domenica 30 novembre 2025

Attesa a Fonte Avellana 10-12 luglio 2026


Fonte Avellana vista dalle pendici del Catria

Attesa è il tema, proposto da Stefania Longo e Roberto Battestini, votato e scelto per la kermesse avellanita 2026. Il tema si presta come sempre a molteplici “letture”: naturali, spirituali, (geo)politiche, psicologiche, artistiche, poetiche, musicali, narrative, filosofiche, ecc. Puoi partecipare con una riflessione, una testimonianza, un reading poetico, un racconto, una piccola performance teatrale e/o musicale, un’opera d’arte (che, sentiti i monaci, potrebbe anche rimanere esposta nei giorni della kermesse), un mini laboratorio o altro per un massimo di 15 minuti. Saremo calorosamente ospitati dalla comunità camaldolese nello splendido monastero di Fonte Avellana.
Il costo dal pranzo di venerdì 10 luglio al pranzo di domenica 12 luglio è di € 150,00 a persona in singola e € 130,00 in doppia o in camera a più letti, i minorenni non pagano e gli under 35 pagano solo € 100,00 in camera doppia o a più letti. È necessario portare lenzuola e asciugamani. Per creare un’atmosfera conviviale di attenzione e reciproco ascolto nel rispetto del silenzio del luogo, i monaci richiedono la presenza per tutta la durata della kermesse e non ci saranno sconti per chi salterà dei pasti o soggiornerà per meno tempo. Con solo € 50,00 in più si potrà soggiornare dal pomeriggio di giovedì 9 alla colazione di lunedì 13 luglio 2026.
Si parte puntuali alle 15:00 di venerdì 10 luglio 2026 per finire alle 16:30 di domenica 12 luglio 2026 dopo aver scelto il tema per la prossima edizione. L’incontro è aperto a tutti, relatori e uditori, credenti e non credenti, purché si garantisca la presenza per almeno due notti. Si possono portare libri, cd e altro materiale per vendite/scambi autogestiti e/o per donarli al monastero. Chi suona uno strumento è pregato di portarlo.
Data la sempre crescente partecipazione, le adesioni saranno accolte in ordine di arrivo. Per aderire, sei pregato di inviare entro il 31 gennaio 2026 a info@faraeditore.it quanto segue:


• titolo del tuo intervento (o specificare se si viene come uditori)
• una foto
• max 7 righe di autopresentazione essenziale, stringata e simpatica (evitando possibilmente elenchi di titoli e premi e puntando alle cose salienti del proprio cursus umano e professionale)
• la sistemazione desiderata (singola, doppia, specificare se ci sono minorenni, se si hanno meno di 35 anni e se si vuole cogliere l’offerta del soggiorno da giovedì pomeriggio a lunedì mattina).


Grazie mille per l’attenzione e ogni bene!
Alessandro
info@faraeditore.it
x.com/faraeditore
t.me/narrabilando
instagram.com/faraeditore

venerdì 28 novembre 2025

Dove la luce diventa voce... di Eliza Macadan su "La prima parola di Rita" Pacilio, Di Felice Edizioni, 2025

 


foto copertina concessa dall'editore


LA PRIMA PAROLA, RITA PACILIO, DI FELICE EDIZIONI, 2025

Dove la luce diventa voce...

 

 

La prima parola di Rita Pacilio è un poemetto che sorprende per la sua capacità di restituire al linguaggio la dignità di un’origine. In queste pagine, ogni verso sembra nascere da un ascolto paziente, come se la poetessa si ponesse davanti al mondo con l’atteggiamento di chi attende una rivelazione. La parola non è qui semplice strumento espressivo, ma gesto inaugurale, quasi sacramentale: un seme che custodisce l’intera storia dell’uomo. Il libro procede con un passo meditativo, attraversando memoria familiare, natura, dolore e resurrezione interiore. Le figure della madre, del padre, della nonna, così come gli alberi, il vento e la luce, diventano segni attraverso cui filtrano interrogativi antichi: che cosa significa nascere? Che cosa rimane quando il tempo si incrina? E soprattutto: dove si nasconde Dio nelle fratture del quotidiano? Pacilio affronta queste domande senza retorica, con un linguaggio che alterna umiltà e ardore, concretezza e simbolo. Alcune immagini - le ginocchia della nonna, le foglie che resistono nella tempesta, la voce che ritorna come eco -hanno la limpidezza delle parabole evangeliche. È come se la poetessa cercasse, dietro la fragilità del vivere, la più semplice delle beatitudini: la possibilità di restare umani nella prova. Non c’è moralismo né sentimentalismo; c’è piuttosto una fede implicita, che avanza come una corrente sotterranea. La croce, le campane, la domenica, la benedizione: tutti elementi che non interrompono il flusso poetico, ma lo illuminano dall’interno. La poesia diventa così un luogo di riconciliazione, un modo di «abitare l’albero» - per usare un’immagine del testo - e di vedere il mondo dall’alto, con occhi trasparenti.

