martedì 12 giugno 2007

la strada è il teatro stravolto di questo silenzio… (Adriano Padua)


#13

La notte disegna nel cielo le morte movenze del proprio ritrarsi
sulla sua superficie creando fratture di placida luce violacea
nello sporco silenzio del corpo le nostre parole violente comprime
e alimenta la tua forte femmina fame di rime

l’orizzonte di questa città non è mai esistito davvero
è una linea d’inchiostro tracciata oltre l’ultimo muro
si confonde in un lucido buio che nulla distingue
questo vuoto che sei lo decoro con fiori di sangue


#14

la strada è il teatro stravolto di questo silenzio stentato e nervoso
i passi attraversano spazi spezzati che il buio percorre a ritroso
e fisse le stelle s’eclissano in luce che cerca altra luce a cui cedere
il cielo e il suo vuoto celeste coperto da strati di acido e cenere

le nuvole piovono guerra che torna su noi sotto forma di polvere
ti scrivo ma è come se grido parole alle quali non posso più credere
rimangono chiare e resistono al tempo residuo che non si concede
rimando raccontano storie di noi che nemmeno potranno succedere

da Radiazioni


Border Rime

restano gli occhi aperti e in loro vive
breve un sereno lucido disordine
torbido a custodire questo dire
in vene piene di silenzio morbido

viene la notte e sputa pioggia sporca
confonde fango e sangue alle parole
nel coro delle loro luci nere
che scorrono attutite ma intuibili
e varcano le rime di confine
nel suono arcano e ritmico dell’acqua

le nostre mani s’agitano invano
costrette in nuovi vincoli più forti
tra vicoli contorti come corpi
sappiamo di non essere già morti

(inedito)




negli occhi si conficcano le immagini distorte
riecheggiano magnetiche tra teche craniche
le frasi si frammentano franando suono

la notte fonda sogni condannati a morte
di luna inonda il mondo nelle luci scariche
devasta questo sonno dal sapore buono

voglio
originare il vuoto che non siamo
rifare le parole nel diluvio buio
e disorganico dell’uragano

voglio
scandire come ipnotiche le metriche
che esse siano elettriche e concrete
immesse in un flusso incessante di spesse
rime che tornano a voci riflesse

e restano
tra me e me stesso a tessere
le trame del malessere

(inedito)


le parole hanno ora l’odore del niente che sei
della luce radiosa negli occhi bruciati dall’odio
sono parte integrante di questo contesto di morte
mentre il buio mi insanguina i sogni rendendoli ciechi
e riecheggiano i nostri silenzi che sembrano mostri
pronunciati in assenza di suono da labbra rinchiuse
nel chiarore sputato dall’alba sui cerchi d’inchiostro
dispiegando la pura violenza che cambia le cose

(inedito)


Sono lieto di pubblicare questi versi di Adriano Padua che trovo particolarmente espressivi e materici. Credo piaceranno molto a Paola e anche a Leela per la loro "colorazione" fonosimbolica e per l'aderenza alla vita.

6 commenti:

Unknown ha detto...

C'è sempre una componente barbara nel metro (che poi è un tentativo di esplorare e riprodurre in uno schema la vera barbarie della civiltà). L'ultimo inedito ha un ritmo scandito sull'anapesto, aggressivo e perentorio, tutto ascendente.

Le prime due, invece, su 7 piedi trisillabici, hanno accento al centro che rende i versi cantilenanti (questi sono da cassa techno, come direbbe Adriano).

Trovo i componimenti di grande maturità non solo prosodica, ma per l'effetto devastante, da rumore di fondo, che hanno nell'ascoltatore. Senti il ritmo con le orecchie, ma vedi le macerie davanti agli occhi.

(purtroppo su google sono registrato con nome e cognome e non con vocativo, pazienza) :D

Paola Castagna ha detto...

Dal poeta ...voglio
originare il vuoto che non siamo
rifare le parole nel diluvio buio
e disorganico dell’uragano
Una tempesta di mezzo caldo - mezzo freddo.
Come uno sguardo all'intesa, di una Parola importante che penetra come un amplesso.
Lì, proprio lì dove naufraghi e non respiri, dove annaspi e non trovi.
Riduce una natura ad aprirsi in un dolore antico.
Vuole penetrare, non si limita il poeta al solo sfiorare.
Vuole, vuole, vuole.
VOGLIO, VOGLIO, VOGLIO.
Scritto a caratteri cubitali sulle mura della città, urlato in faccia come uno sputo.
MI sbudella
MI offende
MI fa male
MI apre un ventre lacerando di dolore…
Una vita urlata che rimbalza sulla mia faccia e di rimando un …
grazie Adriano Padua

Paola Castagna ha detto...

Alessandro dicevi bene nel pensare che mi sarebbe piaciuto, mi conosci meglio tu del Padreterno.
Grazie anche a te
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Hai ragione Alex: i versi mi piacciono particolarmente…
(anche perché li trovo in sintonia con il mio pensiero):
“sono parte integrante di questo contesto di morte
mentre il buio mi insanguina i sogni rendendoli ciechi”

Da Adriano capisco maggiormente che il trovare parole con l’odore del Tutto, del pieno, è il compito per poter “Originare il vuoto che non siamo”…
un vuoto riempito per divenire Persone: in equilibrio, tutto l’uomo e tutta la donna che possiamo contenere…
Grazie e un caro saluto
Leela

Unknown ha detto...

vi ringrazio per le vostre letture senza le quali scrivere avrebbe senso tanto quanto giocare alla playstation o andare dallo psicologo :-)

grazie, davvero, le vostre sono parole preziose

A.P.

Chiara Daino ha detto...

Rileviamo che Border Rime è titolo rubato ;) BORDER C-RIME di Padua,

un abbraccio e complimenti Adriano

Chiara