Officine Ultranovecento, Pordenone-Faenza, 2010 anche su facebook
nota di AR
Molto bella e raffinata questa plaquette contenente 7 poesie di Simone Zanin e una incisione su rame di Martino Neri. Zanin ha parlato di Ellissi in letteratura al recente convegno avelllanita su Il valore del tempo nella scrittura facendo notare, fra l'altro, che come la figura geometrica ha due fuochi, così l'opera letteraria la quale, a seconda delle strategie messe in campo, può essere più vicina all'autore o al lettore (entrambi comunque necessari per dare completezza alla figura dell'ellissi, appunto, di cui ogni scrittore fa uso più o meno ampio). Le poesie della plaquette hanno un tono elegiaco e riferimenti molteplici a luoghi biblici o punti geopoliticamente e storicamente nodali: Mostar, Babilonia, Costantinopoli, Tel Aviv, Megiddo sono i titoli (che do in ordine sparso) delle poesie e in più abbiamo La battaglia di Tin-êsa (o Tit, luogo di un impari scontro che nel 1902 consentì ai francesi l'espansione coloniale nel Sahara con la sottomissione dei Tuareg, v. mappa qui sopra) e la poesia finale con il significativo titolo di Confine i cui utlimi versi sono: «Arrivava manna / infetta dal cielo // E ancora barbari premono al confine» (p. 11). In Babilonia Zanin scrive: “Sulla terra / solo parole sparse / senza memoria // Cucite le bocche dei profeti!” (p. 10). In Mostar il nostro ci offre un'immagine tragicamente icastica: “Il fiume trasportava / cadaveri sbagliati” (p. 8). Forse già queste scarne citazioni possono suggerire l'atmosfera "desertica" e ricca di preziosi silenzi (ellittica, appunto) di questa raccolta che distilla in pochi versi la terribile responsabilità dell'uomo che fa scorrere da sempre il sangue di altre vite o resta (se vive nella parte fortunata del pianeta) più o meno indifferente alle tragedie che anche oggi insanguinano la terra: “Giorno di spade e anime / alla collina di Tin-êsa // Nel mio orizzonte / solo terre segnate / dal solco dell'aratro” (p. 7).
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