mercoledì 2 maggio 2007

Un cane scappa dalla sua abitazione (Paola Castagna)



(altre poesie di Paola qui)

Mattinale

Ho visto di noi
un’idea
nitida
trasparente

Invaghita
di una parola
spartana

Un bacio
dato
in un centro affollato

Giace inoffensiva
la carne che arde

Assolta
per mancanza
di prove

Vorrei
frugare
tra il tuo pelo
e ritrovare
la retta
via.



Ad un padre

Era mio padre vestito di niente che piangeva dietro un vetro oscurato.
Era il tramonto di un’idea, alto gemito di giorni di gloria.
Quale la tua, padre?
Nei giorni dei fastidiosi lamenti, un toccare i soldi messi da parte.
Sembra palese pensarti.
Diventa il silenzio che oramai da tempo ti porto.
Di rado ti guardo negl’occhi, non potresti capire.
Conosco nei limiti che ho ereditato, la parola che non è mai esistita.
Un padre che ignora, non conosce, meglio per tutti.
Potrei esserne orfana e non contenere più il pudore.
Perché ragazzi miei quello che avete di mio è un contenuto di…
Senza spavento per ciò che la vita sa urlare, se la mia morale mi permettesse di respirare.
Sono un soffio, padre mio, tra i capelli bianchi che ti curi da sempre.
Sono un fiato, padre mio, tra il riposo e l’indomani.
Sono una donna coraggiosa nata dal tuo pensiero onesto
incastrata in un sistema perverso.


***


Il giusto
Cavaliere non esiste
quello o quella
siamo un’alterazione
di cose
una devianza
sull’essere animale.


***


Pomeridiano

Sulla fronte ho una vena che quando sono particolarmente tesa si ingrossa.
Taglia in due la mia fronte spaziosa e lucida.
Una spaccatura della carne impedisce il passaggio fluido del sangue.
Voglio scavalcare i giorni per lasciare il mondo e scendere.
La stazione che attende il mio passaggio, scendere alla prossima.
Ora prossima in un risveglio rovesciato da un citofono stridulo.
Sono rabbia
tra la corda e la rottura di quest’ultima.
Sono soffio
nel sangue che sgorga dal naso.

Penso a come posso portare fuori le penne, la collera subisce il mutamento.
Conosco categorie professionali che adoperano il sapere come sistema di guarigione.
Uomini che guardano mentre ascoltano.
Guardoni di un’anima.
Che sia vestita o ignuda, guarda, guarda.
Sono occhi
color salsedine
tra il petto e il pelo
Sono pupilla
radiosa nel riflettere uno specchio

Pomeridiana ora, mi appresto ad un colpo di reni, quasi un traguardo.
Siamo a metà dell’opera, i giorni d’esame, portano crescita nel corpo che scalpita come un puledro.
Fortunato l’uomo che prende questa donna in questi lunghi giorni di bramosia.
L’uomo feconda un attesa dopo mesi di incurante assenza.
Sono il Caos
ne testimonio l’esistere.
Sono sola
mentre il mondo di fuori
sorride e si compiace.





Parole di un figlio ad una madre

Ho il cuore di traverso
ho il cuore che mi va di traverso…

Le parole di un figlio nell’afflitto vivere.
Come giorno che si agita tra il sereno e il temporale.
ho il cuore che mi va di traverso, mamma.
Sottovaluto il suo stare nel considerare la sua frase vera poesia.
È così, mentre guido, gli sfioro i capelli con tenerezza, mentre osservo la sua mano grande.
Grande quanto il cuore e rabbrividisco all’idea che quest’ultimo ha la misura del suo pugno.
Un cuore troppo grande che se va di traverso soffoca senza scampo.


