senza scalpello. C’è il chiodo. Pietra è corpo che si inchioda e fa da perno, rigetta da sé con una torsione sofferente tutto il suo male e si sente trasformare.
Per Gli Anni A Venire è alchimia corporale della parola.
Essa si muove da sacrificio cristologico verso una autoesposizione della corporeità, perché la conoscenza del male, sembra indubitabile ed incrollabile all’autore. Talvolta vista come sortilegio da abbandonare, altrove come asporto a levare che per divenire tale attraversa le membra. Ci si inchioda per generare questa alterità presunta: Prendendo il via da una combinazione a cui non si arriva e spartendo le ragioni attorno a quell’unica fissazione che dicono essere d’amore (p. 23).

Antonin Artaud nelle sue Poesie della crudeltà, voleva scrivere piantando una penna viva nella carne così il suo corpo trasceso non obliasse più la sua metafisica completamente umana. Sebastiano Adernò cerca parimenti una espansione del corpo mistico.
Probabilmente un tempo disincarnato dopo incarno feroce:
Perso ogni legame di concatenazione (p. 35).
Per Gli Anni A Venire dispone anche di passaggi dove si estroflette questa unità [La Parabola # 11] mentre nella funambolia ben calibrata di [Al Circo] l’inganno si pesca due volte per trovare un centro d’equilibrio.
Chi assesterà dunque “il colpo” per questo tempo che verrà?
Il poeta confida nella malattia dell’incanto che porta ad una astrazione condivisibile per il meccanismo sociale che si è vivisezionato e mutilato dell’io ed ha espulso le sue “turbe”.
La prospettiva dell’autore sospinge la navigazione arrivando in tempo per mangiare prima di esserlo ed alla fine, ad autofagia conclusa ,tutto si smarrirà, ma questa plaquette, scritta con l’umoralità di poesia e le voglie voraci del ritmo prosodico, fa dell’incompiuto mistica di un sortilegio impetuoso ed oscuro in una magia nera notturna, con troppe nuvole, dove alla fine il dolore avrà un'altra empatia, captata da uomini con una diversa energia sviscerata dalla sensorialità: a questa umanità in ricomposizione viene affidata la sorte. Incrocio fra caso ed esperienza per comporre le nostre stesse vite al quale questo libro affida con dedizione il suo esperimento, la sua riposta ma ben viva speranza.

Dicembre 2011

Nessun commento: