poesia inedita di Gianmario Lucini
A trentasei anni mio nonno
partì per la prima grande guerra
– lui, così piccolo e magro
per una guerra così grande e così grassa –
e tornò come nulla fosse
dopo aver pagato il contributo
di qualche nemico ammazzato e una ferita
cauterizzata alla bell’e meglio
con il bronzo funereo d’una medaglia.
Sta scritto sul foglio ministeriale
che l’accompagna “si autorizza
a fregiarsi del ricordo”. La stizza
di mio nonno era invece più informale
“quel coglione” diceva “che ha firmato
questa presa per il culo, non c’è stato
mai sul Carso a seppellire
ragazzoni grandi e grossi che chiamavano la mamma”.
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