martedì 26 agosto 2008

Quanto ho amato (Narda Fattori)

Sono lieto di pubblicare queste tre poesie di Narda Fattori, caratterizzate da un intenso rapporto con la propria terra e con le persone incontrate, con un dettato terso e non privo di ascendenze poetiche sapientemente rielaborate in un linguaggio di grande impatto visivo: «Sarà un’uscita in silenzio / senza sbatter d’imposta /
composti e nudi.»

1

Oh quanto ho amato io!
le spine e le rose
il profumo dell’uomo
la parole del miele
e dentro una vigna
gli acini dolci dell’uva di settembre.

E giunse il vento freddo
sul fondo una cavedagna brinata
il gelo nel rio
volevo accendere il caminetto
lasciare scorrere il tempo
sulla cenere che si faceva bianca.

Oh quanto ho amato io!
Il buono e il cattivo
parimenti miei simili
e ho gridato inutilmente di finirla
di svoltare l’angolo
di venirmi incontro
come fa un vecchio cane fedele
svolto anch’io e s’azzuffa il cane
si sfibrano le ore
e la parole incartavetrate
sulle labbra.

Come una salda quercia
io vi ho amato e vi amo
nello struggente bottone
di un ranuncolo
nelle mani lisce nelle mani rudi
vi ho amato per amore
anche quanto fra i pensieri
restava soltanto il dolore.


2

Perché al finale di partita
non venga a mancare
nessuna chance
sul tappeto verde lanciamo
le ultime fiches
e poco ci importa della vincita
o della perdita.
Ci importa starci in questa attesa
senza farsi logorare i pensieri
senza cestinare gli ideali
la lunga fila degli idilli spesi.
Questo ci importa
e non sopportiamo il lamento
di chi non vuole cedere
né di chi alza le braccia al cielo
certo di eterna vittoria.

Ci giochiamo questo finale
con l’entusiasmo dei bambini
il terrore tenuto a bada
da decenni di convivenza.

Sarà un’uscita in silenzio
senza sbatter d’imposta
composti e nudi.



3


All’altro capo del giorno
ronzano in gallerie oscure
a sciami le ore
e annodano le stringhe del cuore
in laccioli di pena

Sarà un altro giorno a perdersi
in interstizi di luce
senza traiettorie
eppure si incalzano le lancette
tra risate silenzi e trafitture
e dimentichiamo nel tempo
il provvisorio avvenire
le scelte improbabili
la giusta cordata
l’indignazione inarresa.

All’altro capo del giorno
vibra un clamoroso silenzio
lo vorrei impercettibile
leale e pacificato.

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