Edizioni L'Arca Felice, 2011 con dipinti di Michele Mazzanti
Le aforistiche prose poetiche di questa plaquette ci propongono il mondo della fabbrica vista da un poeta che ci lavora: immerso in un certo senso nel suo mondo, descrivendolo, è come si risultasse ancora più indistinto in quella realtà lasciata alla forza evocatrice delle sue parole che diventano vere e proprie epigrafi: «… la notte non è simmetrica, no ha ritmo in fabbrica. La macchina è trasparente ed è un regolare fruscio: la ragazza che la manovra in quest'aria di colla ha un profilo Maya…»; «Sedevi all'angolo col tuo volto di cartone pitturato…»; «nel sonno della battaglia mi manca la carta per farmi esplodere in un libro…»; «il mio cuore è l'eco dei richiami di chi taglia l'erba nei prati…»; «di questa fatica che dura da otto ore mi resta solo una scia di zucchero sulla carta ondulata e un tratto d'inchiostro che la pagina assorbe…»
L'uso dei puntini di sopsensione che aprono e chiudono ogni “quadro” suggerisce una capacità di evidenziare quello che conta: lo sguardo di Osti è tendenzialmente asettico, astratto, eppure si sente che questa estrema sobrietà nasce da emozioni covate, nascoste, meditate. Son quasi brani di una confessione laica, grida trattenute da una intelligenza che sa cristallizzarle rendendole, così, immagini durevoli e non usurabili. Un autore che ha cose da dire e sa dirle molto bene. (AR)
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