La prima parola è un libro che chiede lentezza. È una lunga invocazione che restituisce al lettore il senso della gratitudine e della presenza. Nel suo gesto finale - quasi un ritorno al silenzio - Pacilio sembra suggerire che la vera origine del linguaggio sia la preghiera: non quella proclamata, ma quella che sorge quando l’anima, ferita e salvata, riesce finalmente a dire: «sono viva».

mercoledì 26 novembre 2025

Bando Narrapoetando 2026 scad. 30 nov 2025

Art. 1 Le Edizioni Fara bandiscono la iX edizione del concorso Narrapoetando: sez. A romanzo breve o raccolta di racconti o saggio di taglio divulgativo; sez. B raccolta di poesie. Tema libero.

Art. 2 L'opera deve essere inviata a info@faraeditore.it entro il 30 novembre 2025 in un unico file di testo (doc rtf pages o simili) anonimo e senza rifermenti personali. Il partecipante si impegna a non inviarla contemporaneamente ad altri concorsi.

Art. 3 L'opera inviata (non più di una per autore) deve essere inedita (o comunque l'autore deve detenerne i diritti; a tal fine l'autore deve dichiarare nella mail l'opera frutto esclusivo della sua inventiva e di sua libera, totale e gratuita disponibilità anche in relazione a materiali eventualmente citati e inseriti) ed essere compresa per la sez. A fra un minimo di 40 e un massimo di 70 cartelle (ovvero fra 72.000 e 126.000 caratteri sempre includendo gli spazi); per la sez. B. comprendere un minimo di 40 poesie e non più di 70 e non superare comunque il numero complessivo di 2.000 versi (righe bianche incluse).

Art. 4  È richiesta una tassa di lettura di 15,00 che dà diritto a ricevere (in Italia) L'isola continentale (o altro titolo in caso di esaurimento scorte). Bonifico a Edizioni Fara sas di Alessandro Ramberti & C. IBAN IT25U0885224202032010045062 inviando con la mail di partecipazione la distinta di pagamento (in causale: Narrapoetando 2026).

Art. 5 Il partecipante dovrà allegare o inserire nel messaggio di posta elettronica uno stringato e simpatico curriculum vitae (non più di 10 righe evitando aridi elenchi di date, titoli o premi) con una foto e dati anagrafici (luogo e data di nascita, residenza, codice fiscale), e-mail e recapito telefonico.

Art. 6 Premi. I tre primi classificati di ogni sezione riceveranno un accordo di edizione e verranno pubblicati singolarmente a cura e a spese dell'Editore. I volumi conterranno i giudizi dei giurati. I vincitori riceveranno 3 copie omaggio e avranno uno sconto del 40% (+ spese di spedizione) sulle altre copie che volessero acquistare.

Art. 7 Il giudizio verrà operato insindacabilmente dall'editore grazie a giurati di sua fiducia. I risultati verranno comunicati ai partecipanti via posta elettronica (v. Art. 9). Si sconsiglia la partecipazione a chi non si sente pronto ad accogliere giudizi anche critici.


Art. 8 Qualora si ritenesse non soddisfacente la quantità e/o la qualità delle opere pervenute, la pubblicazione premio potrà non aver luogo.

Art. 9 I risultati verranno comunicati ai partecipanti e nel web entro il febbraio 2026 e saranno pubblicizzati nel sito www.faraeditore.it e nei blog narrabilando e farapoesia. Non è prevista una cerimonia di premiazione.

Art. 10 La partecipazione al Concorso Narrapoetando implica la diligente accettazione di tutte le norme indicate nel presente bando.

Art. 11 Ai sensi della legge 675/96 (e succ. mod.) e del D. Lgs 196/2003 i partecipanti al concorso consentono a Edizioni Fara il trattamento dei dati personali secondo quanto previsto dal presente bando. Resta inteso che potranno in ogni momento richiedere di essere cancellati dalla nostra banca dati. Info: www.faraeditore.it - x.com/faraeditoret.me/narrabilando

domenica 23 novembre 2025

Poesie inedite di Roberto Chiodo

 


Foto di proprietà dell'autore


I tempi morti le tue paure

 

I tempi morti

le tue paure

chi sorride seduto

nelle parole che viviamo

come aspettative.

