lunedì 10 novembre 2025

IL TARDOMODERNISMO LETTERARIO DI IVAN POZZONI: COMMENTI E NUOVI RIOTS TARDOMODERNISTI




Commento di Lorenzo Mullon sul tardomodernismo letterario

C'è tutto il fetore nauseabondo della dimensione dualistica in cui siamo costretti a vivere. Un combattimento atroce. Direi: insisti. Alla fine di questo duello, con la parola conficcata nella carne, ci possono essere delle sorprese. Un'elevazione insperata. Bisogna precipitare verso lo 0 (zero) per accorgersi che dalla negazione del mondo, la più assoluta negazione, sorge per sfinimento cosmico un nuovo livello di coscienza - o di vita, o di non so cosa, di non saprei come definire, perché tutte le parole sono inadeguate. Ma ci vuole un rovesciamento dei piani, altrimenti il meccanismo s'inceppa e il gioco termina male, con una grande delusione. Ci vuole un coraggio tremendo, tremendo come quello dell'angelo. Bisogna seguire la Poesia fino alle estreme conseguenze. Bisogna bruciare tutti i ponti, non avere nessuna possibilità di ritornare indietro. Bisogna costringere la Poesia non solo a mantenerci in vita, ma a risolvere la vita, spiritualmente e materialmente. Bisogna sfidare la Poesia, e contemporaneamente bisogna annullare noi stessi. Diventare impersonali, diventare polvere. Dante ci suggerisce di essere semplicemente coloro che annotano la Poesia. Polvere che prende nota della Poesia. Non c'è spazio per la personalità. Bisogna distruggere la personalità. E chiedere all'Amore di spirare, di soffiare, di trasmetterci l'ispirazione. Noi prendiamo nota. Facciamo solo questo: prendiamo nota. Così è il poeta, secondo Dante. Ma i poeti non capiscono. Il citatissimo Dante non è compreso, non è capito, non è seguito. Consapevolmente o inconsapevolmente, Dante viene rigettato, dai poeti, incredibile... I poeti sono i primi traditori di Dante e della Poesia. Sinceramente penso che la tua poesia sia uno specchio perfetto e che tu debba trovare una via di liberazione tra le parole. Mi sono liberato grazie alla poesia in strada, ho rovesciato i piani non me ne frega più niente del successo, dei riconoscimenti, di essere considerato; è una follia seguire il mondo e cercare consenso nel mondo. Tutti i grandi sono morti, se cade un asteroide non resterà niente nemmeno di loro, nemmeno un verso di Emily Dickinson, nemmeno di Saffo, quindi dobbiamo liberarci dai nostri fantasmi e vivere bene adesso, vivere di poesia: si può fare. Possiamo mettere tutte le nostre energie nel contatto con la gente per strada, costringendo questa massa di inetti a sostenerci magari con una piccola somma e dei critici, e dei professori, e dei media, chi se ne frega. Questo penso.


IL NUCLEO OPERATIVO ECOLOGICO (NOE)


Il NOE, non è un movimento/immobile, in business class, di Piersanti e Arminio

si trovano santoni e vati che scaricano versi dissenterici nell’alambicco di un laboratorio,

epigoni del fantasma di Sagredovskj creano fattori F come agri-turisti di Potenza

ana-grammi ologrammatici sistemano vocaboli con la strategia del Tetris

una marca di champagne, langue AOC, il titolo di un film, mascherano l’incompetenza

di cinque auxilia chiusi in una testudo a difendere una ex ποίησις da matrix.

