martedì 26 agosto 2008
Ieri notte ho subito un sogno (Cléry Celeste)
Fresche e palpitanti queste primi prove poetiche di Cléry Celeste. Particolamente riuscite in quegli snodi in cui una bella immaginazione («Il cielo impazzito ci sputa addosso») si unisce a un dettato semplice e lievemente ironico: «… mi fai sognare / Ad occhi aperti nonostante il sole incosciente / Mi faccia socchiudere le
palpebre per la sua intensità».
UN SOGNO CHE HA RUBATO LA NOTTE
Ieri notte ho subito un sogno.
Un sogno che mi ha sporcato la notte
Ha reso inquieto il mio respiro e ha fermato
Il mio riposo, mi ha ricordato te e
Quell’abbraccio e quel bacio tanto sospirato
Tanto atteso e così fresco perché tu mi fai sognare
Ad occhi aperti nonostante il sole incosciente
Mi faccia socchiudere le palpebre per la sua intensità.
INDIFFERENZA
Vorrei che per un attimo tutto il mondo facesse silenzio
E ascoltasse il pianto di quel bambino
Strappato alla madre dall’egoismo di chi fa rumore.
QUELLA LACRIMA APPESA SUL VISO
Il cielo impazzito ci sputa addosso
La pioggia impertinente che non scivola,
Ma resta lì, aggrappata perché sa che
Prima o poi si prosciugherà.
Proprio come la mia lacrima.
QUEL GIORNO AL TRAMONTO
Ed io che ti pensavo guardando
La luce del sole al tramonto sulle
Mattonelle di quella chiesa.
Io che volevo averti come quel riflesso
Possedeva quel campanile dandogli
Un’aria di superiorità incerta.
Tu invece eri di ritorno a casa
E pensandoti cercavo un appiglio razionale
Nella scalata dei miei pensieri per imporre
Il silenzio al mio cuore che ribelle e pauroso
Convulsamente batteva al tuo pensiero.
IN UNA STANZA DA SCOPRIRE
L’incertezza mi ha fatto visita
Ma la verità in un angolo della finestra
mi spiava attendendo di essere scoperta.
La risolutezza toccandomi il braccio mi ha fatto
Alzare il viso verso la porta socchiusa della curiosità,
così sono entrata attendendo che la luce del sole
filtrasse dalle finestre e posandosi sugli oggetti freddi
della notte illuminasse quella stanza sconosciuta.
UN SORRISO SBIADITO DAL TEMPO
Te ne sei andata lasciando solo un sorriso
In una fotografia ritagliata dal tempo.
Nei tuoi occhi si leggeva già l’inquietudine
Che ti respirava dentro, così oggi mi chiedo
Se rivedrò ancora un sorriso che sappia riflettere
I raggi del sole serenamente come il tuo ormai lontano.
VORREI COMANDARE IL MIO CUORE
Credevo che sarebbe stato facile per te guardarmi
E non sentire quelle note d’amore in fondo all’anima.
Invece ora sento che quello strumento che grida laggiù
È il tuo cuore. Vorrei anche io essere capace di slegare
Come te quel battito e poi domarlo quando si fa sera
E le luci si spengono.
INSICUREZZA
I miei passi sono forti
È il tuo respiro che è incerto
Alle orecchie del mondo.
Lenta sul sentiero della mia
Vita quel cammino proseguo
E tu invece non restare rannicchiato
Tra arbusti e spini
Ma alza lo sguardo e tenta di
Raggiungere le soffici nuvole.
Cléry Celeste è nata a Forlì il 17 luglio del 1991 e vive a San Colombano di Meldola in provincia di Forlì. Sta frequentando il quarto anno al liceo classico indirizzo tradizionale in Forlì col massimo dell’impegno ottenendo buoni risultati. La passione per la poesia le è sempre stata nel cuore ma è da un anno che ha preso la penna in mano ed ha cominciato a scrivere anche lei cercando di seguire gli insegnamenti dei grandi poeti e di migliorarsi sempre di più. Le sue poesie sono caratterizzate da versi liberi con molti giochi di suono come ad esempio assonanze e consonanze, inoltre è una poesia che tende ad essere immaginativa. I temi affrontati scaturiscono quasi interamente da esperienze direttamente o indirettamente personali. L’intento non è solo quello di mettere nero su bianco le emozioni vissute ma di suscitarne altrettante tramite la lettura.
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