martedì 17 novembre 2009

Su Il verso del moto di Narda Fattori

MobyDick 2009

nota di lettura di AR


È quasi un testamento spirituale l'ultima raccolta di Narda Fattori nella elegante edizione dell'editore faentino. Vi troviamo infatti versi meditativi che riflettono sulla condizione umana e sul suo limite atteso con semplicità francescana (cfr. la Prefazione) e al tempo stesso con la verve di chi ha giocato e gioca le sue carte: «mi è rimasto un nome / da usare con parsimonia» (p. 82); «Avrei voluto cantare ancora / i canti dei miei  vent'anni / ma erano cori e sono sola» (p. 83); «La signora che mi attende / non ha fattezze da assassino / quieta mi serra le labbra / mi aggiusta il cuscino / … / verrà a me per sciogliermi dai nodi / … / e infine avrò capito il verso del moto / e saluterò lenta il mio andare» (p. 88); «e tutto il male sarà / muschio sul tronco dell'alloro» (p. 89).
I versi generalmente brevi hanno una intensità calibrata, a volte qualche limatura ne avrebbe forse valorizzato lo splendore che pare come ovattato, in qualche caso, da brani esplicativi e descrittivi (peraltro con riusciti echi letterari, perché l'andare di Narda è certo anche un andare assieme alle voci poetiche di ieri e di oggi) che un po' ci paiono rallentare il ritmo e la forza di questa “pacificata” catena di versi” dalle cime bellissime: «cerco il segreto delle parole / il luogo dove s'incontrano / tutti i luoghi» (p. 18); «la speranza chiede spazio aria che vibra» (p. 27); «anche il dolore ha stanchezze» (p. 32); «Ho le mani gremite di preghiere / cadono se apro le dita» (p. 33); «siamo buchi nelle stringhe / e annodiamo il tempo / a miriari di eventi» (p. 45); «siamo cieli capovolti / e ci pungono aspre le stelle / le piante dei piedi» (p. 59); «e io qui ancora a rodermi / le falangi sulla tastiera /…/ la coscienza sempre più lisa» (p. 67); «Il punto d'incontro sta / nella parola non scardinata / dall'usura quotidiana» (p. 72);  «All'altro capo del giorno / vibra un clamoroso  silenzio» (p. 73); «Non c'è pena nel finire. / … / C'è pena da rivivere ogni giorno» (p. 76).
I quattro movimenti di questo libro sono per così dire intrisi, come nota nella sua empatica Prefazione Anna Maria Tamburini, dalla «fedeltà all'amore (…) il collante più tenace di questo percorso poetico, senza sbavature sentimentali» (p. 12) e compongono un poema compatto dalle pagine fragranti.

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