mercoledì 9 ottobre 2019

"Schumann", di Cristiano Poletti



Temporali, Marcos y Marcos, 2019

Nota:

Durante la costruzione del Muro di Berlino, fotografi e cineoperatori venivano ostacolati dal riflesso di specchi puntati loro contro dai soldati della DDR perché gli fossero impedite le riprese.
Hans Conrad Schumann (Leuwitz, 1942 - Kipfenberg, 1998), Der Mauerspringer (Il saltatore del Muro), entrò nell’esercito della DDR nel 1960. Il 15 agosto del 1961, due giorni dopo la chiusura del confine, fu il primo a riuscire a fuggire, all’incrocio tra Ruppiner e Bernauer Strasse. Il suo gesto fu immortalato nella foto di Peter Leibing. Morì suicida in Baviera il 20 giugno del 1998.




Chi è nato dal ventre aperto
della storia non ha specchi puntati contro gli occhi,
a Bernauer Strasse passa, fotografa attento
quel che vuole senza per questo ricevere
un riflesso accecante.
Non così per Schumann,
lo Springer, sfuggito
al sigillo che avrebbe dovuto amare.
Che occhio di fulmine, il Signor Leibing
per imprigionarlo in foto,
diciannovenne, a metà del suo occidente,
puntato verso la Baviera
che scelse infine per sigillarsi
nell’alcol, tentando un’altra fuga,
dal rifugio della sopravvivenza.
Finché, morto il Muro nell’89,
venne il momento di specchiarsi
e per amore, inevitabilmente nel ’98,
l’attimo di strappare il sigillo,
suicidandosi.


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