domenica 4 ottobre 2015

“tiro redini di carri che non domino” su More e Asfalto di Edoardo Gazzoni

Sigismundus Editrice 2013, pp. 72, € 9,00


recensione di AR


Edoardo Gazzoni, nella poesia che apre la raccolta (p. 7) – a cui appartiene anche il verso che abbiamo scelto come titolo di questa recensione, scrive: «Assente mormoro versi spezzati, / come schiene di servi che sanno, / non saranno mai liberati. / (…) / contratto sociale di un patto fra parti esanimi. / Io, loro, noi. / Pronomi senza forza che aggiogano a leggi: / paggi del prodotto sintetico / (…)». Sembra dunque esserci una particolare attenzione alla situazione sociale, alla massificazione omologante degli individui egocentrici («IO IO IO, / è il mantra che svela, (…) / Ego pubblicati in stati di facebook, che dicono tutto. / Il messaggio è nel mezzo, / e il nostro mezzo è uno schermo, /ci riflettiamo in controluce, / mentre scriviamo.», p. 68), sempre più spersonalizzati e “schiavizzati” da leggi disumane («è l'horror vacui / che spinge le menti a piegarsi. / Mobili e molli strisciate, fissi / nei vostri bassi / orizzonti.», Schiene chine, p. 53), da consumi indotti, che il poeta denuncia, richiamando ciascuno alla propria responsabilità: «La coscienza galleggia in un sacco di carne, / gonfia e putrida. / (…) / Ti stagli come uno scoglio vizzo in mezzo alla bora, / (…) / Alle spalle quel monte, la città maledetta / con i suoi piccoli uomini che brulicano come blatte. / (…) / I loro falli tesi e retti, / braccia disperate / che annaspano per non annegare; / (…) / Ti allontani, anche le loro ombre ti disgustano.» (Il paese dei balocchi, p. 9). Una autoanalisi ricca di immagini suggestive costella queste pagine:«… i demoni dolci hanno smesso di corteggiarmi; / (…) / Loro popolano i laghi ramosi delle paludi, / le acque della mia, forse; / sono troppo fangose.» (p. 12); «Perché preferiamo dipingerci su tela, / o impressionarci in una fotografia?» (Il museo di Madame Tussauds, p. 13); «Quello che brami è un verso, [interpretabile anche come “senso”] / ma la lirica ti sembra uno schiaffo, la poesia ti guarda tronfia e tu, / amante amaro e impotente / volti il capo.» (Ossessioni, p. 14); «Hai mai provato a spezzare la tela di un ragno? / Quando entri in una cantina / o in un vecchio bagno / tu non la rompi, / la accartocci soltanto. / (…) / Certe cose millantano fragilità, / mentre hanno in sé stesse / la durezza del mondo» (Forza, p. 16); «Scavo, il vuoto è parte di me, il confine è passato, / stralci di vero volano risucchiati dalla fievole luce che occhieggia allo zenit. / Sono solo, separato, ma non morto.» (Dal Bagatto al Matto, p. 17).
Gazzoni, ha una voce sobria, di tono filosofico, utilizza vibrazioni profonde che percorrono la storia in cui siamo chiamati a essere (non soltanto a esser-ci), ascoltano le pulsioni del corpo, ma soprattutto le emozioni elaborate da una mente che sa di avere una coscienza, una capacità di reazione a ciò che ingiusto e oppressivo, una tensione in grado di fare memoria di affetti e di ideali, una volontà desiderante nonostante le disillusioni, le insufficienze nostre e altrui: «il primo sole dopo il crepuscolo, / accarezzava il volto / come la mia mano il tuo.» (p. 46); «scruto le valli del cuore / da un punto in cui so, / non posso venire rapito. / (…) / sopra i tetti si aggirano / stelle e pianeti, come loschi figuri, / o avvoltoi divertiti, / attendono e scrutano, / ridono, / compiaciuti della propria / eterna libertà, / dei dilemmi che soffocano, / (…) / le esistenze a breve scadenza / dei loro fragili pupazzi.» (More e asfalto, p. 48); «tasto a tentoni e cerco / bocconi di luce, /dimenticati.» (Senza ieri, p. 49).
Quest'opera ha forse qualche tratto prosastico che potrebbe essere limato, ma è ricca di energia e di empatia per la condizione umana, di pietas, come si sarebbe detto un tempo, che però non si limita ad osservare con lo sguardo di chi sa di essere anche lui sottoposto a quello sguardo, ma incita e sprona ad essere effettivamente umani (e non cloni), a prendere atto del nostro stato per superarlo ed avviare un cambiamento in noi e in chi ci è prossimo. Un autore che crediamo saprà lasciare un segno riconoscibile e non effimero.

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