L’ultima
stagione
Non è di oggi
la percezione d’assenza
che il distacco dalle
cose terrene svela,
mentre s’appresta, nell’allure
fiacca
dell’afa sulla pianura,
l’ultima stagione.
Rari si fanno i punti
di riferimento
un tempo cornice alla
memoria,
ma al calore che
costringe per poche ore,
si oppone la spinta di
un vento strano
che spiana e piega le
fronde,
che muta il corso della
storia.
C’è acqua nei fiumi
quest’anno
e scorre via come i
giorni brevi
di cui poco rimane.
* *
Questo vento che spalanca le finestre
e urla tra le imposte
non è di stagione che ripete un copione,
bensì un segno che avverte
e s’appresta oltre i vetri
e dilaga per la casa fredda non di gelo,
ma di un silenzio che sa di morte.
Citarla con il suo nome
è l’esorcismo estremo.
Non il timore che ci insidia
bensì il dolore che l’annuncia.
* *
Potrebbe
svelare luce
un corso d’acqua
trasparente.
Un fiume le
parole,
un tratto di
penna
potrebbe finalmente
fiorire sul
nulla
che ci sta
cadendo addosso.
* *
Dinanzi a
questo abisso
attraversiamo
le vie delle città
cercando del
nuovo i segni concreti,
forse un
fiore tra le pietre,
non feticci
né mostri che tormentano i sogni.
E non sono
ricordi bensì parole
quelle che
dilagano in centro,
animate
piazze di niente
dove si
specchia chi s’avvede
del vuoto, sopravvive
e soffre.
* *
Le città sono
in rovina.
Ci eravamo
illusi che le pietre
fossero
testimonianza senza età,
ora, sotto
questo cielo,
scopriamo la
linea ultima delle case
dove vite
vissute in fretta hanno lasciato
alloggi incustoditi
e finestre spalancate,
vuote come
orbite di un teschio.
Gli anni
sono rappresi con i ricordi
di brevi
stagioni calde
e confondiamo
guerre con calamità naturali
che si
susseguono nel dolore che ancora dilaga
e uccide di strada in
strada.
* *
Indagando la zona grigia, 1
comprendiamo come in questi giorni
si assapori veramente l'atmosfera
dell’ultima stagione.
Per questo vorremmo tralasciare ogni impegno
e, facendo un passo
indietro,
scoprire l'orologio fisso alla parete
in grado di svelare ogni attimo non vissuto.
Il non silenzio del ticchettio
è tutto il tempo.
Potesse non essere prigione
fino all’esaurimento,
ma indagando le zone grigie del passato,
scoprire come tutto possa ancora avvenire.
Non c'è nuovo senza
memoria
e se del tempo che ci inganna poco resta,
non sia illusione farlo
nostro
per scoprirci poveri e derelitti,
peggiori di ogni nostro dire,
anche di questo fare poesia e poi svanire.
1 Durs Grunbein.
“Ho sempre volto barra alla scrittura, ma il tempo, durante la navigazione, ha visto errori di rotta, con il vento o la burrasca rimandarmi al largo o verso sconosciuti lidi. Ora, benché s’alternino lunghi periodi di bonaccia con l’illusione che patria sia l’ovunque, scorgo il tramonto che s’allunga mentre Itaca non è più la meta…”
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