Edizioni L'Arca Felice, 2010 con un'opera fuoritesto di Marco Vecchio
La scrittura di Prestinoni è ellittica e indiziaria. Lo stesso autorescrive nela pagina autografa alla fine della raccolta: «Ogni testo si riferisce a fatti e personaggi reali, ma ogni verso cerca di proteggerli da sguardi troppo indiscreti o da lacune troppo profonde…»
Giovanni è un testimone in prima persona della Grande Guerra: «… Ah! che improbabili truppe, / tanto giovani da non capir Giovanni che ammoniva: / – Si sa in trincea e si pensa rasoterra –.» Di lui ci parlano altri testimoni, ad esempio: «… mangiava a casa mia ogni sera / e la sua faccia scavata, i baffi a manubrio, / le folte sopracciglia, ogni tremulo incespicare / della voce, ne avessi avuto il tempo, / li avrei rannicchiati in una poesia» (Testimone M.). E abbiamo poi l'intensa sezione “I sopralluoghi del testimone G.” che chiude la plaquette in crescendo: «La stanza ha un piccolo balcone / affacciato a nord-est dove le sere / più ignave sostano un poco, / si abbracciano al geranio, piano / piano ne scivolano via e, fino all'alba, / rastrellano la ghiaia del cortile / assediano il ferro battuto della cinta, / pretendono di essere notti.» (Nord-Est (1914-1918)); «… / chissà quanti altri hanno strappato alla guerra / l'amore salvifico che le morti più prossime, / le ferite più infette, hanno dentro. / (…) / … sedeva tranquillo / consumando appena appena / la paglia di Vienna della sedia a dondolo» (Giovanni salvato dalla guerra).
Una versificazione elegante, appoggiata a una sintassi dal respiro lungo che sa alimentare l'attesa e modellare nitide immagini/metafore di una vita indagata da più "fonti" e in cui ogni lettore può trovare importanti nicchie di corrispondenza esistenziale e un sotteso messaggio di sapore qoheletiano. (AR)
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