 

Il Kolektivne NSEAE, senza followers o like, mobilita la falange macedone, eja, Bucefalo

abbiamo distanziato la Cavalli, con i nostri Quaderni 2.0, somministriamo trojan di Brodifacoum

ai casi ratti da biblioteca, nascosti nella Curia Generalizia in zona Borgo, attorno a Dedalo

oracolo dis-topico, nella speranza di stanarli e buttarli in strada in cerca di uno slum

tra la miseria e la desolazione delle baraccopoli, a imparare ad ammirare il sollen dell’Avvenire,

ci scrive un critico letterario, settuagenario, che, con coerenza, si vende anche al Manifesto,

troviamo un compromesso stoico, freelance della critica italiana, smettete di accordare lire

con l’UE von der Leyen vi diamo in cambio marchi, con versi di brace, senza rischio di anapesto.

 

Se destino della arte è l’inceneritore, non capisco come continuiate a far affari con Progetto cultura

segnalazione d’esordienti è sintomo del fattore -O, la neutralità del critico finisce nella spazzatura,

con centinaia di volumi che saturano il mercato e annullano i battiti di ali di una scomoda zanzara

tutto lineare, i libri del resto del mondo sono grassi saturi, i vostri libri non alzano il colesterolo LDL,

con la fellatio a Caio e un cunnilingus a Tizia, si finge di fare opposizione sognando la tiara

da strappare alla vecchia zitella, in Mondazzoli, come CEO di multinazionali in carico alla CGIL,

regna lo spaesamento nella finta umiltà da ciabattini, ricordatevi di tirare la catena semantica

il vate(r) F-erà l’idea della défécation polyphonique, approfondendo il tema della scorreggia tattica.



Commento di Michele Caccamo al tardomodernismo letterario

[...] La [tua] parola è materia viva: respira, si espande, si contorce, si purifica. La scrittura assume così la forma di un respiro collettivo, di un atto di cura. L’intelligenza del testo sta nella sua tensione tra freddezza e febbre: la lingua è limpida, rigorosa, ma allo stesso tempo attraversata da un pathos trattenuto, quasi etico. Si avverte una disciplina formale che non è mai rigida, ma necessaria: la precisione diventa la forma della pietà. Eppure, dietro la geometria delle parole, si sente una vibrazione continua, un’energia che non è del tutto controllata – ed è proprio lì, in quella tensione, che il libro vive. La tua poesia, in questo progetto, è profondamente filosofica ma mai accademica. L’idea non prevale sull’immagine: la riflessione nasce dal corpo del linguaggio, non dalla teoria. Si riconosce una genealogia: Celan, Zbigniew Herbert, Milosz, forse anche Char e Bonnefoy – ma senza alcuna imitazione. In te il pensiero brucia lentamente. Vi sono momenti in cui la densità del discorso raggiunge una lucidità quasi spietata, e altri in cui la parola si apre a un lirismo disarmato. Queste oscillazioni, lungi dall’essere debolezze, sono la sostanza stessa del progetto: un pensiero poetico che rifiuta la compostezza e accetta la propria incompletezza come condizione umana. In questo senso, Kolektivne – NSEAE si colloca pienamente nella linea della poesia europea contemporanea che rifiuta la voce individuale per interrogare il mondo come pluralità di voci [...].


LA DIFFERENZA NON È INDIFFERENZA

 

Nelle zone artiche d’Ombra non illuminate dal sollen dell’accademia

l’uomo si involve, come un Yeshua beccato a battezzare una bestemmia.

Performatevi, «io ti battezzo, nel nome del Padre, del Figlio e di una bottiglia di Vin Santo»

sostenere che c’è distinzione tra linguaggio estetico e giuridico conduce la critica al camposanto,

Law and Literature e Ethics and Literature, decenni di studi buttati nel cesso

l’ermeneutica di un testo distingue tra testo di dentro e testo di fuori, senza alcun nesso,

la Lega tra testosterrone e attestato di cittadinanza si è scissa tra Lega Lombarda e Lega Nord

è come testimoniare in Tribunale l’indifferenza societaria tra Milano 2 ed Edilnord.

