lunedì 29 dicembre 2008

Su Il destino immobile di Leela Marmpudi




recensione di Guido Passini pubblicata in respirandopoesia



www.faraeditore.it/html/siacosache/destinoimmobile.html

Cenni biografici

Mary Leela Marampudi Peverelli
nasce a Bhimavaram (India) nel 1975. Adottata, vive in provincia di Como con il marito.
Diplomata in grafica e illustrazione, inizia a lavorare come web designer, per continuare come operatrice al montaggio video. Come Leela Marampudi è autrice del racconto Kamala selezionato al primo concorso
Lo sguardo dell’altro, inserito nell’omonima antologia (Mangrovie Edizioni 2008) e del romanzo Mal Bianco (Fara Editore 2006).

Recensione
Ho ancora le lacrime che scivolano sul viso mentre mi accingo a recensire questo libro di Leela.

Già il titolo rende partecipe ogni lettore, in quanto il “destino” è parte integrante di tutti noi, così come “l’immobile”, che nonostante il suo cammino presenta sempre un inizio ed una fine uguali per tutti noi nel concetto.
Ma il libro di Leela ha quel tocco in più, quell’emozione che mi ha scavato dentro e mi ha riportato a tempi passati. Leela è una ragazza indiana adottata, io ero dalla parte opposta, ero alla ricerca di una Leela.
Così ho letto la premessa dell’autrice e le poesie con un pizzico di personalizzazione, forse, nel significato.
Passo dopo passo rivivo attimi, sensazioni, passioni e dolori, mai come quelli provati dall’autrice, ma in parte altrettanto forti.
Così sfogliando le pagine de Il destino immobile, ho visto nascere Leela, l’ho sentita stupirsi, l’ho sentita riflettere, l’ho sentita vivere, respirare, affrontare la propria bi-cultura ed estrarne quel grande sapere che si chiama cuore.

Questo libro è suddiviso in tre sezioni principali: Pioggia indecisa, La grazia del tuono, Brontolii dispersi.

Ascoltate i suoni e il loro alternarsi vicendevolmente, e capirete quello che considero il vero significato di questo libro. Vedo questo percorso come il cammino di una persona che nasce dal vuoto, lo riempie della propria mente, del proprio affrontare un percorso duraturo nel tempo, fino alla presunta fine, dove riaffiora il vuoto.

Finito di leggere questo libro ho constato che Leela quando parla del “vuoto” non parla di significati negativi come possono tornare alla mente le locuzioni ‘vuoto mentale’, ‘paura del vuoto’, ’un’esistenza vuota’ e tante altre. Al contrario, come nella maggioranza delle tradizioni culturali d’Oriente, l’idea di vuoto è sinonimo di infinita ricchezza di possibilità, di massima apertura e libertà. Ed in questo Leela è stata convincente, accattivante e superba. Ha utilizzato metafore che definirei sismiche, in quanto provocano al lettore una piccola scossa che percorre quella vena suggestiva che si chiama emozione. Vorrei citare una poesia su tutte, in quanto la reputo quella più imponente dal punto di vista emozionale: Lo specchio / mi regala la mamma / accarezzo il viso.

Ho assaporato le poesie di Leela e sono felice di avere tra le mani questa piccola perla di saggezza e di riflessione. Complimenti sentiti all’autrice per quanto ha saputo darmi.

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