Ibiskos, 2009, Primo Premio Silloge inedita al 6° Concorso Internazionale autorei per l'Europa.
Quest'opera si apre con un esergo di Eugenio De Signoribus che si conclude con questo verso: «l'affannata mente non ha tana…» e credo che Lanfranchi voglia da subito offrirci una chiave di lettura dei suoi versi. La prima parte della raccolta dà il nome al libro e si apre con la sezione “Ariette e vociverse” dedicata al padre Arnaldo: «Torna, quando puoi, tra queste stanze / Se ti sarà concesso: trova spazio dentro la notte / Tra le mie carte in-sorte / Trova il tuo varco – fammi contento…» (p. 15). Come si vede la versificazione ha un tono prosastico, ed è frequento l'uso di evidenziare con il trattino i morfemi delle parole per indicare percorsi di senso. La poetica ha un tono meditativo/riflessivo, linkato alle odierno modalità comunicative (o meglio “isolative», se ci si concede il neologismo) : «Nel flutuante vizio del pensare dicono si svolga / Il fatto umano (…)» (p. 25, nella seconda sezione “transizioni”); «Lui sta solo, chiuso nel uo iPod bianco – sembra attento / A un volo alto che non vedo, lì sulla panchina di cemento / Come quel tizio nel quadro di Friedrich – Alto / Sullo scoglio: perso nel vento» (p. 30, nella terza sezione “di-stanze”), «La notte – un luogo / di cicale inferocite: / l'unico coito / della mia generazione» (p. 34 ivi).
La seconda parte si intitola “la Strada – l'Attesa” e si apre con due versi di Clemente Rebora: «L'egual vita diversa urge intorno; / Cerco e non trovo e m'avvio…» che pure di fornisce nuovi indizi sulla poetica di Lanfranchi: «l'ombra avanza, / (…) / su ciò che pure siamo: / povera-mente» (p. 44); «siamo / (…) / dove lo stupore / soffoca l'angoscia / inestinguibile del Nulla… / dove il Nulla si estingue» (p. 45); «chiedendo di noi / dimentichiamo quasi tutto / eppure quasi tutto chiede di noi…» (p. 49); «Abbracciati al nostro scandalo / si sospetta di appartenere / ad Altro» (p. 53).
L'ultima parte “dalle città profonde” si apre con una citazione di North di Seamus Heaney e si conlcude con una bellissa lettera al padre di cui ripropongo l'incipit: «Trova il tuo spazio-dico / Trova il tuo elemento di fuoco, / E aleggia in queste stanze / Come l'assenza del tuo nome / Tra le porte dischiuse» (p. 67).
È questa una raccolta che per il tipo di scrittura e di tematiche esistenziali proposte ci ricorda quella di Benny Assael. Entrambe si offrono con onestà al lettore, chiedendogli di condividere un cammino certo non semplice, eppure costellato di bellezza e capace di stupirci, sempre.
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