Il mare che ci somiglia

d’inverno

tra le luci spoglie

che ripiega diverso

tra i contadini ammirati

dove tutto rinasce

come altalene e figli

chi difende un lavoro

ogni decisione benedetta

tra le tue mani.

La loro storia di famiglie e fabbriche

di chi prega ancora

come un gentiluomo.

Il mare che somiglia

in un lento purificarsi

nei linguaggi poetici idealizzati

tra gli innamoramenti

i più acuti

come uno specchio senza screpolature

tra i rifugiati e i povericristi

e quella paura

mal sopportata

che ci tiene ancora prigionieri.

 

 

Alfabeti e percorsi

 

Alfabeti e percorsi

inverni abitati per noia.

La mia voce leggera e fiorita

sincera bella come il nord ovest.

Voci viventi nei filari

tra gli approdi

nei piaceri orizzontali presenti e puri.

Era il 1990 le fatiche riposte

un uomo di pace tra uomini sapienti.

La sua terra laica e sfuggita

sullo sfondo una poesia di Sbarbaro

che ci accomuna

sapessi quanto ci accomuna.

Ho osservato geografie di anime

preghiere senza un dio

la naturalezza degli innamoramenti

la pazienza chi ne avrà cura.

La nostra forza sola

di poter scegliere

ballate e confessioni

il mare fotografato a mezzanotte

e quel sentirsi fuoritempo

più liberi forse

in questa ultima parte

la più vera la più riparata.

 

Le mie idee nobili e secolari

 

Le mie idee nobili e secolari

imparate dagli amici

le mie radici nei ritratti

coscienziosi e settembrini

le parole sciocche

un’infanzia felice

quell’aria estiva e seducente.

Il tuo sorriso in un vento contrario

al tramonto

che ha una fine che ci mantiene.

Lo stupore di un domani sempre straniero

della sua vita che protegge

i pigri i folli.

Canto la tua resa

i beati i pazienti i solitari

come ricordo senza dolore.

Le ultime lettere

lo stesso gesto

mani e alberi

persone quiete

che camminano in fila

benedizioni e sollievi

una terra straniera

romantica riconoscente

piccole esistenze

che ho imparato a conoscere

come una canzone di Jeff Buckley.


ROBERTO CHIODO è nato ad Acqui Terme il 2 giugno 1975. Diplomato al Liceo Linguistico Quintino Sella di Acqui Terme nel 1994 si è laureato in Scienze dell’Educazione all’Università di Genova con una tesi sulla prevenzione del suicidio tra gli adolescenti nel 2000.

Ha lavorato come bibliotecario e catalogatore in

diverse biblioteche. Nel 2015 ha aperto la biblioteca di poesia italiana contemporanea “Guido Gozzano” che conserva oltre 10.000 libri ed è il primo esempio in Piemonte di biblioteca dedicata esclusivamente alla poesia.

È l’ideatore e il responsabile della Segreteria del Concorso nazionale di poesia e narrativa “Guido Gozzano”.

Il 5 maggio 2021 è uscito il suo primo libro di poesie intitolato “Benedetti e bruciati” e pubblicato da Impressioni Grafiche

Il 3 aprile 2025 è uscito il suo secondo libro di poesie intitolato “Cieli e chiodi” pubblicato da Edizioni Il Foglio

 

Un travaso di voci, una trasfusione fra le età

Silvia Rosa, L’ombra dell’infanzia, peQuod 2025

recensione di Flavio Vacchetta


Questo libro di Silvia Rosa, in un certo senso monotematico, è denso di vibratili immagini, irto di accese metafore, saturo di contrasti, forse a secondare l’urgenza espressiva, che colma e deborda la misura dei versi. E la prima grande collisione è quella tra le epoche della vita, perché le poesie non sono semplicemente memoriali, ma c’è un costante dialogo tra la condizione presente e quella passata, in cui le dimensioni sono reciprocamente pervasive. A volte ci sembra di essere solo osservatori di un passato lontano, di un mondo infantile e adolescenziale che contempliamo con malinconia, con affetto, con rimpianto, con vergogna e senso di colpa; per quanto l’infanzia ci formi, oggi siamo altre persone, diverse e intere così ma, a volte, il passato ci inghiotte e ci fa regredire. Così qui si percepiscono due voci, non pienamente concordi, un po’ dissociate, diverse nel tono, nell’immaginazione, nella percezione e nella consapevolezza del mondo. L’una è quella infantile, l’altra è quella adulta, e non c’è un rapporto unidirezionale; è come un travaso, o una trasfusione, di cuori comunicanti.

