Come può la poesia competere con i nuovi linguaggi della contemporaneità più vincenti dal punto di vista economico e commerciale? Semplicemente adottandoli in maniera camaleontica. È l’idea di Alberto Mori che ha pubblicato Financial dove appunto mutua il linguaggio dal mondo della finanza. Naturalmente l’assunzione da parte di Mori del linguaggio della finanza, che di per sé dà vita ad una poesia assolutamente inedita ed originale, ha in lui un significato innanzi tutto ironico e polemico. In particolare modo Mori si scaglia contro quell’ibrido micidiale di tecnologia ed economia costituito dall’unione dell’informatica e della finanza. Ci si potrebbe chiedere perché tanto accanimento contro due sistemi che sono diventati assolutamente necessari al sostentamento della società. La risposta è che probabilmente i due strumenti da mezzi si sono fatti fini, da strumenti hanno preteso di costituire significati primi. Quel che è certo è che con la sua trovata Mori ha saputo sfatare il mito della poesia come arte dal linguaggio superato, poiché sicuramente con lui la poesia torna a farsi sentire, torna per così dire a fare la voce grossa. Nella sua requisitoria contro il potere che forse più degli altri domina oggi la nostra vita, vale a dire quello finanziario, Mori non manca di ironizzare sulla borsa, sul mondo delle scommesse, su quello altrettanto arido e triste delle assicurazioni, come in questi esempi: “Il cavallo alla sgroppata finale / si sente lo strappo biglietti della scommessa / L’unico urlo traguardato nelle televisioni / poi echi attutiti e continui da ricevitorie elettroniche”; o ancora: “Il focus del portafoglio titoli / incentra la tutela del comparto assicurativo /Apre un nuovo servizio / al riaggiornamento multidirezionale / del Mid Term della fascia azionaria / mentre la polizza inebria spiralica / a fosforescenze Bonus Malus”.
Naturalmente alla base della pratica poetica di Mori vi è la tradizione dello sperimentalismo; e in effetti l’autore si diverte a incastonare sulla pagina parole tratte dal gergo finanziario e a vedere cosa succede. Tuttavia la poesia di Mori non si esaurisce nella vocazione sperimentale, perchè non si limita ad effettuare un percorso,ma giunge ad una meta, ad un risultato. Ad esempio la pratica dell’impersonalità che accompagna l’intera raccolta è una conquista definitiva per tutta la poesia contemporanea, continua si il modulo della “riduzione dell’io” teorizzata dai Novissimi negli anni ’60, ma lo realizza in una maniera nuova e costruttiva, che la neoavanguardia italiana non conosceva. Piuttosto sarà interessante vedere come il poeta svilupperà questa sua intuizione nelle prossime raccolte. E si tratterà anche di vedere come e se Mori potrà, dal mondo in fondo arido che la sua poesia giunge a delineare mediante il nuovo linguaggio sperimentato, assurgere a dimensioni più positive e propositive, dimensioni sublimi che l’arte dello scrivere poesie ha in passato toccato, ma che nelle ultime generazioni sembra trascurato, e, a dire la verità, anche considerato obsoleto,non più praticabile.
Tuttavia rimane notevole il risultato raggiunto da questa raccolta,che sembra voler far cambiare corso alla poesia contemporanea: “La consultazione del Financial Manager /avviene nel cortile bancario / convocato dal minutaggio di decompressione / previsto dalle trattative // La simultaneità distribuita a random / delle chiamate cellulari / crea stop motion / nelle traiettorie di deambulazione // Le teste alterne asincrone / piegano un poco verso il mento / oppure arretrano le nuche / per concludere poi la chiamata / riportando il display davanti agli occhi”. Oppure nei risvolti umoristici molti neologismi e tante trovate linguistiche, come, uno fra i tanti,lo “shoppingare incauto”. L’ironia in questa raccolta è in realtà un elemento accessorio,invece il suo significato precipuo sta nell’offrire alla poesia una nuova possibilità di espressione e significato, e, in ultima istanza,la possibilità di incidere ancora sugli orizzonti semantici di una società e di un epoca caratterizzati da linguaggi sempre più complessi ed articolati, ipertestuali e accelerati, che sembrano, ma non è così, lasciare gli strumenti poetici drammaticamente indietro. Ecco, Mori ha trovato il modo di permettere alla poesia di continuare a dire la sua, e nel suo modo, che è quello del linguaggio della parole.
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