La formazione letteraria del poeta ed
editore Alessandro Ramberti di Rimini si è avvalsa della conoscenza dei luoghi
e della lingua della Repubblica Popolare Cinese, a quella fonte sono ispirati i
suoi primi componimenti poetici e il logo della propria Casa Editrice “Fara”.
A settembre di quest’anno ha visto la
luce una splendida plaquette presso l’editore L’Arca Felice di Salerno,
diretta dalla dottoressa Ida Borrasi, nella collana Hermes, dal titolo Paese in pezzi? I monti e i fiumi reggono, ispirato ai versi del poeta cinese DU
FU, vissuto dal 712 al 770 della
nostra era cristiana. Il poeta fu amatissimo e riconosciuto ai suoi tempi quale
fonte di saggezza e di testimonianza, in una terra che affrontava conflitti
interni ed invasioni barbariche.
Ramberti ha curato, del poeta DU FU, la
traduzione letteraria e la versione contemporanea in endecasillabi di alcune
poesie tratte dalle diverse
raccolte pubblicate, dal poeta, tra le quali il poema Bei Zheng (Viaggio al
nord).
Qual è l’apporto che questi versi, antichi di più di mille anni,
adducono al lettore contemporaneo?
In primo luogo la vicinanza ad una Cina
che fino ad ora era rimasta, con la sua cultura, privilegio di pochi. Basti
pensare che la gran parte dei lettori italiani ha preferito la letteratura
europea ed americana a quella asiatica. Che pochi sono gli antesignani che hanno avvicinato il
nostro Paese a quella cultura: a cominciare da Marco Polo nel XIII secolo, a seguire i gesuiti tra cui San Francesco Saverio (XVI secolo), Pier
Paolo Pasolini (1966) ed Enzo Biagi a metà degli anni novanta del trascorso
secolo. Proprio a Biagi si deve la definizione, in uno dei suoi servizi
giornalistici in Cina, la frase: “Il nuovo millennio è definito il secolo cinese
perché la Cina si è svegliata dal suo isolamento secolare rispetto all’Europa.”
In secondo luogo la Poesia cinese ha
molto da trasmettere alla cultura italiana per canoni filosofici e religiosi,
mitigando in qualche modo la supremazia di entrambi i pensieri nell’esistenza
contemporanea avvizzita dall’uso sfrenato del “fare denaro”.
Per finire la bellezza della poetica dei
versi: “La traduzione di una lingua così sintetica e densa come il cinese
classico è sempre impegnativa”, così scrive nella nota alla plaquette lo
stesso Ramberti.
Il titolo della raccolta riprende il
primo verso della poesia Veduta primaverile: e ditemi se non è attinente a
tutti i movimenti popolari sorti in questi anni nelle diverse aree del nostro
pianeta definiti “primavere”? Infatti l’uomo che scrive, e l’uomo che oggi
ascolta, hanno due occhi e due
orecchie per condividere, e la
mano che scriveva, quella di DU FU, è la stessa mano che riporta, oggi, il
dolore del genere umano di fronte all’avanzata dei “barbari”, antichi e nuovi,
a caccia dell’ unica risorsa terrena: il possesso!
Scriveva il poeta cinese: “Fuochi di
guerra duran da tre mesi / lettere da casa valgon più che oro”. Ancora una
volta di fronte all’aggressione dovuta all’ignoranza umana, l’unica salvezza
restano le Lettere, la Cultura, la comunione della conoscenza, più del prezioso
metallo che il genere umano ambisce possedere e che lascia inesorabilmente ai
piedi della propria cenere. La Parola: precaria, facilmente distruggibile,
difficile da tramandare, scavalca la falce del Tempo, e giunge a distanza di
millenni a confortare l’anima, e un poco il corpo, del nuovo lettore.
L’insegnamento che promana da questi
lapidari versi del poeta cinese DU FU, ancora oggi, a noi, affaticati
continuatori della sete di stabilità del genere umano, è semplice, come tutti
gli insegnamenti che questa cultura possiede:
“Paese in pezzi? I monti e i fiumi
reggono.”
Nazioni nel delirio dell’onnipotenza
umana? La Natura, violentata dall’Umanità, regge (ma si ribella!).
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