Educazione

Sto educando uomini all’ascolto.
Non basta tendere l’orecchio per sapere.
Vi è alla base un ascolto differente dall’udito presente.
Educare esseri per formare l’uomo domani.
E’ sempre più istintiva questa mia.
Nel divagare per una dovuta consapevolezza raggiunta.
Spiego le sfumature del comportamento femminile, sono ascoltata con attenzione.
Nella vita ho sbagliato il mestiere, la mia più che una professione sembra una missione.
Chi mi incrocia sul cavalcavia della ferrovia prende al volo un treno di sola andata.
Mentre è il ritorno che calca le scene del palcoscenico.
Il convoglio del mio sapere, semplice e puro, è strapieno di passeggeri attenti.
Viandanti rispettosi e discreti, che si lasciano trasportare nel viaggio del mio vedere.
Divento la guida di una gita fuori porta, descrivo paesaggi verdi ornandoli di sfumature piccole e sottili, i monumenti storici sono uomini Importanti, di cui narro le gesta grandi.
Uomini che si animano nel descriverli, sanno prendere corpo nonostante le assenze.
Questo insegno, saper essere contenitori non solo passivi, bensì consapevoli di come il piccolo e sottile, si può vedere adoperando tutti i sensi che madre natura ci ha regalato.
Solo così possiamo essere grati e meritevoli del bello che è la vita.
Sono quella nota positiva che accompagna il pensiero.
Colei che genera, sempre nata dal Caos uomo e la Perfezione donna.
Questa mia tarda nella conclusione, sono tante le parole che vogliono essere rivolte a chi sa leggere.
Sul lettore già atri, tanti altri, hanno scritto, i grandi hanno già affrontato la tematica.
La loro sintesi non conosco, l’ignorante in me regna e pulsa, fiero di essere.
Comprendo che so essere un lettore distratto, è il maschio che mi abita, che compensa la femmena che sa leggere con attenzione.
Il lettore non va educato, l’uomo che vuole leggere senza ostinazione si.
Quando leggo è una parola che entra, si insinua come una serpe e diventa me.
La parola deve saper penetrare come un fallo.
Il maschio padrone assoluto della parola scritta.
Il mio maschio è la frase breve.
Mi sto volutamente perdendo.
Non metto la parola fine a questa mia, perché il lettore sopra citato si aspetta un finale consapevole e pratico.
Invece è con la poesia che concludo questa mia.
Una poetica che viene paragonata alla carne, un elogio a quest’ultima.
Mentre io resto semi nuda e vago per casa nella attesa di un gesto.
Minimo e schematico, ridotto all’essenziale come un alfabeto morse.
Come l’alfabeto morse
ci sono i trattini e i punti
linee e punti
in base alla sequenza di questi
generi la parola.
Comunicazione dei tempi moderni.
Educo l’uomo a riprendersi il piccolo delle cose per farle diventare Grandi.



Buon giorno prima degl’esami, nell’antecedente giorno


Quando l’uomo è un totale disastro di fatto vi è alle spalle una donna grande.
Una donna talmente splendida da creare il caos primordiale.
Il Biondo è questo, da lui tutto si genera perché il Caos è proprio un generare di eventi.
Causa ed effetto, chiedo al Tecnico il tempo di un caffè, so per certo che il mio computer ha bisogno delle sue mani.
Fosse facile semplificare un’emozione non sarei qui a mascherarmi da monitor per occhi addosso.
Le risposte stamane tardano a venire, mentre io mi impongo un risveglio che poteva tardare.
Unica mattina dove potevo dormire tranquilla senza orario, mi approprio del giorno, quasi l’alba.
Sembra la donna che non vuole perder nulla di ciò che il nuovo giorno può offrire.
Ed allora eccomi, mentre perdo il conto delle chiamate ieri del Santo.
Una, due, tre non ricordo, so solo di avergli chiesto di starmi addosso.
Una donna oggi lusingata di tale grazia che viene donata all’essere che sono.
Il Santo è stupito, piacevolmente stupito di come so capire ed entrare, entrare e restare.
Sussurri, fiati leggeri hanno inebriato la notte.
Come una fiaba araba, una luna importante.
Elder desta sempre, provando a rimarginare la ferita dell’assenza, resto ferma in attesa che si compia l’atto dovuto alla vita.
È un buongiorno che anticipa il grande evento, prima degli esami un Forza ragazzo mio, qualsiasi sia il finale non cambia la vita che urla!
Ed io con te urlerò fin che avrò fiato in corpo.
Crepi la bocca di quel lupo che si appropria di questa mia, per il piacere del tuo stomaco che solo sfamandolo di sicurezze saprà dare importanza al corpo bellissimo che ti porti appresso.



