giovedì 18 luglio 2019

“Uno solo è il centro del mondo, / pur essendo diverso. / Quello in cui si nasce.”

Ottavio Rossani, Soverato (Autoantologia con poesie inedite 1976-2018), i Quaderni del Bardo 2019



Illustrazione in copertina di Ottavio Rossani: 
Mare Jonio dalla collina di Soverato (50x50, acrilico su tela, 1995)


recensione di AR

“Libri, giornali, scritture, / emulsioni sanguigne, / nella lontananza e nel silenzio. / (…) / e camminare sulla spiaggia adorata / da questo mare blu violento quasi vino” (Avesti anche tu paura, p. 14)

C’è una grande capacità di visione (“I poeti, sì, che guardano il vero”, Il mare dei poeti, p. 19) nei versi di Ottavio Rossani (anche pittore di grande intensità nelle forme e nei colori chi si impastano con una realtà “squadrata”, analizzata, letta con estrema partecipazione nelle sue contraddizioni, da chi per anni è stato inviato nel mondo del Corriere della Sera): presente e passato sono posti in continua tensione, il paesaggio (“Soverato è una gabbia di stelle”, Cena, p. 50) che fu (non di rado violentato nel corso degli anni dalla rapacità autodistruttiva dell’uomo) riesce sempre a rivivere (“fruscianti velluti, mi accorate gli occhi!”, Onde, p. 43) in questa autoantologia che distilla emozioni, trasporti dell’anima e del corpo e richiama un po’ noi tutti a recuperare (e garantire) la dignità a cui ogni essere umano ha diritto: “E io che amo questa terra in modo irrazionale, / denuncio tuttavia a piena voce, con cognizione / di eventi, degradi, indifferenze, malversazioni” (Le nuove rotte, p. 64); “Il Sud del mondo un giorno conquisterà l’altro emisfero” (ivi, p. 66).
Soverato (che gli ha conferito la cittadinanza onoraria) è luogo del cuore, delle perturbazioni adoloscenziali, degli affetti più intimi e cari (“Ora chissà dove sei, incuriosita. / Guardi che m’inerpico d’incertezza?”, Un giorno lontano, p. 41): luogo a cui ritornare per ricaricarsi (“Dentro di me la tua pienezza ancora opera, / quando vengo qui, in una tenera visione”, Ho sempre amato la spiaggia a settembre, p. 67), pur non facendo sconti agli scempi arrecati al paesaggio e al cancro della malavita organizzata, senza renderlo quindi un mito che ne farebbe una utopia leggera come un placebo: “Non è stato inutile né sterile viaggiare / nei diversi continenti e in mille città / se ora siamo qui a esaltare il valore / delle origini messe in salvo oltre i delitti, / il cinismo, le guerre le ingiustizie. // Voce di profeta è linfa di speranza” (Le luci del Golfo rischiarano, p. 70, poesia inedita, scritta nel 2018, che chiude la raccolta).
Sì Ottavio Rossani vive e riscopre nella sua produzione il valore della poesia come legante sociale, radiografia profetica della realtà; come forma di bellezza che sa emozionare ma anche scuotere le coscienze rendendoci in definitiva persone migliori, più belle, più attente ed empatiche.

PS I versi che intitolano questa recensione sono tratti da Uno solo è il centro (p. 17).

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