giovedì 23 ottobre 2008

L’ordine naturale delle cose (Domenico Lombardini)

Grande cura della scelta lessicale, una innata maestria nell'offrire allitterazioni che sostengono un messaggio ricco di sensi, una poetica "impegnata" che ci scuote dall'inerzia con forza parabolica e affermazioni solo apparentemente paradossali: «non c’è nulla di più di disonesto della spontaneità / e gettarsi – cupio dissolvi – nel vuoto di una creatività / che esibisce senza risolvere.»


abituazione

quello che c’è contorna e include;
poiché medium, fa velluto di tocchi;
la pelle assuefatta non sente, abituata.
le elitre, le graziose venature ambrate,
le fimbrie: pelle non sente
se non cute penetrata,
e pungiglione. il reticolo nocicettivo
non si cura di piccolezze, risolve
solo il dolore che serve, a suo gusto,
i tocchi giusti. dài a un cane dosi crescenti
di chinino o arsenico, non si è mai
troppo malati. la cecità è idiopatica. - lo sapevi?
il dolore non ha alcun meccanismo attenuativo,
come se ne valesse della vita - il soffrire.

intingeva copiosamente le dita nella cioccolata, il pollice, l'indice.
per compleanno ebbe tutto, anzi di più e più assai di quello che chiese,
a dir la verità senza troppa insistenza, ai genitori. per evitare traumi,
i responsabili del minore decisero di decuplicare gli sforzi, e spendere
oltre il dovuto. in Europa, ogni anno, trecentomila morti sul lavoro.

poiché neofiti, con zelo soldatesco agguantano il cellulare,
in cui consumo e socialità coatti collimano, entrambi beni
facilmente reperibili in commercio, la cui deperibilità
è parte integrante della transazione, economica e sociale.

non c’è nulla di più di disonesto della spontaneità;
e gettarsi – cupio dissolvi – nel vuoto di una creatività
che esibisce senza risolvere.

il fordismo come forma mentis è insensibilità al dolore dietro la serialità
della produzione: la macchina che produce potrà, mal che vada,
stillare olio lubrificante, non sangue.

è difficile dire con parole di figlio… Pasolini,
ingorgato nel gorgo uterino, non seppe che esibire,
e non risolse il rovello; lo raccolsero
smembrato, dilaniato da Kalì.

la pelle flaccida sotto il mento, occhi quasi obliterati
dallo sforzo di capire, le mani con palme rivolte
in alto, impotenti. e trent’anni sono pochi…

terzietà: uno sguardo – non so se indulgente.
sono spalle scoperte, mi dico, e ancora quello sguardo,
e una mano tenera e forte che tocca spalla e clavicola,
da dietro, e che dice – non risparmiarti, non temere.




Domenico Lombardini ha recentemente pubblicato la silloge Fuori dal senso ne Lo spirito della poesia, Fara 2008)

1 commento:

Alessandro Ramberti ha detto...

Caro Alex, convengo su quanto hai scritto sulla poesia "L'ordine
naturale delle cose" di Lombardini.
«La cecità è idiopatica» ci dice Lombardini ma oltre il cupio
dissolvi
io leggo «ho solo trent'anni», che è speranza e autocritica.
Il testo passa da scoraggiamento senza enfasi a elenchi di fallimenti e
se anch'io credo che «il dolore non ha alcun meccanismo attenuativo, / come se ne valesse della vita - il soffrire», ricordiamo che il poeta è giovane e da tanta acutezza di visione potrà trarre scampo, se c'è, quando c'è. Ho apprezzato anche lo stile, neppure le dita nella Nutella mi hanno scoraggiato.
Bella poesia. Buon Poeta.
Ciao Narda