Umile essere


So che le ore scavalcano il pensiero, spesso, volentieri, senza il riguardo dovuto.
Messaggi che arrivano da bottiglie vincolate dall’andare lento del mare.
È quel rumore che l’uomo possiede, l’urlo della salsedine addosso.
Non sono una donna raffinata, al telo preferisco la sabbia, alla doccia il sale del mare sulla pelle.
Mentre le lucertole sanno stanno al sole con eleganza, invidio una postura tutta al femminile.
Nella solita retorica delle differenze, mi distinguo come un neo da far controllare.
Nel controllo che non conosco per una castità prossima all’assoluzione.
Se poi il domani cela infiltrazioni dannose poca importa nell’oggi che vorrei consumare.
Solito banchetto nuziale, ricco di cibarie ed esaltanti profumi di primavera.
Il tempo instabile tra le nuvole ed un sole che desideravo prendere.
Forse oggi non ha importanza il colore della mia pelle.
Mimetizzare un corpo per un desiderio umile di appartenere.
Potrebbe essere amore il girovagare instabile dei pensieri.
Mentre la coscienza si considera da penitenza, due Padre nostro, dieci Ave Maria.
Sembra così semplice, nessun uomo di fede vuole la responsabilità di Comunicare nel sacramento questa donna.
Nel Corpo di Cristo, quel quotidiano pane cerca la differenza dello spirito.
Sarà carnale l’evolversi dei fatti, sarà fatale l’uomo che oltrepassa la soglia dell’anima.
Sarò forse io, senza maschere da circostanza, ad arpeggiare le corde di un tenere addosso.


***


Un cane scappa dalla sua abitazione.
Uomini in ansia lo inseguono.
Un cane scappa in un giorno di festa.
Quella del lavoro dal quale ultimamente sono assente.
Un assenteismo quasi forzato.
Di una stanchezza che si trasforma in malanno per dar tregua ad un corpo che viene lasciato, troppo, solo.
Un cane scappa, scappa e corre, verso di me.
La bava alla bocca ne testimonia la fatica.
Pur sapendo di poter seminare i suoi inseguitori non vuole correre rischi.
E scappa, e corre verso di me.
Il corpo in paralisi in tutta la bellezza che so di avere.
Un cane che scappa e che mi vede, più corre e più mette a fuoco l’immagine di me.
Il cane scuote la testa perché la visione gli sia reale.
Il cane sente il mio respiro a distanza oramai minima.
Un cane che scappa mi passa attraverso come fossi invisibile.
Giro appena la testa tenendo fermo il corpo.
Lui non curante prosegue la sua fuga.
Elder è lontano, molto lontano e il sentire si fa fioco.
Il santo che vorrebbe baciarmi come tale sente il mio respiro sul collo.
Mentre il giorno va a finire, un sole ancora alto ed un cane che in fuga non farà del male a nessuno.
Un cane scappa per poter tornare e leccare la mano del padrone.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Paola,
anch’io trovo che le percezioni vadano raffinate.
L’aiutare, soprattutto quando si vede che per altri c’è la necessità di scoprire un Mondo che sta dietro al mondo, è un grande gesto d’Amore. Per me nell’aiutare c’è anche un po’ un aiutarmi… credo che sia prerogativa dei grandi interiori l’essere prima di tutto per gli altri. Un consapevolezza raggiunta per tutti i tuoi figli.
Grazie e un abbraccio
Leela

Paola Castagna ha detto...

L'essere generoso prende sempre più la donna che mi abita, alloggia tra le mie vene.
Sei Splendida piccola.
Un abbraccio a te e a quell'uomo che si corica sul tuo pianoforte mentre lo suoni.