giovedì 7 settembre 2023

I numeri si agitano inquieti

Laura Puglia, La bicicletta rossa, Prefazione di Silvia Manzi, Edizioni Diabasis 2023, pp. 88

recensione di Giancarlo Baroni


Tutti sappiamo che è veramente difficile risultare semplici, soprattutto quando si affrontano temi complessi. La poetessa parmigiana Laura Puglia, che ha seguito studi classici laureandosi in Matematica e Fisica e che ha già pubblicato numerose raccolte di versi, anche in questo recente libro intitolato La bicicletta rossa (Edizioni Diabasis, 2023, con Prefazione di Silvia Manzi e Postfazione della stessa autrice) mantiene intatta la freschezza, la naturalezza, la levità che da sempre la contraddistinguono. Vivian Lamarque è la poetessa con cui forse Laura Puglia ha più affinità.

Il volume è suddiviso tre sezioni: “Il Numero”, “La Pace” e “Vulcano”. Il titolo della prima potrebbe un poco intimidire chi con la matematica non ha particolare confidenza ma in verità, tranne qualche eccezione, i versi evitano di ricorrere a un vocabolario tecnico e specialistico. Il numero viene inteso (lo conferma la stessa autrice nella Postfazione) come «elemento prezioso di concretezza» presente «dappertutto, ogni giorno ogni minuto», quasi come un organismo vivente. I numeri hanno un posto assegnato e tuttavia si agitano inquieti, fremono, sobbalzano, sfuggono e allora «occorre inseguirli / afferrarli», fuggono e ritornano e si nascondono, «fanno rumore», ci sfidano e si ribellano, a volte si perdono «in un infinito / sconcertante». Ci sono numeri esuberanti e popolari e altri elitari e antisociali,  veloci oppure lenti, musicali o aspri, piccoli o grandi, ironici o seri, vivaci o timidi. 

«È armonia», scrive l’autrice,  « / che scorre / trascende / libera dalla gravità»: «In musica / il numero / è la misura  / che dà la lunghezza della nota / la passione / l’incanto / la perfezione».

La seconda parte del libro si intitola “La Pace”. Ha ragione Silvia Manzi, soprattutto in relazione a questo e al successivo capitolo, a sottolineare nella Prefazione che « nel dialogo fra passato e presente, che del primo è viva e bruciante estensione, la centralità del ricordo è evidente sin dal titolo della raccolta». Aggiunge per chiarire ulteriormente Laura Puglia nella Postfazione: «La guerra, “scoppiata” (si diceva, come fosse un fuoco) proprio quando io sono nata nel 1939, mi ha accompagnato nei primi sei anni di vita. In campagna sul Po dove abitavo, quando gli aerei si abbassavano per bombardare, il cuore di una bambina era terribilmente scosso. E pure quando i tedeschi invadevano le case con i loro fucili spianati. Ma finita la guerra nella mia vita tutto è diventato luminoso e sicuro. Ricordo il mio professore di greco quando al liceo Romagnosi ripeteva: “Tutto si può superare, tranne la morte”». 

Dopo aerei che provocavano sgomento e devastazione, dopo rifugi improvvisati dentro grosse buche scavate nella terra e coperti di rami ed erba, dopo soldati in fuga, arriva luminosa la Pace: si può tornare liberamente a «giocare nei cortili / andare a scuola / correre / sugli argine del fiume». Finalmente, con l’entusiasmo, la gioia, l’allegria, la passione, l’energia, l’innocenza, tipici dell’infanzia «Tutti fuori / il mondo da scoprire / le strade le case / i cortili / i fiori». «Per i miei sei  anni», ricorda Laura con una gioia che a distanza di tanti anni ancora la invade, «la prima bicicletta. / Rossa. / E da quel giorno / il rosso / mi dà un’energia brillante / mi fa sorridere ridere / raccontare / scrivere». 

Impossibile oggi non pensare alle guerre che scuotono il mondo e a quella a noi più vicina: «Mattina immobile. / Silenzio diffuso. / Ma un pensiero dominante / sibila nel mio sangue. / Ucraina. Una guerra lontana / si sfracella all’orizzonte. / Come fosse qui davanti / sulla strada di fronte».

L’autrice commenta così l’ultimo capitolo, il più breve, intitolato “Vulcano”: «L’isola di Vulcano, nei primi anni Sessanta, era selvaggia, due monti verdi, Vulcano e Vulcanello, una spiaggia nera, il mare che ribolliva e accarezzava le caviglie. In questo spazio luminoso e immenso un’affinità fra due persone resta importante e tonica nel tempo». Luogo di incanti e smarrimenti, isola della memoria e dei ricordi che i vapori bollenti delle solfatare non hanno mai sbiadito: « A lungo l’aroma dell’isola / è uscita dai cassetti estivi / dal colore fiammante / dei costumi. / Profumo sottile di zolfo / sempre più leggero / amabile marchio / di scintille / e di sole».

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