Massimiliano Bardotti, A noi basti la gioia di cantare, peQuod 2025
recensione di AR
Lo spirito di Massimiliano è quello di un poeta autentico, sa riempire con umiltà il proprio otre magari in qualche punto crepato e poi cicatrizzato, certamente vissuto, e far uscire dalla canna della zampogna parole di verità, di compassione capaci di comprendere, di farsi accanto, di accogliere. Alla fine (pp. 103-104) di questo libro di versi e confessioni dagli echi agostiniani, Daniele Mencarelli scrive: “… Bardotti indica all’uomo (…) l’unica grande rivoluzione che cambierà la Storia. La rivoluzione dello Spirito. L’uomo ricollocato dentro la sua anima.”
Ho scelto come titolo di questa recensione un passaggio incastonato a p. 99: “Io vi auguro di salvare il mondo. Una vita alla volta. Un cuore alla volta. Cominciando dal vostro.”
Un augurio folgorante, splendidamente impegnativo.
Qualche pagina prima (97) troviamo: “Benedirò le ferite aperte e ogni cicatrice. (…) Siamo una storia intagliata nella carne e nello spirito.”
E a p. 89: “Sono circondato da una bellezza inesorabile. (…) Scopro che la morte è la mia malinconia.”
Ancora prima (p. 82): “Non sappiamo più dare nomi alle cose che ci spaventano e preferiamo non nominarle per paura che ci inghiottano.”
Massimiliano ci ricorda: che la vita è occasione per “pregare incessantemente. Se ogni respiro diventa preghiera si può.” (p. 81) ; che “come l’ape resta fedele alla vocazione del miele, senza perché; così la donna e l’uomo sulla terra, sono chiamati a vivere.” (p. 78); che “il futuro avrà gli occhi delle nostre madri, quando ci tenevano nel grembo” (p. 73); che “Quando nasce una nuova amicizia, il costato del Salvatore, per un breve minuscolo istante, smette di sanguinare.” (p. 64); che la memoria è “antico scrigno delle ore, dove quel che è già avvenuto resiste, ovvero esiste ancora” (p. 53); che “È forse già essere salvi / abitare il cuore degli altri / per accoglienza.” (p. 44); che “canta la pietra, che nel tempo si consuma ma continua a cantare ed è di quel canto che si consuma.” (p. 33); che “ho letto una poesia e ho creduto / per un attimo davvero ho creduto / di essere salvo.” (p. 24).
Il poeta di Castelfiorentino si mette a nudo naufragando nell’amore: “Perdono chiedo al mondo / per ogni volta che ho guardato /senza avere negli occhi la bellezza.” (p. 21).
Il titolo di questa raccolta declina al plurale un auspicio di Turoldo che troviamo in esergo: … a me basti la gioia cantare.
È una scultura spirituale, quest’opera di Massimiliano, un dono prezioso. Condivido le parole che concludono la Prefazione di Guidalberto Bormolini (p. 11): “Bardotti ci mostra, così, come la morte sia inscindibilmente abbracciata con la resurrezione, come possa, per ognuno di noi, diventare qualcosa di meraviglioso: il momento dell’abbraccio con l’Infinito.”

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