I traumi dell’infanzia non si cancellano ma si sopportano, non si curano ma si possono esprimere.

L’espressione è un passo importante, che prelude alla ricerca di una comunanza o solidarietà, sebbene piuttosto esclusiva ("Madri matrigne", "adulti", "dio", "aiutanti magici", "altri bambini", "maestra": nessuno sapeva, nessuno era presente, nessuno capiva). È il "decalogo di sopravvivenza per bambine sotto scacco", ed è il "noi" rivolto alle "sorelle" di sventura, segnate da una sorta di "lettera scarlatta". La sentenza appare chiara, e fuor di metafora:
 

Ma non si può

spiegare, sorelle mie, non possono comprenderci,

e per questo non sanno quel che dicono.

E per questa via si può almeno deporre "il vessillo delle vittime".

La stolidità sembra peraltro un tratto tipico di coloro dai quali pure si spera un aiuto, un conforto, come il prete a cui la bambina chiedeva, invano, una benedizione per Maria, la tartarughina defunta. L’asino Balthazar, nel capolavoro di Robert Bresson, almeno la ottiene, sebbene sia il preludio a una struggente parabola cristologica accompagnata dalla sconfinata malinconia dell’Andantino della Sonata D959 di Schubert. Così Maria finisce in un tombino, nella speranza di un suo ritorno al mare: e in questo ci si vede la pietà, spontanea, di un bambino (che peraltro sa anche essere spietato). Anche l’insistenza con cui la bambina estorce un giuramento di non dimenticarsi di lei a un bambino conosciuto per caso in montagna (e mi sovviene di nuovo il giuramento d’amore di Marie e Jacques all’inizio di Au hasard Balthazar), è un’ennesima richiesta di aiuto, sotto forma di fuga nell’immaginazione di salvezze in futuri alternativi. La realtà è invece amareggiata dallo stillicidio di azioni e parole, di opere e omissioni, con cui gli adulti, con troppa leggerezza e ottusa inconsapevolezza, calpestano i sentimenti della bambina, sia pure nei loro ragionevoli conati di "addomesticazione".


"Ma tu le guardi le nuvole? Non vedi come

cambiano i contorni?" E giù a indovinare

le loro mille forme. Ma io sapevo che quel fare

innocuo era un mimare acerbo il gioco della

morte.


Può darsi che, nella sua acerbità, questo sentimento alberghi in tutta l’infanzia, o forse è una sorta di onere spettante solo a qualcuno, non saprei.

Infine da queste poesie esce un quadro di sostanziale sfiducia nei confronti dell’umanità.

Ognuno può trarne la lezione che vuole, e per me è l’incomprensione che regna sovrana nei confronti dei drammi, o non drammi, dell’infanzia: guardi una tua foto di bambino, e non ricordi, non riconosci. Come speri che possa farlo qualcun altro?

sabato 22 novembre 2025

“I pensieri hanno stagioni in cornice”

Antonio Spagnuolo, Dissolvenze e sussurri, la Valle del Tempo 2025

recensione di AR


Con una scrittura elegante, venata di ironia; con l’uso di immagini spesso ossimoriche, sensuali e avvolgenti, Antonio Spagnuolo ci dona una raccolta di ballate che riassumono una vita in quadri innervati da una matericità alla van Ghogh, quindi anche intensamente spirituale, perché il ricordo rimanda spesso a un oltre, al prenderci cura del prossimo, a leggere una realtà contraddittoria, devastata da conflitti, violenze (anche all’ecosistema), brutture e ingiustizie, ma anche costellata di bellezza, gesti di empatia e buone azioni (spesso nascoste): “Spaziando trasognato tra gli sguardi, / tra i rovi incandescenti delle notti, / per decifrare il dono del mio autunno, / e ripetere mille volte ancora / l’intarsio di quei giorni ricomposti, / contino a penetrare la memoria.” (Proposte, p. 36); “Nel sogno riappare la tua carne. / Io con violenza la palpo / per accertarmi che sei di nuovo viva, / nuda tra i cuscini roventi.” (Sogno, p. 13); “Nessuna forma del cosmo / esclude l’onda che refluisce / ed imprime lo specchio fragoroso / capace di esplorare spazio e tempo.” (Spazi geometrici, p. 17); “I pensieri hanno stagioni in cornice / diventando più spesso dei riflessi / confusi a corporei lampeggi.” (Riflessi, p. 18); “Parole allora di colre rosso / proietteranno gli ultimi sguardi invidiosi / tra i brividi che suggellano il congedo. / Ecco i frammenti ricomporre memorie / per la mano che scava rovistando.” (Qualche pozza, p. 21).

