Questionario di Proust
A cura di Mario Fresa
Le risposte di
Federica Giordano
Il tratto principale del mio carattere.
Forte idealismo, avida curiosità e senso di insofferenza verso la stasi.
La qualità che desidero in un uomo.
La prima qualità in un uomo è la “capacità di nutrirsi di luce”.
La qualità che preferisco in una donna.
La buona disposizione di animo verso le altre donne.
Quel che apprezzo di più nei miei amici.
La presenza anche quando non si riesce ad avere il tempo per vedersi
fisicamente.
Il mio principale difetto.
Ho un carattere piuttosto forte, che a volte può sfociare nella
prepotenza. Inoltre a volte rinuncio alla forma per la sostanza, creando
dispiacere negli altri.
La mia occupazione preferita.
Dedicarmi all’arte in ogni sua forma, ascoltare musica, leggere e
scrivere, viaggiare, ballare il tango.
Il mio sogno di felicità.
Riuscire a
lavorare solo ed esclusivamente con le mie passioni.
Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia.
Da madre, le prime disgrazie a cui si pensa sono quelle legate ai figli e
alla famiglia. Volendo escludere queste paure fisiologiche, direi che la più
grande disgrazia personale sarebbe senza dubbio alcuno la vittoria della
disillusione sul mio esercizio di fede verso il positivo, inteso soprattutto in
senso morale.
Quel che vorrei essere.
Vorrei poter avere la possibilità di rinunciare all’esercizio quotidiano
di adattamento a dei contesti cui si è “costretti”. Contemporaneamente credo
però che questo lavoro continuo porti l’effetto collaterale di
“ridimensionamento” dell’io e quindi, da questo punto di vista, è un salutare
confronto con l’altro da sé ed è un bene per non perdere del tutto il contatto
con un tempo presente che non si riconosce come proprio. Risulta però fascinosa,
a volte, l’eventualità di rinunciare al compromesso di sopravvivenza sociale e
inselvatichirsi, passare il tempo e usarlo in base alle proprie priorità.
Dove vorrei vivere.
Vorrei vivere al mio posto, nel mio paese. Eppure spesso ho desiderato
vivere in un paese con una politica più giusta e che avesse l’obiettivo di
permettere a ciascuno di dare il proprio contributo alla società secondo la
propria natura. La cosa meno intelligente che un politico possa fare è
rinunciare ad adoperare le qualità di ogni singolo. Questo errore è
fallimentare perché si perde la portata costruttiva del singolo nella società.
Inoltre si porta dietro la demotivazione degli individui, che ha come
conseguenza la rinuncia, la depressione, la deriva.
L’animale preferito.
Il cavallo:
coniugazione di forza, eleganza e innocenza.
L’oggetto cui sono più legato.
Il mio primo
pianoforte verticale, i miei libri, soprattutto quelli regalati, le mie scarpe
da tango, i dischi, lo stereo di mio padre.
I miei autori preferiti in prosa.
Mi limito a citarne alcuni, i primi che mi vengono alla mente, probabilmente
perché sono quelli che mi hanno lasciato un’impronta emotiva più forte: Platone,
Saramago, Marquez, Hesse, Kafka, Goethe, Mann, Dostoevskij, Weil, Yourcenar.
I miei poeti preferiti.
P. Celan, T. Transtroemer, B. Brecht, T. Eliot, Dante,
A. Anedda, M. Mehr.
I miei eroi nella finzione.
Batman, che
fa della sua paura la sua forza e che si interroga sulla giustizia e su come
realizzarla.
Le mie eroine preferite nella finzione.
Cat Woman,
personaggio ambiguo e stilosissimo, affascinante.
I miei compositori preferiti.
Schubert,
verso il quale nutro una specie di ossessione. Lo considero il compositore
dell’ambivalenza e dell’abisso, mirabile nel lavoro sulla parola. Oltre lui,
Bach, Sostakovic, Prokofiev, Mozart, Strauss, Penderecki.
I miei pittori preferiti.
La mia conoscenza della storia dell’arte è piuttosto disordinata e
frammentaria, guidata dal gusto più che dallo studio sistematico. Più che
pittori preferiti, quindi, ho dei quadri visti dal vivo che rappresentano degli
“spartiacque” emotivi della mia vita. Ne cito alcuni, anche questa volta i
primi che mi vengono in mente: il ciclo pittorico della Cappella degli
Scrovegni di Giotto, “Le sette opere di misericordia” di Caravaggio, la Maestà
di Simone Martini, il Buon Governo di Lorenzetti, Leda e il cigno di Correggio,“Bambini chiedono
l’elemosina” di K. Appel, il fregio del Palazzo Secessione a Vienna di G. Klimt
e le Wasser Nymphen del Museum Albertina. Volendo restare sul mio territorio
partenopeo, sono molto legata alla napoletanità di Ribera, Giordano e
Cavallino.
I film più
amati.
Metropolis
(F. Lang), Dracula (F. F. Coppola), Melancholia (L. von Trier), The mill and
the cross (L. Majewski), La quinta stagione (P. Brosens, J. Woodworth) e Odissea nello
spazio (S. Kubrik).
I miei eroi nella vita reale.
Chiunque
salvi le vite altrui, sia in senso fisico che spirituale. Chi ha il coraggio di
difendere le idee in tempi duri, dove il costo di prendere posizione è alto.
Le mie eroine nella Storia.
Eroi ed
eroine hanno per me le stesse connotazioni.
La riforma che apprezzo di più.
Il suffragio universale.
I miei nomi preferiti.
Nomi
femminili: Rebecca, Ginevra, Greta, Vittoria.
Nomi
maschili: Bruno, Alessandro, Carlo, Federico.
Quel che detesto più di tutto.
La mancanza
di autonomia di pensiero.
Il dono di natura che vorrei
avere.
Vorrei poter viaggiare nel tempo. O forse mi affascinerebbe ancora di più
avere una parziale (assolutamente non totale, per carità!) preveggenza.
Se avessi un milione di euro.
Se avessi un
milione di euro rinuncerei a lavori che non mi piacciono per dedicarmi a
“lavori” che, intollerabilmente, non sono considerati tali.
Come vorrei morire.
Vorrei
morire ovviamente di vecchiaia e senza particolari problemi di salute.
Oltretutto vorrei poter essere cosciente per provare (una sola volta si può!)
la sensazione e viverla fino alla fine. Soffrendo spesso di svenimenti, non
credo che la morte sia una sensazione dolorosa, soprattutto quando avviene
naturalmente.
Stato attuale del mio animo.
Inquieto, con molti alti e bassi, ma assolutamente appassionato ed
energico.
Le colpe che mi ispirano maggiore
indulgenza.
Tutte le
azioni che si compiono per impossibilità di scelta.
Il mio motto.
“Solo nell’essere colonna non si teme il fardello della struttura”.