lunedì 12 novembre 2007

Su Specchio Poetico (Pancamo e Bottura)


recensione di Vincenzo D'Alessio (v. anche Castagna e Romano, Fichera e Padua, De Falco e Parato)

Continua il dialogo poetico, racchiuso in questo microscrigno di nuovi autori, con la poesia giambica di Pietro Pancamo. Poeta conoscitore di se stesso al punto da lasciarlo percepire nei versi: «Il mio cielo / è questo mio cervello»(pag. 363). Una versatilità sorniona, pari ad un gatto in agguato, sospinta nell'analisi attenta di questi nostri tempi ossessionati dalla Morte: «E gli uomini / (sogno di Dio,ossessione della morte) / spengono una scintilla» (pag. 360). Versi convergenti verso forme più belle di ricerca interiore: ironia quanto basta, che della felicità propria ne ha fatto emblema per gli altri; fresca, giovanile, che nasconde quel mondo fragilissimo dei giovani: «io, imperatore dei timidi» (pag. 406).
Percorrere le distanze del viaggio, che il Nostro ha iniziato anni or sono e che non ha ancora soddisfatto la ricerca di quell'artista che si agita nel deserto del suo cuore, credo sia molto difficile, indefinibile, per la rapidità degli eventi che tentano di scorticare «l'abile traccia» che porterebbe a sconfiggere il Nulla di ogni secolo. Il futuro che verrà sarà di luce, tenera, scanalata, come le modanature delle colonne dei templi greci di Paestum, sarà molto simile
alle preghiere racchiuse nella bella poesia Me ne pregherò, carico di tante speranze. Ritornerà l'Uomo nell'Universo. Divinità e ghetti di realtà, contrapposti nelle umane sfere, troppo distanti dal sublime, dallo sguardo ieratico dei santi contemporanei: i giovani poeti. Insomma una poesia molto
vera, poco aulica, tanto convincente: «Me ne pregherò! / E pure altamente!» (pag. 411).
Dal canto suo, Daniele Bottura, lascia spasimi di poesia in pochi versi. Poesia intimista, al prezzo della vita che si acquista, anche tra gli scaffali dei supermercati. Senza la pretesa di «scambiare le abitudini per la vita concreta». Belle le domande scaturite dall'esame degli “Intervalli ardenti” di Bottura da parte di Pietro Pancamo: «a patto (…) di sapersi orientare» disperatamente, tra i problemi dell'orbe letterario.

Scheda del libro qui

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