martedì 9 ottobre 2007

Su Lune perusuase di Brunella Bruschi


recensione di Vincenzo D'Alessio

La collana Sia cosa che si arricchisce di un nuovo titolo e di una sapiente raccolta di versi: Lune persuase; autopresentata. Divisa in quattro sezioni: “Il viaggio interrotto”, “Dietro gli occhi”, “Ipotesi del secondo tipo” e “Lune persuase”, svela la proprietà di linguaggio poetico assunto dalla Bruschi e affonda le radici letterarie nello scenario del XX secolo.
Nell'autointroduzione «il trascolorare dei volti" richiama il Leopardi del Canto notturno; mentre per i miti greci e latini si affaccia il nobel Quasimodo; si percepiscono anche le tracce leopardiane attraverso la poesia di Zanzotto; affiora la classicità di Giuseppe Parini nella costellazione di Orione. Le quattro parti sono poste tra loro in un equilibrio dinamico che
coinvolge la sinapsi tra parola poetica e i cambiamenti della lingua italiana nel corso di questa ultima parte del ventesimo secolo. L'uso dell'accento, fondamentale nella lingua italiana; il verso come molecola di quella profonda energia del comporre la pluralità dei mondi e lasciarla fluire sul foglio. L'accostamento inscindibile tra suono (musica) e poesia. L'attesa per il rimaneggiamento dei versi; le allegorie, le metafore, la melanconia (Saba), l'ossimoro, l'assonanza:
(…)
se non incontri
la tua pietà
la scrittura è greve
manovalanz
a (pag. 20)

La prima parte della raccolta svela il viaggio alla ricerca della scrittura; la seconda parte ci pone di fronte alle ragioni coscienti dell'Io che ricerca le proprie frontiere, scava nel personale bagaglio per dare corpo all'universale. Tutto si accompagna con metafore, avanzate dall'avverbio come,tese ad esprimere la comparazione tra il reale e l'identità dell'assunto nel mondo poetico dell'Autrice. Forte compare la figura paterna, intrisa di eroicità; luoghi e persone compaiono come marionette e sfondo di un teatro familiare.
La terza parte pone quesiti al lettore e lo coinvolgono nella disamina del percorso assunto per affrontare il tema filosofico, sottoforma di aporia, che l'Autrice va sviluppando:
(…)
Cerca di sostituirmi
una volta nella questua
d'immagini e sensi.
(pag. 47)

Alto è il senso poetico. Forte di molte esperienze percepite sul campo che si avvertono nella definizione attenta dell'Arte :

… perché è l'arte
della conclusione
la coscienza dell'abisso per
non parlarsi addosso
e non rifarsi il verso
. (pag.48)

La quarta, e ultima, parte della raccolta è pregna di lirismo e ci offre il volto stupendo della luna, la testimone dell'infanzia (personale e del mondo), la dominatrice che ha diretto “il pennino” ad inchiostro lungo l'alfabeto dei segni, trasfigurando il dolore cosmico in una netta affermazione di richiesta di vita, leopardianamente reinterpretata. “Uno spazio nuovo che respira perdono” per la condizione umana a termine; la pietas profonda per la Natura madre e matrigna del genere vivente. La luna è la nave del viaggio; il pendolo inarrestabile di un cronografo che consente di valutare quanto abbiamo preso e quanto abbiamo dato all'umanità che è in noi; miti e realtà rappresi in una mano che ricama “un mondo di novelle”.
Panta rhêi: tutto scorre e trascolora alla luce della luna, “precipita avanti / pur di restare”. Poesia che viaggia in un cielo senza tempo e pone l'Autrice, e la sua necessaria solitudine, nella possibilità di sentirsi “diversa” nella “pia convinzione” che la discrezione impone per affrontare la propria esistenza fra le persone.

ottobre 2007
Vincenzo D'Alessio - Gruppo Culturale F.Guarini

Nessun commento: