venerdì 22 aprile 2011

Su Ippocampo di Vincenzo D'Alessio e due poesie di Domenico Cipriano

Torino, 3 novembre 1998


Caro D'Alessio,


                         Le sono grato dell'invio
dei Suoi due libri, di storia e di poesia: in
particolare, Ippocampo contiene una vigorosa e
pessimista testimonianza d'amore della Sua terra
e profonde riflessioni sulla vita faticosa, sulle
difficili sorti umane. (…)

                         Con i migliori auguri e saluti,

                              Giorgio Bárberi Squarotti



Ippocampo

Ippocambo
nero manto
strada persa
nel dolore.
Sottoespunti
senza fame
invalidati dal denaro.
Muori il canto
ippocampo
al pettirosso.


***


Due poesie di Domenico Cipriano

(a Vincenzo D'Alessio)

Se vi siete susseguiti
modesti precettori – umani –
e presuntuosi incompetenti
come posso io non essere
autodidatta incauto
alla luce delle parole
vibrani l'animo disperato?

Maestri hanno insegnato
a diffidare della parola
unica arma incompiuta
affidata a mani esili, incapaci
di violenze fisiche, dure
martoriate dai confusi
insegnamenti predicati
da pompose creste intemperanti
agli occhi esausti
degli animi pezzenti.

Lasciate che il mio collo
avvinto al sudore antico
asciughi lacrime pendenti da
capelli sciolti: siano pezze calde
insegnanti di umile vita
prima che l'animo riposi.
                                        (24-6-97)



Al poeta Vincenzo D'Alessio
per il suo cinquantesimo compleanno

Gnomico tra lividi cunicoli di Storia
scalci la luce artificiale e brami risposte
nelle celeri domane alla parola. Sguscia
accovacciata ti cerca e si nasconde
da cinquanta anni, muta i lineamenti
tra supermarket e televisori, fumo denso
e alcol nei bar, foto a colori. Fischietta
Botero spumeggiante e sfianca il cavallo
magro per il fieno che non nutre, dispera
sulla zolla che secca non è più nera.
Lo hai cantato in Manifesti duri
simboli guidati a piedi nudi, ma ricorda:
grande è l'ombra dietro il nano se
luce abbaglia e (chiusi gli occhi) geme.

                                 (22 febbraio 2000)

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