Se la tecnologia, oltre a molteplici vantaggi, rischia anche di plagiarci (“È il mouse che tallona ogni linea / incisa nella memoria e nella strana / realtà divenuta artificiale. / Anche la foto colpisce l’istante / come brocca assetata dell’eterno, / coinvolgendo i segreti del consenso.”,  Ventagli, p. 10), abbiamo ancora un corpo pulsante, respirante, “animato”, tendente all’infinito benché pieno di dubbi e spesso in bilico tra fede e sfiducia: “Qui sono la tua carne come trina / impreziosita nel delirio dell’ignoto, / e negli alveoli mi penetra più scuro / lo scambio tra la pelle e le parole. / Nessuno saprà mai lo stesso senso / del battere le tracce e l’erosione.” (Erosioni, p. 22); “Prima o poi smetterò di ammollare / nella nostalgia. / Forse farò finta di sfogliare il futuro / cercando ancora quella gioia che un tempo / affondava nel ventre e tu eri l’incanto.” (Ricerche, p. 24); “Ferito nella fede e disperso / nei millenni promessi dal credo / sfilaccio ciò che resta del mio corpo / sbavando gli ultimi solchi / del breve arco che mi fu concesso.” (Arco, p. 26); “Eppure c’è un seme tra polveri e macerie / che è il sogno di un bimbo che ammira le stelle  / e chiede smarrito il silenzio. / Ferita e divina ritorni la tua preghiera / fra le carni strappate e i ricordi di amore.” (Gerusalemme, p. 27); “Scotomi scintillati nel rintocco / delle sere in abbandono /  quando gli errori smontano visioni. / Nell’imprevisto ancora una coscienza  / invoca tradimenti dai profili accennati, / quasi per ingannare il gioco, / ma fissato il giorno della dipartenza / scommetto che anche Cristo mi rifiuta.” (Dies irae, p. 28). Quest’ultimo endecasillabo mi “sembra un risolvere la scommessa pascaliana desiderando sotto sotto un Cristo accogliente (come del resto i Vangeli testimoniano), sempre sospeso “fra il timore / di ascendere alle stelle o cadre / nel trepido viale delle statue.” (Ha detto, p. 31):

Con la saggezza di chi ha una ricca esperienza di vita, il Nostro afferma in Pulviscolo (p. 33): ”Come marea ingannata dalla riva / è fingimento anche il silenzio / che  turba gli angoli del vento / e la carne diviene memoria.” Struggenti le immagini della “marea ingannata”, dei turbati ”angoli del vento”, della carne che si fa “memoria”. 

Se è inevitabile che la vecchiaia inneschi momenti di nostalgia dato l’inevitabile lavorio del tempo, queste poesie sono vitalisticamente ricolme di umanità, di pietas, di desideri espressi con acuta consapevolezza. Ad esempi in Libertà e tragedia (p. 34): “Nel cuore resta una scintilla, / una parola scritta in ogni muro, / «liberà» – maledetta e benedetta – / che arde nel tempo e gioca nei contesti. / Non è conquista, ma eterna scelta, / tra l’amore e rovine, / fra chi dona e illusione che trascina.”   

venerdì 21 novembre 2025

POETE OLTRE LE STANZE un consapevole gesto di autorappresentazione femminile

 



Articolo di Adele D'Addario


A cento anni dal celebre suggerimento di Virginia Woolf, che esortava le aspiranti scrittrici a ritagliarsi un proprio spazio autonomo e risorse finanziarie ("una stanza tutta per sé"), l'antologia poetica Poete oltre le stanze, curata da Elisa Malvoni raccoglie voci che, pur avendo costruito quegli spazi di autonomia, avvertono oggi che la "stanza non basta più". È sorto il bisogno di varcare la soglia, di accogliere "altre voci, altri vite" e di accostare i propri testi a quelli di altre autrici, in una catena che si convoca reciprocamente per darsi "testimonianza e ascolto".


