L’arte è libertà, ho scritto nella prefazione della mia prima raccolta edita, Lembi.
Ma l’arte è davvero libera, legato ogni suo arto al solo fattore economico?
Paga l’autore (tranne in rari casi), paga il lettore.
Certamente l’editore, per produrre l’opera, necessita di denaro, e di questo non ne faccio una colpa.
La mia è, primariamente, una mera riflessione.
Se l’autore non paga, l’opera non esiste sul mercato. Se il lettore non compra, l’opera è come se non esistesse.
Ho pensato: cambierebbe forse qualcosa se l’opera esistesse già in quanto frutto dell’autore, e fosse leggibile senza costrizioni economiche (il modo democratico) dal lettore?
Ho deciso, così, di rischiare con la mia propria pelle, con la mia propria opera.
Essa, “Se non sono gigli”, e formata, per sua natura e per mia volontà, da non-gigli, e nello stile sta racchiuso gran parte del messaggio.
Questa raccolta la si direbbe, dal punto di vista puramente estetico, brutta.
Impubblicabile, se non a pagamento.
Ho pensato, dunque, di rendere quest’opera libera.
Per farlo, naturalmente, non ho pagato alla SIAE alcun diritto.
Se qualcuno vorrà rubare ad una poveraccia il suo bouquet osceno, nessuno potrà impedirglielo, se non forse il suo buon senso, e la consapevolezza che andrebbe a combattere una guerra di povero contro povero (poveri di soldi, poveri di sogni).
Ringrazio chiunque leggerà.
Federica Volpe
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2 commenti:
Io la sto leggendo e farò la recensione.
Michela
Federica ne sarà felice! Grazie Michela
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