martedì 8 dicembre 2015

“un lembo… bagna ancora”: su Viaggi al fondo della notte di Mariastella Eisenberg



recensione di AR (v. anche la recensione di Cinzia Demi)


Il sottotitolo di questa raccolta (ed. Oèdipus, Salerno/Milano, 2015) è costituito da tre parole di sapore esodico: La migranza, L’erranza, La viandanza. Tutte e tre determinate: l’Autrice fa infatti particolare riferimento alle tragedie in cui sono coinvolti i profughi, i migranti, le folle di perseguitati che cercano rifugio in Europa. Il tono è particolarmente empatico e dialogante, non a caso il Prologo è costituito da due colonne di versi che potrebbero ben essere letti da due voci distinte. Ad esso fa seguito il Canto delle speranze in cui tre “Speranze” (allegra, curiosa e spavalda) devono fare i conti con il rischio vitale della traversata, con una terra agognata ma “lontana / lontana / lontana…” (p. 13). Queste Speranze sono evidentemente persone che testimoniano la: “Lunga /tormentata storia d’amore / fra Africa e Europa / (…) / un lembo / di Mare nostrum / bagna /  – ancora – / deserti e spezie / (…) / ormai / perpetuo / luogo di morte” (pp. 14-15). A volte i migranti parlano con terribile intensità in prima persona: “Mi piace il vento/ che non si vende / all’orizzonte prendo figura / (…) / andando incontro / al buio che si fa. / Un tonfo sordo / un sasso / giù” (p. 16). Sassi umani.
La disumanità dei trafficanti di anime ricorda quella dei pianificatori dell’olocausto:  “A chi / tocca / vagone staccato da un binario morto /  senza un preciso giorno da calendario / con un salto mortale senza rete / va giù” (p. 19).
Eppure questo flusso coartato, svilito, vessato,violentato… riesce ancora ad esprimere voci che cercano “disperatamente” di resistere: “Ho colto tutti i fiori grigi del mare. / Sarei un passante come un altro / se / solo avessi una strada. / Ho solo mare / ovunque. / Ho solo male / ovunque” (p. 21).
La scrittura poetica di Eisenberg ci sembra molto adatta ad una coinvolgente rappresentazione teatrale, ricca com’è di suggestioni letterarie e mitiche; impregnata di storia, di vita, di realtà; di tensione drammatica fra il destino personale e quello dell’intera umanità (intesa anche in senso etico): “Com’è l’ombra / su un barcone? / È augurio / per anime / (…) / un’orgia di pronomi / si confronta / senza mai un noi; / cosa se ne farà mai il tempo / di così tanti occhi?” (p. 22); “Il tempo fa parte degli organi interni: / conoscono il tempo / che li fa marcire / (…) / Il tempo si è compiuto  / allorquando / parole immediatamente vecchie / non ce l’hanno fatta / a trafiggere il mondo” (p. 23). Quest’ultima poesia che ha come titolo in calce Racimolato Racconto (tutte le poesie della raccolta, tranne il Prologo, il Canto delle speranze e l’Epilogo hanno un titolo in coda di due parole con l’iniziale maiuscola) è forse lo snodo del libro e non a caso viene tradotto in francese nel saluto finale da Maram al-Masri in cui ella definisce giustamente Mariastella “Femme qui a vécu ses poèmes” (Donna che ha vissuto le sue poesie, p. 65), paragonandola a Maria dei sette dolori, Donna e Madre (ivi).

A questa prima sezione, fa seguito un Intermezzo, quasi dei flash giornalistici che fotografano situazioni, esperienze, traversie: “Talvolta / dura più il sogno che la vita / nomi / sparsi tutt’intorno sul mare…” (p. 32);  “… e non sai / se ti toccherà morire almeno un po’. / Sfilacciata di alghe / l’alba / passaporto / senza foto” (p. 35); “… bisogna farlo / bisogna / – vela strappata – / cercare la brezza” (p. 36); “… linea d’universo / siete / traiettoria semovente…” (p. 41); “Ogni luce appare casa / a chi / ha casa il marciapiede” (p. 50);  “Disarcionati cavalieri d’avventura / ansimanti allo scoglio / infine / pupille dilatate nel buio di tutto il mare” (p. 52); “Il mare vi schiaffeggia / faccia immersa tra le mani / ad evitare i colpi” (p. 54).

Il protagonista “oggettivo” (di sfondo ma essenziale) di questo Viaggio è senz’altro il mare, nella sua ambiguità di potenziale tomba e di liquida superficie da solcare verso la salvezza.  Lo stile è scarno, fatto di parole all'osso, necessarie; i versi hanno il “fiato corto” di chi sta correndo un pericolo, le immagini sono vivide eppure rispettose del dramma che descrivono: il lettore/ascoltatore è con discrezione invitato a farle scendere in sé, ad alimentare la sua empatia, a rendere più attento e coinvolto il suo sguardo, a far un po’ anche lui questo Viaggio al fondo della notte che ci riguarda tutti, se non vogliamo rinnegare la nostra umanità.


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