martedì 16 ottobre 2007

Su Specchio Poetico (Parato e De Falco)


recensione di Vincenzo D'Alessio (G.C.F. Guarini)

Nella collana «Sia cosa che» il testo Specchio poetico occupa il trentunesimo posto: una nuova fatica a cura di Alessandro Ramberti. Editore che punta sui giovani(issimi); talent scout; poeta egli stesso, ci sottopone uno specchio dai contorni bifacciali. I primi due autori, che si completano e criticano a vicenda, sono Andrea Parato e Carmine De Falco. Due poeti con scritture in opposizione. Due modi di riversare il colore interiore su tavolozze diversificate.
Parato usa toni bellissimi, sfumati, lirici, a volte in rima alternata. Versi che offrono al lettore l'inizio della maieutica nella "terapia del dolore". L'anabasi della malattia del secolo che la società contemporanea ha costruito per allontanare la paura della sofferenza e della fine. L'invocazione ripetuta più volte nei versi è “insegnami": e come possiamo eludere questa aspettativa? L'Assenza è la corsa verso la fede, la memoria collettiva di un diofattouomo che ci sollecita a testimoniare con il nostro il suo percorso di vita. Beato chi soffre nel mio nome, insegna Gesù Cristo. Ma quanti di noi possiamo dichiarare il sincero assenso «nel pozzo buio della (mia) coscienza?» (pag.11)

L'autore lo fa con una prosodia che accompagna il lettore lungo «scale / che sanno di minestra vecchia», dentro un mondo che tenta di eludere la sofferenza nascosta in edifici lontani «dal trillo di macchine fuori» (pag. 16).

Tornano alla mente i versi indimeticabili di Maria Luisa Ripa: «(…) Quasi un odore di morte / se per morte s'intende l'assenza.» (Parole dal silenzio)
Rituali antichi che fanno bene alla mente quando vengono riportati nella disfatta memoria collettiva dei contemporanei, distratti, troppo distratti dal malessere dell'avere.

De Falco dalle sue finestre, sbarrate e mimetiche, finge una lingua ossimorica; l'orpello semiotico vestito di acronimi. La sfida linguistica nell'uso di sintagmi opposti tra loro, zèugmi di una scrittura automatica, orfica, sinestetica, ricca di anacoluti:

Tu sei per me una mazza
Di scopa rivolta la colonna
Vertebrale che fiorisce
Di paglia ritorta, sorriso
(pag. 67)

Gli elementi sono accostati in un gioco mentale che dispiega la sua energia nel coinvolgere il lettore in versi dall'aspetto ironico ma dal percorso intenso. Colori forti: contrasti non solo visivi affidati all'inglese, con richiami anche al dialetto
napoletano: «'o per e 'o muss» e al francese. Tiritere linguistiche, scioglilingua: «Piove sui rossi matti mattoni dei tetti» (pag.
96), intense assonanze. Come scrive Parato nella sua formula critica ai versi di De Falco: «Il mondo soverchiato dalla parola ritorna in frammenti» (pag. 102) e questa chiave di lettura ripristina in pieno il pragmatismo al quale sembra legato il percorso veemente della poetica di De Falco.

1 commento:

Carmine ha detto...

Un grazie di cuore a Vincenzo D'Alessio, per le sue analisi sempre puntuali sul mio lavoro poetico.
Carmine