martedì 17 maggio 2022

Sono salito a Pasturo per incontrare Antonia



Sono salito a Pasturo per conoscere, ascoltare e ritrovare.

– Per conoscere le opere e la vita di Antonia Pozzi.

– Per ascoltare, presentate degli artisti partecipanti alla kermesse, organizzata da Gianni Criveller, Padre Missionario e docente del Pontificio Istituto Missioni Estere, e dall’editore riminese Alessandro Ramberti, realizzata grazie all’imprescindibile contributo logistico e di passione delle Suore Preziosine e del personale della Casa Raggio di Sole, del Comune, della Parrocchia e dell’Associazione Il Grinzone di Pasturo, delle famiglie della Comunità che abita la casa dove Antonia visse lunghi periodi della sua vita, di Guido Agostoni, guida (nomen est omen) di percorsi e di storie, le liriche, loro e di Antonia e, esposte dagli studiosi presenti, le relazioni sulla vita e sulla poetica della bella persona e della grande poeta (e non poetessa) a cui gli incontri sono stati dedicati.

– Per ritrovare la valle dove gustai la gioia e la vanità di raggiungere più volte la cima della Grignetta, dove tentai, da Pasturo ma respinto da un acquazzone, di raggiungere la vetta del Grignone, dove trascorsi una fresca vacanza agostana in quel di Moggio e godibilissime giornate sulla neve ai Piani di Bobbio e di Artavaggio. Per ritrovare amiche e amici conosciuti e conoscerne di nuove e di nuovi, nel clima di affetto, convivialità ed acquisizione di conoscenze che di questi momenti sono sostanza.

Avevo deciso di non intervenire con un mio contributo diretto alla tre giorni a cui Gianni e Alex mi avevano invitato, innanzitutto perché “non poeta” e perché la mia conoscenza di Antonia Pozzi era superficiale: per me era “soltanto” una grande poetessa lombarda del ’900 di cui ero a conoscenza di note biografiche ma non dei testi.
Poeti e critici non ci si inventa.
Osservare, ascoltare, imparare, riflettere e comunicare sono invece cose in cui tutti possiamo e dovremmo essere attivi.
Cosa ho osservato, ascoltando e riflettendo su quello visto e sentito?
Ho osservato che questa giovane donna, questa giovane persona dalle qualità umane così elevate da tradurle mirabilmente nella sua amata poesia e che scelse di togliersi la vita è ricordata anche all’interno di una Chiesa.
Il paradosso c’è, è evidente.
Non vi è mai stata, se non recentemente, tolleranza etica e giuridica (nella celebrazione di esequie religiose e nel senso comune) verso i suicidi.
Certo, nel suo caso, formalmente, l’intenzione suicida fu coperta e, successivamente, le donazioni della sua famiglia alla Chiesa di Pasturo promossero la collocazione di targhe e la realizzazione di affreschi che la ricordano all’interno della Parrocchiale di s. Eusebio in Pasturo.
Tutti sapevano fin dall’inizio cosa fosse accaduto ma, nonostante ciò, nessuno osò manifestarne un’evidenza che avrebbe precluso il suo ricordo all’interno di un luogo sacro.
È che tutti, al di là del peso che la sua famiglia possedeva all’interno della comunità di Pasturo, ne avevano compreso la grandezza e a quella giovane volevano bene.
Dante, che tenero di certo non era verso chi aveva peccato e peccato di ogni azione riconosciuta dalla Chiesa come peccato, colloca il suicida Catone Uticense, per la sua grandezza morale, fuori dai dannati e gli attribuisce addirittura la funzione di custode del Purgatorio.
Allo stesso modo, per la sua grandezza artistica, a Pasturo Antonia viene ricordata con affettuosa pietà proprio dove, un tempo, non si sarebbe potuto.
A questo, si aggiunge un altro particolare che ho osservato nell’ascoltare gli interventi di poeti e studiosi.
Tutti, dopo un averla nominata, all’inizio del proprio discorso, Antonia Pozzi, l’hanno poi sempre chiamata soltanto Antonia.
Perché?
Non accade normalmente così.
A parte Dante, poeti e poetesse, narratrici e narratori, vengono chiamati o per nome e cognome o soltanto per cognome, con un articolo davanti ad esso.
Il Leopardi, il Foscolo, Giacomo Leopardi, Ugo Foscolo, mai Giacomo o Ugo.
Alda Merini, mai solo Alda, ed è fortunatamente raro anche “la Merini”.
Piccola ma poco rilevante eccezione, poco rilevante non certo per l’importanza del personaggio, ma per l’infrequenza dell’utilizzo, resta il don Lisander del Manzoni (che non è comunque mai nominato né Alessandro né Sandro)
Antonia Pozzi è subito Antonia.
Perché, per noi un po’ avanti con gli anni, è nostra figlia, oppure l’allieva da cui vorremmo vederci superati.
Vorremmo restituirle quello che, nonostante le buone intenzioni di genitore ma supino a costumi autoritari e d’immagine, il padre le ha negato e riconoscerle, di persona, quello che i suoi illustri professori e i suoi amici non compresero.
Vorremmo restituirglielo ma, in realtà, come dice David Aguzzi nel suo post di saluto ai partecipanti, è lei che “con le sue Parole, ci ha invitato, ospitato e offerto l’intimo suo luogo dell’anima”.
Grazie anche alla persona che, per prima, in modo amorevole e completo ne ha raccolto e diffuso il patrimonio poetico: suor Onorina Dino.

16 maggio 2022

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