 

Il tardo-moderno costringe l’artista a stornare, dalla performance, le sue astruse ballate

che sinestetizzano sentimenti ed emozioni nell’ippocampo del Medioman,

riot è diventato contio salato, lezione universitaria, che costringe il somaro nel banco a manganellate

Barbie abbassa i calzoni e non trova, letteralmente, un cazzo, nel suo iper-palestrato Ken,

non interessa al sapper tardomodernista di buttare una bomba al Papa re e una al Papa nero

continuiamo a scrivere militante rendendo l’aula un manipolo di bivacchi

non c’importa che il lettore si entusiasmi, l’incontro tra ἐπίδειξις e πάθος è diventato un frontaliero

tra mondo occidentale e mondo occipitale, la differenza tra un F-22 Raptor e un Aermacchi.

 

La «différance» ontologica trapassa nella enactive cognition di Varela e Maturana,

la cognizione è azione, ποίησις è πρᾶξις, faber è agens, fattore F è fattore Cognac,

chi legge i miei riots o studia, studia, studia, o si distingue nel succhiare la banana

bollino blu, Chiquita, o bollino rosso, Lolita, attrice di una vita Nymphomaniac,

Lars von Trier è meglio di von der Leyen, dipinge la Melancholia senza causarla

l’indifferenza verso l’Ucraina, europea dal 2022, fa la differenza sulla spesa bellica

distinguere tra alfabeto latino e alfabeto cirillico è come costringere Cicciolina a darla

insonorizzare l’opposizione è come scrivere il Giro del mondo con una Pelikan.


Commento di Michele Fabbri al tardomodernismo letterario

 

La poesia, com’è noto, da vari decenni è ormai diventata la Cenerentola della letteratura. L’arte del verso è sostanzialmente aliena alla mentalità del lettore contemporaneo e i libri di poesia hanno un’incidenza del tutto trascurabile nel mercato del libro. Apparentemente, quindi, la poesia sembra relegata a una ristretta cerchia di addetti ai lavori, oppure a una folla di dilettanti allo sbaraglio che credono di essere poeti perché quando scrivono vanno a capo ogni tanto… Ma c’è anche qualcuno che si chiede se ci possono essere orizzonti alternativi per quella che era la regina dell’espressione letteraria. Fra le voci che propongono nuove modalità di approccio al pubblico si segnala per originalità quella di Ivan Pozzoni, che ha redatto un “Anti-Manifesto” della “Neon-avanguardia” non privo di stimoli per chi aspira a parlare al pubblico con rinnovate modalità espressive. I punti qualificanti del Manifesto di Pozzoni sono i seguenti:

– sfidare i capitalismi nomadi e le autorità multinazionali

– riporre fiducia nel dialogo fra mondi culturali anche profondamente diversi che possono dare origine a sintesi feconde

– incentivare la produzione di forme artistiche collettive e anonime che si sottraggano alle logiche di mercato

– imparare a fare opera di “terrorismo” culturale per reagire all’ontologia nichilista di cui è imbevuto il nostro tempo

– puntare su una rinnovata valorizzazione dell’ironia come mezzo di ribaltamento delle narrazioni dominanti

– pensare alla figura dell’intellettuale in termini di militanza

– prendere atto dell’esaurimento della funzione che la critica letteraria ha avuto nel ‘900

