di Roberto Cogo
william fu il segnale di nuove vite
fu l’immenso che si scatena dentro il sole
acerbo dei nostri orizzonti —
l’ho visto prorompere in un pianto
sedato solo da un giro veloce di culla
william ebbe a dire una preghiera appena uscito
per tutti quelli ancora stretti nei rifugi
o abbandonati alle rovine della storia —
ho visto le sue mani stringere l’aria
palpare l’immenso vuoto che ci circonda
william guarda in quel vuoto
tra bagliori di fiamma e veri angeli velati d’oro
per un attimo sorride
poi mette il cruccio e si gonfia paonazzo
william vuole un altro giro di culla
la danza del grembo e il moto del piede —
vuole già ora senza conoscere nulla
solo astri amniotici di universi galleggianti
solo suoni attutiti in qualche brusco risveglio
william agita un piede e se la spassa —
come la rana vuole il salto nello stagno antico
nel folto del bosco incantato
già dimentico di un penoso abbandono
del suo primo ovattato rifugio
william adesso è il segnale — isola nel mare immenso
dispersa tra le mille e mille
che l’onda senza fine tra loro tiene unite
che il gabbiano solitario viene a turno a visitare
william adesso è il segnale e il risveglio
27 gennaio 2010
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