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(Gorizia, sottomondo, 2005 (ristampa), pp. 92 (sip)
Prefazione di Francesco Tomada, quarta di copertina di Mario Benedetti)
recensione di AR
“Il buon senso / è conficcato negli errori / che tu ed io / non siamo stati capaci / di evitare”: è la prima strofa di Respiro, a p. 80, e credo possa dare il la a questa raccolta intrisa di etica saggezza, che potremmo sottotitolare Diario di un cittadino consapevole (dei suoi limiti e di quelli che la storia privata e sociale ci impone e alla responsabilità di cui ci fa carico). Il poeta Fierro non è un distaccato supervisore dei fatti, né una voce portata a facili lirisimi autocommiserativi, ma un compagno di cammino capace di ascolto, capace di farsi e farci domande, di fare il punto (con misura e senza cadere nell’enfasi retorica). Ad esempio in una poesia ispirata agli stupri etnici in Bosnia si chiede: “… come potevo mostrami uomo // al pensiero che anche qui uomini / hanno lasciato dentro donne / non seme // ma sputi” (La forza e no, p. 70). E in Sarajevo città confessa: “Scopro che ho l’inadeguatezza di chi arriva tardi / e vuole trovare le parole giuste / quando non servono più.” (p. 67). L’umanità del Nostro si esprime con immagini che non passano inosservate: “la vita si muove così // poi è il destino che sa puntarsi / all’inguine” (Conversazione rinviata, p. 34); “attraversare la vita / sarà nuovamente un atto d’amore // e non semplicemente / un lento sfollare” (Questi giorni, p. 32); “Adesso il giorno si fissa al tempo con il chiedo del sole” (Viaggio, p. 27); “Ho un corpo / (…) che un giorno mi abbandonerà / (…) Lascerà la mia anima / in rilievo / come l’innervatura di una foglia” (Da un seme, p. 22); “Penso solo alla neve / a come tiene a sé l’impronta dei passi” (Dopo, p. 19, intensa fotografia del nostro transito).
Sì, questo è davvero un bel libro, con rare cadute di tensione o ridondanze e uno sguardo in amorevole equilibrio fra scetticismo e bellezza, fra desiderio e dolore… e infatti le stesse parole dovrebbero essere costrette “in un diamante / di gelo // fino a spaccarle / per vedere se ha / un senso credere / che difendano / un nocciolo” (Ricerca, p. 17). Forse è questa la funzione della poesia: ci aiuta a ricercare quel grumo di senso che a volte, nel quotidiano parlare, ci sfugge.
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