Questi punti programmatici appaiono decisamente intriganti per chi avverte il clima di soffocante conformismo che ammorba lo scenario contemporaneo: gli intellettuali dell’ultimo trentennio non hanno saputo far di meglio che atteggiarsi a poeti di corte del potere mondialista! Il mondo della poesia sembra particolarmente avulso dal dibattito culturale. La poesia contemporanea, settore insignificante nel mercato librario, si caratterizza per la frammentazione delle esperienze di scrittura, con autori riuniti in conventicole catacombali o isolati in patetici narcisismi letterari. Alcune proposte di Pozzoni possono certamente dare una sferzata a un mondo letterario impantanato nell’immobilismo. In particolare l’invito al dialogo fra linguaggi, oltre a essere eticamente importante, prende le distanze da chiusure elitarie e feconda terreni che potevano sembrare aridi da certi punti di vista [...] Un altro aspetto interessante è l’enfasi sull’ironia, atteggiamento quanto mai opportuno in un tempo in cui la morsa della correttezza politica ha strangolato la libera espressione e la spontaneità dei comportamenti sociali. Questo è sicuramente il punto più problematico poiché l’etica corrente è stata rimodellata sulla base di austeri codici morali che hanno profondamente modificato la psicologia di massa. L’ironia, la canzonatura, l’umorismo, il sarcasmo oggi rischiano di essere relegati nell’onnicomprensiva categoria della “discriminazione” oppure, peggio ancora, questi elementi non sono nemmeno percepiti [...] Le idee guida di Pozzoni sembrano un’utile provocazione per smuovere le acque torbide dell’attuale scenario culturale. Partendo da questi presupposti si può manifestare la volontà di dar vita a un movimento in grado di attirare l’attenzione mediatica su un fenomeno culturale che può risultare sorprendentemente innovativo.


SONO ARRIVATO A CENTO

 

Sono arrivato a Cento, Cristo, filosofo aramaico minore, s’è fermato ad Eboli

credo sia arrivato il momento opportuno di organizzare due nuove sillogi,

in modo da rompere i cojoni a artisti ed addetti ai lavori, con due introduzioni teoretiche

che non capisce il 90% di chi scrive, scrittori da mezza lira, d’improvvisazioni orfiche,

l’effetto F (fallimento) alea, iactura est, sulle teste dei morti di fame e di fama

a schiacciare i loro versi flexibili non serve certo una carica di elefanti di Annibale a Zama.

 

Comma Прво: devo metter via danari, ché i nuovi critici una recensione te la fanno pagare,

la distinzione tra «mestieranti» e «militanti», stile anni ‘80, la dobbiamo riformulare,

chi mangia sulla fame dell’arte è come un borsaiolo di sussidi alimentari di Hamas a Gaza

non serve a un cazzo, va fucilato, dai «militanti» delle assemblee che hanno un lavoro vero

e organizzano riots al fine della rieducazione, niente retribuzione, della massa ladra

di notizie GPT Chat e telegiornali, senza scrivere commenti e recensioni in nero.

 

Comma други: l’artista è eternamente impegnato, a incrementare il suo business,

non ha tempo di leggere, non ha tempo di commentare, è annientato dallo stress,

spii il suo wall di Facebook, tutti i giorni, tutto il giorno, a sponsorizzare i cazzi suoi

finge di non comprendere il significato di ego-patia e narcisismo del (worse) seller,

e si auto-stampa, con Literature Indipendenti, 400 libri, coi tratti genetici di sfrontati sporozoi

leggono alle manifestazioni, leggono in strada, leggono in Feltrinelli, con l’ingordigia di Ilona Staller.

 

Comma трећи: i “grandi artisti/critici” fake, in cambio di una recensione, reclamano un bound

con la mentalità dello Stato Pontificio, dovresti studiare l’intera loro carriera manco fossero Pound,

tu, immerso nello studio di Tommaso, d’Aquino, saresti obbligato a studiare i loro buchi nell’acqua

cooptati dal mefitico consulente Mondazzoli nella bianca Einaudi, sovraffollata di incompetenti

o sconosciuti come la struttura di TIM Italia, con l’autostima, di Baratieri ad Adua, iniqua,

ottant’anni di sciocchezze di una banalità banale ci costringono, in nomine Patri, ad esser deferenti.

 

Comma Четврти: il 90% di chi contatti si distingue nel mostrare categorica indifferenza

come se la strategia dell’insonorizzazione trasformasse loro in Márquez e tu in una desinenza,

Mala Temporella currunt, Giovenale, la Policane, falliti (F) che il consumismo ha dichiarato vate(r)

a non risposta, avranno un’insistenza terroristica, da curare con kg di benzodiazepine

il Kolektivne NSEAE intaserà siti, caselle, MSG, con uno stalkerio idoneo a condannarli a catcher,

riceveranno, da anonymous, visite di carabinieri ed ADE e iscrizioni al RNR improvvise come mine.