L'intento critico della raccolta è chiaro: nessuna delle autrici ambisce a rappresentare la propria generazione, né genericamente "il genere femminile" o la categoria delle "donne poete(sse)". Le poetiche offerte sono semplicemente "le loro," esperienze distanti sia dal linguaggio dell'appartenenza forzata che dalla "testimonianza obbligata". Ciò che cementa queste voci disparate, che scrivono di tempi e storie differenti, è un "gesto comune": l'assunzione della parola come autorappresentazione consapevole.


La poesia diviene lo strumento primario per ridefinirsi e per interrogare continuamente la propria identità. L'autrice Alina Nicoara sintetizza questa missione: Non sono questo smalto rosso / o l'abito che ora indosso. / Io sono le mie parole, / i silenzi e ogni errore. Il tema dell'autorappresentazione è onnipresente: le poete si mettono in discussione, si accettano o desiderano cambiarsi, ripercorrendo sé stesse nei contesti più vari: dalla ricerca spirituale e l'amicizia, al lavoro e al quotidiano, alla maternità (o alla sua assenza), fino alla cura e alla ribellione. L'identità che emerge non è un monologo chiuso, ma un "laboratorio aperto" che cerca di "abitare il cambiamento, tradurre l’incertezza in linguaggio".

Genealogia e Dialogo con le Antenate

Un elemento di grande impatto in Poete oltre le stanze è il dialogo costante con altre figure femminili, siano esse storiche, bibliche, letterarie o mitologiche. Questa riscrittura non è imitativa, ma un modo per farsi "eredi e testimoni" e accettare la continuità come un "gesto di crescita".

Troviamo Anna Lombardo in dialogo con Emily Dickinson, rileggendo il suo "sbattere e richiudere le finestre", o Adalgisa Zanotto che evoca Maria Maddalena, la "cercante" ostinata che non permette alla pietra del sepolcro di chiudere la vita per sempre, fungendo da "archetipo di fede e ostinazione". Anna Bani si rivolge a Sylvia Plath in "Nella coppia," smontando il mito domestico per restituirne una "verità aspra e quotidiana". Altre figure come Lilith, Eva e Didone compaiono come presenze riscritte per omaggiarle come donne della contemporaneità.


Particolarmente toccante è la misurazione con le "donne che hanno preceduto": madri, nonne, zie, spesso silenziose o sconfitte, custodi della memoria. La madre è vista ora come un modello, ora come un "nodo da sciogliere," un'interlocutrice mai pacificata. n questo senso, l'antologia si rivela un "atto di riconoscimento genealogico" che restituisce voce alle antenate che hanno reso possibile la scrittura odierna.

Oltre la Solitudine: Una Casa di Voci

Nonostante la poesia sia spesso associata all'isolamento, questa raccolta dimostra l'opposto: la parola poetica ha la capacità di "tenere insieme". Il libro è diventato un luogo di incontro e alleanza per molte autrici che non si conoscevano prima.


Il femminile che si definisce è "plurale, concreto, terreno e spirituale insieme", e rifiuta l'archetipo per trovare nella poesia la possibilità di descriversi senza compiacimento. Come esprime Betty Gilmore nel suo canto collettivo, The time will come again / when the danger has passed / and we will celebrate.

La curatela di Malvoni spinge il concetto di autonomia di Woolf a una nuova dimensione: se la "stanza" rappresentava lo spazio privato necessario per scrivere, oggi ciò che serve è "una casa di voci, una soglia comune". Questa antologia è, in definitiva, la mappa di questa nuova dimora collettiva, con "più stanze comunicanti", dove l'autorappresentazione dell'io poetico si realizza pienamente solo in presenza dell'altra.

Curatrice: Elisa Malvoni

Autrici: Adalgisa Zanotto - Alice Serrao - Alina Nicoara - Anna Bani - Anna Lombardo - Anna Ruotolo - Annunciata Colombo - Antje Stehn - Betty Gilmore - Catia Simone - Fabiola Meroni - Federica Re - Francesca Maria Federici - Gabriela Fantato - Giusi Busceti - Lucianna Argentino - Maddalena Grigoletto - Manuela Zappa - Maria Piacente - Pamela Ruggieri - Paola Caronni - Silvia Giacomini - Tamara Vitan - Valeria Raimondi

Autrici Varie, Poete oltre le stanze, a cura di Elisa Malvoni. ChiareVoci Edizioni (Novembre 2025). pag. 154 euro 14.00


Disponibile su Amazon a questo link