mercoledì 14 febbraio 2007

La caduta del mulo (di Alessandro De Santis)



Vaghiamo simili a fantasmi coi nostri avambracci

dal codice a barre

Tutti sommersi e tutti salvati

L’Eterno in un trolley come tanti

Gli occhi fissi nella terra, sul percorso

Sbucciamo le pelli della mano

nel nostro circo dell’ipocondria

I pali dei filari come croci

solo presente

immemore & motorizzato

Nella grotta il pianto mescolava col sudore

Era il rombo

assassino della luce

L’odio come posa

nei begli occhi di un padre

(e ) tra le botti sgorgato il sangue all’assaggio

Prima che ancora le nostre bombe ci strappino le carni di dosso,

prima che ancora il calore si porti via i nostri poveri denti,

prima che ancora qualcuno abbia il tempo di ingiuriare la nostra memoria,

prima che ancora qualcuno racconti una verità dalle labbra straniere,

dopo che mai la paura ci avrà riempito i polmoni,

dopo che mai l’oblio si sarà incubato nelle nostre ghiandole,

dopo che mai le nostre unghie avranno smesso di scavare,

dopo che mai la Messa avrà consumato le sue lacrime,

Signore prendici e tienici vicino a te…


La caduta del mulo è un testo «che ho scritto di recente per la giornata della memoria, nel mio paese Lanuvio (Rm) legata al sanguinoso bombardamento da parte tedesca. Èun testo particolare, una sorta di preghiera che mescola alcuni miei testi passati nella parte al tempo presente, aggiunge dei versi legati alla memoria del passato bombardamento alle grotte ed un finale giaculatorio»: così mi scrive Alessandro De Santis la cui poesia, specie in questo caso, penso sia molto vicina alla sensibilità storica di Luca Ariano e Alessandro Rivali: anche se ciascuno di loro la declina in modo del tutto personale, il valore etico e sociale della parola – espressione di una tradizione che non nasce solo dallo ieri ma anche dall'altro ieri – viene infatti sobriamente ribadito da tutti loro.
Alessandro De Santis è nato a Roma nel 1976. Si è laureato in Storia contemporanea con una tesi sull’emigrazione marchigiana verso la Capitale nel secondo dopoguerra. Vive a Lanuvio. Suoi testi sono apparsi su diverse riviste e le sue Pupille sono presenti nell’antologia poetica Voci Condivise (Fara Editore, 2006). Ha recentemente pubblicato la sua prima raccolta autonoma per Joker edizioni, Il cielo interrato.

4 commenti:

Luca Ariano ha detto...

Hai ragione Alessandro (Ramberti), ormai conosci bene i miei gusti poetici. Apprezzo la poesia di Alessandro De Santis come ho avuto modo di dire ultimamente anche su altri blog. Mi piace in particolare quest'ultima. Ben venga l'impegno civile e il ricordo su quei tragici eventi
Un caro saluto

Al De Santis ha detto...

@ Molte grazie ad Alessandro Ramberti per l'inserimento e per essere stato il mio primissimo editore.

@ Luca Ariano: i miei versi presentano sempre,sia pur sovente sottotraccia, un'istanza civile; soprattutto le dinamiche della memoria e dei suoi tracciati dolorosi sono alla base del mio scavo in versi alla ricerca di un concetto forte ed autentico di verità.

Alessandro Ramberti ha detto...

"le dinamiche della memoria e dei suoi tracciati dolorosi sono alla base del mio scavo in versi"
su queste parole potrebbe dirci qualcosa anche l'altro Alessandro (Rivali)

Luca Ariano ha detto...

Per me (per la mia poesia intendo), la memoria è fondamentale. Ho passato anni, per un'associazione culturale che ha come finalità il conservare la memoria orale contadina, ecc., a sentire ed intervistare vecchi contadini, ex partigiani, gente comune. Poi nella mia poesia, credo, ma non sono molto bravo come analizzatore di me stesso, contino molto le voci della gente, quella che si incontra tutti i giorni, che ti racconta il proprio vissuto, che lo intreccia col tuo...I ricordi poi personali affiorano spesso!
Un caro saluto