 

La mia praxia, con i suoi commi, anticipa l’esito di un venturo studio sull’esistenza di bund

kolektivne, assemblee dell’arte, con dati sociologici e statistici, con la finalità di uno shunt,

dilata le conclusioni teoretiche della silloge Kolektivne NSEAE, chi scrive, non studia

costruisce casini senza fondamenta, bustrofedi claudicanti come un membro della gens Claudia.


Commento di Enrico Cerquiglini al tardomodernismo letterario

 

Questa poesia di Ivan Pozzoni si presenta come un flusso incandescente di immagini, suoni e visioni: un magma che unisce autobiografia, invettiva civile e mitologia personale. L’autore mescola registri alti e bassi, dal latino al dialetto, dall’inglese allo slang, componendo una polifonia che restituisce lo smarrimento del presente. Il corpo e la malattia diventano metafore sociali e politiche; la Storia, da Caronte a Ezra Pound, da Roncaglia al Covid, si intreccia all’attualità più bruciante, in un’Italia vista dal basso e senza indulgenze. Tra lirismo e sarcasmo, la scrittura di Pozzoni alterna momenti di visionaria potenza ad altri di ironico grottesco. Se a volte l’accumulo di immagini e citazioni rischia di soffocare la chiarezza, il risultato resta quello di un’opera urgenziale, che si scrive come per salvarsi la vita. Più che un canzoniere armonico, è un archivio di ferite: personali, storiche, collettive.


MI DESIDERATE SEDUTTIVO?

 

Da riscontri iniziali, con riviste amiche, in Italia, del tardomodernismo, nemo capisce un cazzo

tutti vorrebbero che dessi sfogo alla mia anacronistica lirica neon-avanguardistica senza imbarazzo.

 

«Ognuno nelle sue lacrime nasconde un lutto,

Freud si inventa l’inconscio, Alvaro Vitali un rutto,

ricordando i camion carichi di salme fuori dalle caserme

ci accorgiamo come l’homo sapiens sapiens sia un essere inerme,

coi nostri cuori, spezzati, ci forgiamo anemici puzzle

e continuiamo a cantare custoditi dentro la bolla di una Big Babol.

 

Menestrello combattente, non ti fermare, continua a romolar Sanremi

fino a causarti faringiti, fughe metafisiche e mancanze di fonemi,

non smetteranno di vedere, come la troika, i tuoi occhi colpiti da blefarocongiuntiviti,

mandi in default la Grecia e accetti, senza ritegno, i dazi degli Stati Uniti,

i maiali d’Europa, PIGS, scrofolano sovvenzioni in cambio di extracomunitari

e i cittadini UE imparano a leggere i budget domestici con l’introduzione di aiuti sussidiari.

 

Il cittadino comune non ha nome e cognome, sfoggia un acrostico, ADE

nella casella delle lettere trovi una missiva verde come un inizio di sciarade,

inizi a sudare, l’aritmia cardiaca implode, sarà multa o contravvenzione dell’ex-Equitalia

strappi la busta coi denti, la forbice in questi casi sparisce, trovi una nuova CNS, con  meraviglia,

spari Madonne, come un bergamasco ubriaco, Caravaggio è nato a Milano

dipingiamo un arcobaleno di maledizioni, sapendo che, alla fine, è nostro l’ano».

