Antonio Spagnuolo, Più volte sciolto, la Valle del Tempo 2024
recensione di AR
È una raccolta che si offre con asciuttezza elegante, sobria e al contempo ricca di echi, capace di dilagare con discrezione nelle fibre più intime di chi legge perché i versi sanno dipingere situazioni e sentimenti con la pregnanza di un grande fotografo della vita con i suoi contraddittori eppure stimolanti e misteriosi accadimenti. Spagnuolo si squaderna con onestà, con la saggezza di chi ha molto vissuto: “Avvinghiato come un lottatore / all’ultimo capriccio / ho il sorso della furia. / La casa vecchia avrà nuovi inquilini / e l’oblio della notte cancellerà / le tracce che ho braccato.” (Attesa, p. 44); “Sono sfuggiti gli orizzonti accesi / da qualche barriera che di schianto / cambia follie nel nulla dei pensieri. / (…) / L’intera forza è passata nell’incalcolabile, / ai confini del presente, e nel desiderio / di una favilla nelle tenebre.” (Desideri, p. 45); “Urlo è il tuo singhiozzo per la Croce, / occhi socchiusi snguinanti al delirio / dei cardini lontani dalla fede. / (…) / Ho centellinato le ore che portano alla fine, / e troppo spesso imprecherò all’orizzonte.” (Ultima croce, p. 38).
Amo questa leggerezza con un alto peso specifico di verità, questi slanci che mantengono aperte le parentesi e lasciano spazio al futuro pur ricordando con esattezza (e magari una certa dose di malinconia, mai però leziosa) i momenti salienti del proprio percorso. Anche i correlativi oggettivi sono quindi rivelatori dell’animus del Nostro: “Il falco ha un volo intelligente / e stride per altre presenze, / contro lenzuola bianche per rovescio / di insolubili incontri. / Come il falco anch’io vorrei le ali!” (Il volo, p. 37); “Tutto sembra assopito in un secondo: / un provvisorio inseguirsi di ricordi, / di rabbiosi declini nei giochi della luce, / quando tra le morbide tue sicurezze / camuffavi il tempo per sbranare rincorse. / (…) / Quello fu l’istante di separazioni / perché il passato è perdita di sguardi, / o tentennante clessidra / che muta ogni tuo ritrovamento. / Scivola il nuovo mondo da scoprire / e ricama dismisure rnell’immediato / così sia.” (Il giogo dei ritonri (Marco Polo), p. 39).
Il poeta è un’anima particolarmente in tensione, ha antenne che percepiscono vibrazioni ineffabili e realtà nascoste, un’anima che sa di essere sempre in cammino, desiderante, in cerca, profetica: “Per un Dio o per un cielo immenso / lo sguardo incontra impasti d’argilla / e ignobili memorie straripano nel buio. / Oggi tutto dura un giorno e po crolla / nelle immagini incompiute della rete” (p. 30); “Il peso dell’ignoto determina lo scarto / disvelatore e interprete dei segni / che danno un senso all’esistenza.” (p. 28); “Fra la grande luce e l’ombra profonda / l‘arte è soltanto un frazione / della nostra memoria / per estrarre un coltello dal petto.” (p. 26); “Tutto intorno è silenzio ma la rosa / ha esplosioni disperatamente rosse / inchiodata alla‘attesa di chi spera / affinché sia aligero e corallo. / (…) / Perché la gelosia non mi attanaglia / ora che il nulla morde la tua carne?” (p. 24).
Una silloge che lascia tracce e profuma di intelligenza del mondo, delle relazioni, di ciò che sfugge, perché “il segreto / ha maniglie scabrose.” (p. 52).
Una silloge che lascia tracce e profuma di intelligenza del mondo, delle relazioni, di ciò che sfugge, perché “il segreto / ha maniglie scabrose.” (p. 52).

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