lunedì 10 ottobre 2011

«Gradiva» nn. 39/40

Gradiva International Journal Of  Italian Poetry - Rivista Iternazionale di Poesia Italiana nn. 39/40 – Spring/Fall  2011

dr. Vincenzo D’Alessio & G.C. F. Guarini    


La mia infanzia è legata al ricordo delle buste postali, cordonate in rosso e blu, con la scritta “air mail”: arrivavano dall’America! – notizie di parenti mai conosciuti, separati da me dalle onde gigantesche dell’Oceano, nelle città dove si potevano raccogliere i dollari per strada, città ricche. Nel cortile si viveva del poco. Cominciai a capire da allora cosa fosse l’emigrazione, e il ritorno, il dolore delle distanze.
Oggi, mi giunge una busta colore arancio, con la scritta “air mail”, che contiene la rivista internazionale di Poesia italiana (International Journal of  Italian Poetry), Gradiva, fondata nel 1976 da Adriano Berengo e diretta, dal 1982, dal chiarissimo professore Luigi Fontanella, maestro ed amico, meridionale quanto me, profondamente legato alla  comune terra d’origine. In una recente intervista, rilasciata al poeta Mario Fresa, Fontanella ha dichiarato: «“Gradiva” è nata come rivista di Letteratura e Psicoanalisi. Io ne ho assunto la direzione nel 1982. Fondata da Adriano Berengo, il primo fascicolo uscì nell’estate 1976. (omissis) Dal 1982, con la mia direzione, la rivista divenuta essenzialmente un periodico di letteratura italiana e, oltre alla psicoanalisi, apre anche ad altre metodologie critiche, come la critica stilistica, lo strutturalismo, la critica marxista.”
L’Italia è la Patria della Civiltà Magnogreca, di quella Latina, di Dante Alighieri, Boccaccio, di una cultura letteraria parallela alle altre europee, se non superiore, che da millenni ha governato la scrittura e la diffusione del pensiero umano. Nel Nuovo Mondo il rafforzamento della presenza letteraria italiana, a partire dal XX secolo, è assicurata dalle riviste letterarie e dai giornali italomaericani. Scrive in proposito il chiarissimo professore Sebastiano Martelli, dell’Università degli Studi di Salerno, nella introduzione della rivista “Forum Italicum”, fondata dal chiarissimo professore Michele (Michael) Ricciardelli (1923-2000), in occasione del primo anniversario della scomparsa:
 «Nei primi anni sessanta l’italianistica in Nord America si muoveva in un circuito ancora molto chiuso e vedeva la presenza di due riviste, “Italica” e “Italian Quaterly”: la prima, fondata nel 1943 e diretta da Joseph Fucilla, che ne era quasi il redattore esclusivo, usciva una volta all’anno; la seconda, fondata da Carlo Golino nel 1958, accettava contributi solo in lingua inglese. Ricciardelli si rende conto che vi è la necessità di uno strumento nuovo, una rivista che possa favorire l’espansione, non solo accademica, dell’italianistica in Nord America, aperta alla ricezione delle novità metodologiche che animano il panorama della critica letteraria in Italia e in Europa nei primi anni Sessanta, con una forte attenzione alla letteratura contemporanea, legittimando la presenza anche di testi creativi sia nella lingua originale e sia in traduzione, iniziando così un nuovo capitolo della diffusione della poesia italiana in Nord America.» ( da: “Forum Italicum”, vol. 35 n.1, spring 2001).
La rivista “Gradiva”  si è nutrita di queste precedenti esperienze, adottando il criterio del testo letterario italiano con testo a fronte in inglese e aprendo, come intuì Ricciardelli  nella sua rivista, le pagine specialmente alle giovani voci poetiche italiane, ricche dei cambiamenti e dei fermenti che, sovente, da madre patria giungono, in ambito universitario, in netto ritardo rispetto ai tempi di realizzazione. In questo numero, 39/40, segnalo la presenza dei giovani poeti irpini  Domenico Cipriano, Francesco Iannone, Antonietta Gnerre e Monia Gaita, queste ultime assunte come  cooperatrici critiche delle  pubblicazioni inviate alla rivista.
Tante sono le voci poetiche inserite, di volta in volta, nei numeri della rivista che crea un ponte immaginario tra l’America e l’Italia. Nelle prime pagine compaiono due poesia di Joseph Tusiani, L’ultima foglia e Sine titulo, scritte nel 2009 e 2010, entrambe con dedica al direttore della rivista (e amico) Luigi Fontanella. Conosciamo Tusiani nella veste di  poeta, critico e traduttore, già dalle pagine della rivista “Forum Italicum”: saggio critico sulle Operette Morali di G.Leopardi, volume 18/number 1, Spring 1984; “T. Tasso’s The amorous pyre”, translated, volume 21 no. 2, Fall 1987; “L. Pulci’s Morgante”, translated, vol. 26, no. 1, Spring 1992. Nel numero della rivista “Gradiva” che stiamo analizzando, le due poesie muovono il percorso interno, accentuato dall’enjambment, sull’interrogativo posto dall’esistenza:
 (…) Ma a che vale
        un altro giorno o un’altra festa
       trascorsa nel terror della partenza? (L’ultima foglia, pag. 9) 

(…) ha anche lui paura
       del buio sopraggiunto
       e nuovamente trema al pensiero
       che non potrebbe mai più rivedere
       il raggio del mattino.
       Che posso dirgli?                     (Sine titulo, pag. 11)




La prima composizione, L’ultima foglia è un sonetto, composto da due quartine e due terzine, in versi endecasillabi, con rima legata nel modo che segue: il primo verso rima con il quarto, il quinto e l’ottavo; il secondo verso rima con il terzo,il sesto e il settimo.  Alla maniera classica dei migliori sonetti italiani, come in Giacomo Leopardi. Entrambe le poesie recano il luogo dove sono state composte: New York. Nella seconda poesia, Sine titulo, si colgono due figure retoriche molto belle, intense, che spiegano il dualismo vissuto dal poeta (per traslato all’amico Fontanella e a tutti i poeti italoamericani) al di qua e al di là dell’Oceano:
  (…) “Con il mio giorno è tornata la notte
          nell’altro emisfero, 
                          
seguendo: 

          ed ora un poeta straniero
          forse ripete il lamento
          delle mie ore notturne:                 (pag. 11)


Nella prima figura retorica l’ossimoro “giorno notte”, corrisponde alla doppia identità che il poeta ha dovuto assumere per adeguarsi “all’altro emisfero”: la solare appartenenza alla madre patria (mio giorno) e  l’interferenza del buio (la notte) con il quale lottare perché sconosciuto,  imprevedibile, enigmatico, necessario. L’altra figura retorica “poeta straniero” indica ancora una volta, come un orpello, la identità assunta, per ripetere in altra lingua “il lamento”, la melopea, della creatività poetica.
L’esempio del poeta Tusiani è una delle perle contenute nella rivista “Gradiva” che giunge da oltreoceano a ricordarci la grande energia dell’emigrazione italiana nei continenti e le sinergie che i testimoni, come le riviste letterarie, procurano al magma della creatività nel panorama internazionale, non solo accademico.
 
  
 

Nessun commento: