giovedì 12 aprile 2007
Su Diversità apparenti di Carla De Angelis
recensione di Vincenzo D'Alessio (via Sala, 29 - S. Felice, 83025 Montoro Inferiore, AV)
Sono contento, sono sereno. Provo gioia nel leggere quasi cento pagine di quello che è il vero racconto della vita: Diversità apparenti di Carla De Angelis.
Ho provato la stessa, immediata gioia quando ho letto il libro Il coraggio dei sogni di Zina Righi. Al momento gli argomenti trattati sembrano differenti tra loro. Invece la caparbia volontà di perseguire una meta. Eppure: «Per fare questo io ho avuto bisogno di salire tutte le scale della disperazione, fino alla rabbia e alla voglia di annientare il mondo per poi scendere verso la comprensione, la tenerezza e l'accettazione della realtà.» (p. 62)
Mi fa provare una immensa, sconsiderata gioia che alla fine, "gli invisibili" della nostra civile società in questo angusto pianeta terra, divengano le pietre vive di una costruzione che forma una scala di valori accettabile, condivisibile, partecipante.
Troppe volte da bambino, quando ero un chierichetto nelle processioni del mio paese di origine, ho veduto volti nascosti dietro gli usci delle case a pian terreno. Troppe volte nei manicomi finivano persone che altro non avevano se non una "diversità apparente". Troppe volte le famiglie sentivano sussurrare: "Se hanno un figlio così è colpa dei loro peccati o di quelli dei loro antenati.
Avevo già letto Carla De Angelis ed ascoltato nelle sue poesie il peso, turbinante, della parola che disseta il seme posto a marcire per dare nuova vita. Sempre vita. Ancora vita, alla vita stessa più ce alla speranza. Anche se credere alla vita non allontana il desiderio di saper sperare.
Questa volta il dialogo, retto dall'avvocato del diavolo, Stefano Martello, ha rotto gli ormeggi alla piccola imbarcazione e la forza dell'amore ha fatto prendere il largo alla parola/vita.
Un libretto bellissimo che andrebbe adottato dai servizi sociali di tutti i comuni d'Italia, piccoli e grandi. Affidato alle Asl per il proprio personale. Consigliato agli addetti ai lavori sociali per confidare di più nella riconoscenza che noi tutti, lettori, accreditiamo al loro mal pagato lavoro.
Quanto pesi il potere amministrativo locale, provinciale e regionale, nella vicenda umana riportata in questo volumetto è facile intuirlo: «La realtà è che abbiamo perso l'attenzione all'importanza delle parole; personaggi pubblici ci danno ad intendere che non abbiamo capito o che abbiamo capito male. E ognuno inventa e ha la pretesa di dare altri significati alle parole dette.» (p. 60)
Alla fine il bambino diverso, di cui parla questo lavoro, resta un "invisibile" essere umano a carico dei suoi familiari, che non vivranno più di lui, che non possono far fronte con la propria economia a tutto il presente e il futuro della persona che sentono uguale a loro, viva, partecipe (forse con una intensità alla quale non si è mai abituati) della loro famiglia.
Quanto più saranno, i cittadini diversamente abili, compresi insieme a quelli ritenuti "homo abilis", tanto meno sconforto ci sarà alla nascita di una creatura umana diversa.
Grazie mamma Carla per aver dato voce a Roberta e a milioni di esseri umani simili a lei!
(aprile 2007)
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