poesie dal cassetto di Flavio Vacchetta
POETICA DELL’ASTRONOMO
il tempo mio, a caccia di stelle
pare rasato
come le treccine di mia figlia
il bestiame, in campagna
voglio dire a casa mia
ama abbeverarsi a turno
la malinconia che fu di un tempo
ora è scomparsa
direi per sempre
la malinconia del bestiame
mio adorato
ora è gioia e noia
l’astronomo
percorre
stradine a ruote nude
con polsi screpolati
dal managgiamento del telescopio
è così e non ci
sono continuazioni
la linea è sempre quella
o zenit o nadir
quell’ometto di Galileo
s’è dimostrato imperituro
e sapeva ciò che sapeva
io credo che giunga il momento
per tutti, chi prima chi dopo, chi mai,
di aver rimpianto di non aver detto cose
che al tempo opportuno andavano dette
sotto la propria personale responsabilità
o di non avere fatto cose che avrebbero dovute
essere eseguite con priorità
sempre in perfetta responsabilità
IL MIO CANE CARLO
cane tranquillo
il mio carlo
questo carlo
va su ghiacci
spazza il vento
strano è
ma mai solo
sua madre Margot
è molto aperta
carlo fugge all’orizzonte
per corrermi incontro
lucido intelligente
lo volevano al canile municipale
ho eseguito due spari
tutto a posto…
VISITA DENTISTA
non ho abbastanza osso, dottore
e la mia protesi dentaria
è dipendente dal kukident
riferisco ciò al mio dentista
che mi minaccia scuro in faccia
mi fa appoggiare vicino ad uno scaffale
per vedere meglio alla luce
ormai non ho scampo
ora sotto iniezione
vedo persone come ombre
senza denti, tutti quanti
ohh che ridere
ma loro
tutte piangevano
la prox volta che mi reco
dal dentista
devo studiare qualche altro stratagemma
che non lo convinca affatto
LETTERA AL MIO AMICO POETA GIDIO
la riga solitaria è sulla carta
è più grande di un’altra
però il dubbio è abile
come i colori della notte
per me di notte tutto è magico
tutto è maggiore
anche le cicogne che galleggiano
col fagottino in spalla
le conferenze poetiche
che abbiamo condotto insieme
caro amico
confermano l’unicità
delle nostre anomale idee
e se nella prox curva
troveremo una cascata
troveremo la prima penna
che sciaborda sull’acqua
in bocca alla lupa…
SE DEVO ANDARE
se varco
scavalcando
rimango fisso
in silenzio baderò
ad essere più cosciente
DOPO LE 2 DEL MATTINO
sono sempre sveglio
per la vita
solo ambita
un paio d’ore
la mia dormita
col cuore che è niente
e l’amore invadente
LA DONNA CHE POTREBBE LEGARTI
potrebbe farlo ad una cascata
o ad una croce
se tenta ad una cascata
potrebbe correre il rischio di annegare
se tenta la carta della croce
corre il rischio tremendo della
resurrezione
a questo punto, la poveretta
avrebbe una vita intera per soffiare con calma
magnifico vivere con una casa tua
una bottiglia di arneis
una chiesa di poesia
sono tornato là
alla villa colombaro
tutto mutato e dimezzato
il bicchiere mio, sempre pieno
ora è desolatamente vuoto
ALLA MADRE
fra noi
dai capelli bianchi
è giunto il riposo
in pace
era lungo il silenzio
quando eravamo bimbi
ed andavamo per nocciole
oh non poter cogliere le nocciole
al sole con te
mamma cara e santa –
ho una nostalgia tale
da dar fuoco ad una lampada
l’amore è reazione chimica
che ci rasserena alla morte
AI MIEI DEFUNTI CARI
quasi giornalmente
ripercorro la distanza
che mi conduce ai miei defunti
trovo il paesaggio sempre infinito
come infinito è il chilometraggio
sull’asfalto caldo e duro
siccome la distanza è breve
quando arrivo al cimitero
prima di entrare nella città,
mi siedo sulla panchina e leggo un libro
poi quando s’avvicina la commozione
e di conseguenza il pianto
entro dentro
l’esistenza mi pare immatura
ma non le parole che recano i loculi
è pure vero che la morte ci sottrae
il defunto a noi caro
ma è pure vero che non ci priva
delle parole che ci ha lasciato
ti avvicini per baciarmi
o farmi fuori?
non riesco a capire
se quei quattro denti
che ho in bocca
servono per masticare
o solo per leccare…
busso alla porta
la maniglia mi rimane in mano
nessuno, nonostante migliaia di chiamate
mi apre
con sorriso rapido e fraterno
cerco risolvere il problema altrove
fuggo velocemente di casa
mi pitturo le unghie
mi riempio di vergogna
come spiegare ai ns figli
che il disagio che loro provano
sia a scuola che in società
è dovuto in parte anche alla nostra disattenzione
ai nostri errori ed egoismi?
Come spiegarlo?
A(E)STROVERSI
I- la terra dal cosmo silenziosa
a capo chino improbabile
mistero ci sguazza dentro
moribonda visione di colori
ammettere uso della bussola
conferma di giusta direzione
un astro subentra alla parola che affoga
II- terra umana e meraviglia
invisibile preistoria
leggi, tu leggi
leggila la storia umana
mondi che vibrano
mosaici tolemaici
tecnologico tolomeo
galileiane verità
tu, tu scuotici percuotici
promettiamo stare al gioco
III- silenzio eterno
spazi infiniti
sgomenta crocifigge
IV- nel mio mondo
piazze brumose immense
antichi arazzi incorniciati
tra ardenti crepuscoli estivi
brumose serate invernali
V- l’obliquo tempo concede
pause silenziose
alba di una minuta foglia
VI- dal giorno che nasci
incominci a morire
universo ti appartiene
come collana al collo
meridiana calcola i tuoi giorni
VII- lunga notte di cielo bello
adagio d’organo il giorno
tepore in viso
affetti invitanti
è silenzio tutt’intorno
di terra mia e al suo templare
abbraccio universale
VIII- dimostrami saturno privo di anelli
io ti dimostro come la poesia
è segnale e follia
IX- se l’universo alzasse il tiro mancino
s’estenderebbe al piano superiore
nelle braccia di Dio
X- galassie in grembo
e a braccetto
si balla con orione
e sirio, esagerando
XI- abbraccio poetico funge tra
io-uomo e cosmo-divino
riscoprire l’io-cosmico è arte
alla velocità della luce
XII- spasimo godo di stelle
sino a provocare lividi
mi trovo in gabbia planetaria
bene come risorto
XIII- azzurro eterno in trionfo
cielo sta morendo
brandelli in nebbia
la solita falce
sempre quella
XIV- rotazione funerea
nella fessura da un esile
tipo di gancio
XV- pallidi d'aria pura a brandelli
XVI- buon universo
cielo bello
stelle di stelle
Oblio in un bicchiere
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