martedì 16 gennaio 2007

Inediti di Chiara De Luca



a Elena


Ů vardâ l’òm e dénter gh’era amô
quajcoss che d’umbra me vardava mí,
e l’era un spègg, cum’un ciel de nott


"Ho guardato l’uomo e dentro c’era ancora
qualcosa che d’ombra guardava forse me,
ed era uno specchio, come un cielo di notte"

(Franco Loi)



Anche novembre è quasi andato
il freddo intenso ancora
per ora ci ha graziato. Sera

piombo da te con il cappotto
sul vestito da casa e scarpe aperte

sul tallone, bisogna
spingere forte sul portone!

Dici dal terrazzo, bella
più che nella recita dei giorni

dei discorsi in codice rubati sul lavoro
sfrecciando colorate e sorridenti
ghiaccio nel cuore e occhi

attenti, per rubare al mondo
un alito di luce.

È Dio! Che splendido dal cielo
ce l’ha messo sulla strada

il male, per specchiarci il volto
del demone che è dentro…

Le pareti alte non contengono il silenzio

si arrampica al soffitto la finestra
incornicia i rami del ciliegio
che stringono le ombre
dei vicini, vedi,

dici, basta solo tendere una mano
perché i frutti cadano nel palmo
quando finirà l’inverno.

Nella grande sala semibuia
scaldano soltanto due candele
una tisana, le parole

tese a circoscrivere il comune
percorso di espiazione,

il karma, il non averla dentro
la ferma cognizione dell’amore.

Prevedono che ci raggiungerà
presto la neve!

Dici, sistemando i panni lentamente
sullo stenditoio nell’ingresso buio,

è proprio quello
adesso che ci vuole:
un bel mantello bianco
che ricopra tutto

e quanto…

***

Sole che sbugiarda quel che è arso,

cinque di gennaio come quando
sorpresi sfiorammo il primo bacio,

per una volta al mondo sono stata
coscienza rivelata di respiro.

Come allora cinque di gennaio,

suggo dall’apnea d’ogni ragione
nutro con cura il ricordo perché muoia

non di fame, ma dell’inaccettabile
del male.

Le tue parole ultime
cardi nella carne

a non gemmare.

***

Adesso non occorre più inchiodare
i palmi del tempo alla memoria,
dalla croce a fondo sdrucciolata
riplasma terra scura nella storia
di lato al funerale dei miei giorni,
corolle sfilate dai contorni
petali sul petto sarchio il buio
rovesciata in scaglie perdo argento,
alborella affondata assisto amore
mio per dono.

***

Sorridendo finti si raccolgono
scampoli di stima per l’intreccio
in lana di vetro del domani,

quieto cova in cuore il disinganno
salva batte luce sulle tempie
tra le tende oggi scivolate
di lato a intravedere
disperatamente.

***


a M.


Ha slarghi di sonno
l’incedere del giorno
impastando notturno
la farina della resa

in alto si schianta
il corpo del lampione
profila nel nada
la testa luminosa.

I passi sono spari
di silenzio nel viavai
d’auto in branco
nel recinto delle strade,

fughe di guardrail
finiscono nel ventre
di colline disadorne
all’altare dell’attesa.

Non c’è concesso altro
che suggere al bicchiere
del tempo a scivolare
uguale nella gola

nel respiro franto
del minuto già disceso
all’ora animale,
sfinito di assetare.

Avvolti di tremante
solitudine ferina
abbiamo volto gli occhi
di miseria nel passato
denocciolato il senso
alla polpa del futuro,

abbiamo indurito
lo sguardo contro il muro,

ceppi vecchi
incarceravano il passare
contratto allo spiraglio dove

un fiore stringe
incapace a risalire.

***

Sfronda il sole, passa oltre
spesse ragnatele che operosi ho visto
giorno dopo giorno costruire
a schermo tra la mensola
più alta e il lucernaio.

Sfonda il sole e non distrugge –
brillano i mattoni di saliva –
entra e porta nel mattino
tutto ciò che resta della faccia
bianca d’infrangibile speranza.

Prendetela in silenzio
come lei ha fatto, per le spalle,
ghermite, sollevate, non ferite,

colpitela soltanto nel momento
in cui sorride, e crede
d’esser viva.

***

La vecchia che mi apre
compra compagnia
in cambio di una stanza,
racconta guardandomi una spalla
s’aggroviglia in rovi
contorti di ricordi,
mette lentissima la fiamma
che il caffè non faccia in fretta
fornendomi le scuse per andare.





"coscienza rivelata di respiro": una fra le numerose chiavi per entrare nel mondo poetico di un'autrice che vive davvero attraverso la scrittura la complessità dell'umano.


(il sito di Chiara è linkato a fianco)

1 commento:

Alessandro Ramberti ha detto...

Sono lieto di pubblicare questo inedito molto interessante per gli enjambements sintattici e per il nitore dierei tragico del dettato. Grazie Chiara e non perdiamo mai la speranza!