martedì 18 maggio 2010

Su Profili critici di Vincenzo D'Alessio



recensione di Narda Fattori

L’editore, poeta e saggista, nell’introduzione afferma che il libro è uno scrigno di emozioni e così infatti muove e sommuove il lettore senza fare appello al facile sentimentalismo o a una ridondante prosa.
Vincenzo D’Alessio è un colto gentiluomo del Sud, poeta dalle forti tinte civili, credente appassionato, che ha conosciuto l’emigrazione e la durezza di abitare una terra avara, non solo per natura, ma soprattutto per rapina.
La raccolta delle sue recensione scritte per i libri editi da Fara, o meglio, dall’amico Alessandro Ramberti, sensibile e affine, ed ora raccolte, costituiscono una preziosa lettura del panorama poetico di un’Italia che si vorrebbe minore e che invece rappresenta una finestra sulle energia culturali ed etiche di questi nostri squallidi tempi. I poeti non vogliono sapere di tacere, anche se la loro poesia non cambierà il mondo; con la loro opera scavano trincee di contro l’omologazione, si tendono le mani per schiarire la solitudine, per darsi voce, richiami.
Vincenzo, nei suoi scritti, ha colto con profonda empatia e con altrettanta competenza, l’humus poetico dei libri che andava leggendo, donava loro una personale legittimazione, elevava lo sconosciuto dell’opera prima al livello dell’acclarato vate del momento.
È proprio nel nocciolo della sofferenza, nei pertugi della sopravvivenza e della speranza, nella grazia che abita la parola e nella sua ritrovata sacralità donatale dai poeti, che D’Alessio trova speranza disseminata come piccoli semi pronti a germogliare anche su terreno arido.
La poesia riscatta e ricrea: questi due atti bastano a giustificare la sua esistenza e la sua persistenza nel tempo; e ben lo sa D’Alessio e, nelle sue analisi non si disperde a mostrare la sua dottrina, come purtroppo spesso succede nel mondo della critica dove l’autore finisce ai margini totalmente sopraffatto da chi sfoggia e non declina con umiltà ed empatia, con curiosità anche; da grande e sensibile lettore traccia il suo percorso di lettura segnandola con le sue emozioni, vibrando con le sue note, cogliendo sempre l’attenzione all’altro, alla fatica del vivere, al dolore che il giorno diffonde.
A leggere tutte insieme le recensioni si ha l’impressione di trovarci davanti ad un grande affresco, a volte minuzioso, altre volte più emotivo, ma sempre nell’attualità dei tempi, sempre a ribadire che speranza e carità salveranno anche i poeti che ormai forse sono i pochi a erigerne i vessilli.
Vale proprio la pena stringersi ad ogni figura e camminare lungo il libro con Vincenzo e poi, alla fine , fare qualche passo indietro e ammirare la magnificità dell’insieme.
A ciascuno il suo e a tutti il merito: mi piace ribadire la sua capacità e di entrare in sintonia con l’altra, capacità questa proprio non delle belle anime, ma delle anime grandi.


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