 

Purtroppo, a vostra ignoranza, col 2008 c’è stato l’ingresso nel tardo-moderno storico,

il discorso sull’anti-«forma»-poesia e divenuto, pax doppialinguesca, anacronistico

la ποίησις, con Auerbach, da μίμησις si è trasformata in πρᾶξις comiziale

non afferrare multilinguismo e mistilinguismo è sintomo di una «poesia» da terza elementare,

la strategia anti-seduttiva si è trasformata in tattica di denunce urlate fuori dai rostri

se non siete tribùni plèbis, carichi di contiones, siete rimasti vittime di una scrittura da chiostri

lordata dall’influsso dell’ontologia estetica moderna, ontologia = metafisica, la musica di Orfeo,

col Doppialingua che vorrebbe ostacolare Cucchi con una roipnol poetry degna di Morfeo.


Commento di Enzo Bacca al tardomodernismo letterario

 

C’è un bosco fitto di sterpaglie, un fogliame gonfio da far paura, un lamento di voci che sembrano provenire dall’aldilà in cerca di aria, un graffiare di uccelli notturni che richiamano vecchi film dell’orrore. C’è un bosco o selva oscura o foresta senza via d’uscita dove un cavaliere striglia il suo destriero per trovare la luce. Ecco, questo mi par di vedere approcciandomi alla scrittura poetica di Ivan Pozzoni. Un nuovo custode del Santo Graal. La poesia ha bisogno di irriverenze e nuovi profeti che possano oltrepassare a suon di macete o spada o lancia o logos la selva selvaggia ed aspra e forte che nel pensier rinova la paura. Le tematiche trattate con piglio innovativo per quanto riguarda l’estetica pura della poetica di Ivan Pozzoni mi fanno pensare che finalmente esista qualcuno che ha il coraggio di sfrondare e sfondare la stagnante retorica della consuetudine poetico-letteraria che non avvampa per nulla lo scrivere in versi degli ultimi tempi. Ivan scompone quel muro e lo riedifica come alcuni palazzi costruiti nell’edilizia giapponese che dopo vent’anni vanno ricostruiti e rieducati ad un più giovanile senso della composizione. Ben venga questo sbriciolamento a polpastrelli stretti del fogliame sottoboschivo. Nuovo linguaggio che a dire il vero mi ricorda alcuni ardimenti degli anni sessanta e settanta del novecento, che lo stesso poeta inaugura in neoN-avanguardistici. Sì, perché di avanguardia si può ben tradurre il dettato che il poeta monzese propone disponendo l’efficace trama che sgorga dal filosofico e sfocia nell’energia vibrante e lavica d’un vulcano super attivo. Un lanciafiamme, come Alessandro Fo, in una recente nota sul giornale La Fonte, definisce il poetare di alcune penne che “scuotono le sillabe con voce tesa e quasi impostata a grido di guerra”. Un manifesto poetico da esporre senza porsi troppe domande e sconfinamenti questo dell’uomo Ivan, filosofo e stratega di battaglia ma anche missionario e medico di bordo della parola con la consapevolezza che nel “mangrovico” mondo della poesia moderna, ben si stagli una voce cristallina e allo stesso tempo martellatrice. Martello pneumatico che rompa le zolle cementificate e stagnanti d’un mondo bigotto e ignavo e senza memoria.


TARDO-MODERNO FULMINANTE

 

La militanza del praxeta, lontano dalle seduzioni del prosseneta,

cerca di mandare, senza ambage, l’intero encefalo del cittadino medio a zoccole,

vìola il dizionario e femminicida l’ortografia, il lap-top intinto nell’arsenico esegeta

le mani, dei maneggioni del business, si intossicano fino a disinnescare famigerate combriccole.

 

Zeus manda fulmini ai modernisti, seduttivi, finalizzati a vendere, in cerca di bestia seller,

lo zoo dei morti di fame, che implorano un contratto retribuito, diverte l’artista killer

ormai, ogni cretino è degno di Mondadori o dell’Einaudi (Bianca-neve sotto i nani)

noi miliziani dell’arte vi lasciamo 200€ in cambio del nostro ruolo di antesignani.


Kolektivne NSEAE

Nessun commento: