di Marco Leone
La raccolta di Claudia Piccinno ha come titolo Implicita missione. Fotosintesi della memoria (Fara, 2023, pp. 80) e si articola in quattro sezioni: Poesie varie, Haiku, Tautogrammi, Dediche.
Il titolo è esplicativo, perché si fonda su una metafora biologica: come le piante acquisiscono linfa vitale attraverso la fotosintesi, che è un processo trasformativo, allo stesso modo l’autrice metamorfizza intimamente e interiormente i propri ricordi in impulsi esistenziali, attivando una fotosintesi della memoria, per l’appunto. È questa, dunque, la missione implicita cui si allude nel titolo e che si compie attraverso una precisa regola d’ingaggio, che assegna alla poesia una funzione conoscitiva e auto-conoscitiva.
Ne discendono tre corollari:
- l’idea di fondo della raccolta si riconnette implicitamente ad una categoria codificata dalla critica e dalla teoria della letteratura, la bio-poetica (Casadei, Cometa). È una categoria complessa, basata sulla consapevolezza che esiste una poetica negli scrittori orientata su contenuti biologici (si pensi al Sistema periodico di Primo Levi), non solo per i temi, ma anche per lo stile (in quest’ultimo caso, con implicazioni di tipo neuro-cognitivo). Missione implicita presenta costantemente questa connessione con la dimensione biologica. Si parla di elioterapia del ritorno nel componimento proemiale, sicché il motivo autobiografico delle radici, che è un motivo certamente topico, qui assume connotazioni psico-biologiche: è ossessivo, ma anche connaturato. Inoltre, Claudia Piccinno tende a fondersi di volta in volta in germogli d’opunzia, in foglie spazzate dal vento, in bucaneve, nel corso di un fiume, volendo evitare a tutti i costi di essere come la pera caduta dal ramo: le immersioni paniche la portano a sentirsi un elemento della natura circostante. Spesso questa natura richiama il territorio d’origine (gli ulivi pugliesi, il barocco leccese: “Bianca la luce, / bianca la pietra / bianche le piazze / incantesimo dello scalpello / la mia Lecce”, nella scia di un motivo letterario e figurativo tradizionalissimo, dal poeta secentesco Ascanio Grandi a Vittorio Bodini), ma l’autrice ne dà una lettura simbolica più che geografica, funzionale all’attivazione di quel processo di fotosintesi della memoria che è alla base della sua poesia.
- Tutta la prima sezione della raccolta, quella delle Poesie varie, è una specie di avventura mentale, una continua regressione memoriale sollecitata da paesaggi, oggetti, persone, persino SMS come “reperti afoni di una vicenda privata”, che riguardano il ricordo della figura paterna (ma non manca la rievocazione di quella materna). Tuttavia, non si tratta semplicemente di recuperare ricordi, bensì di ricostruirli attraverso un linguaggio poetico apparentemente piano, ma in realtà pregno di metafore, analogie, corrispondenze. Si vedano questi versi tratti da Il cielo di domani: “Argenti, porcellane, cristalli / intrisi di polvere e sogni, / raccontano chi ha incrociato le mie orme / riflettono i volti di chi ho amato, / inseguono le voci nelle stanze, / rivelano gli interni degli armadi, / lì custodisco amuleti di un futuro in divenire / feticci di una gioia imbalsamata, / compagni di un presente appeso al filo”. Oppure quest’altri, estratti dalla Tavola delle feste: “Mi specchio nei piatti consumati / custodi di festose memorie / e li esibisco ancora / coi bicchieri desueti di cinquant’anni fa. / Scorre la vita e si restringe la famiglia, / restiamo in pochi a tessere legami / attorno alla tavola delle feste”. Tali ricordi non sono strumenti di evasione o manifestazioni di nostalgia, ma piuttosto passaggi mnestico-emotivi dal passato al presente. (Continua su Iuncturae)

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