sabato 21 giugno 2025

Quattro inediti di Adele D'Addario




In posa


In posa, come una Monnalisa 

dell’antropocene, incline alla perdizione, 

alla dipendenza, mi consegno

ai vostri sguardi, sorrido nell’enigma,

non avendo nient'altro di meglio da fare,

stornando lo sguardo dal baratro 

sul quale insieme ci affacciamo.


In realtà vorrei gridare,

non vorrei nuovamente sottostare

a queste mie pose da brava bambina

alle quali, per compiacenza,

mi assoggetto 

digrignando.




Hannah Sullivan


Al termine del mattino lei sente 

il torpore della neve distesa 

sulla siepe del giardino, sui rami

protesi sulla strada ammutolita,

sul fiato bianco dei rari passanti.


Lei si domanda come sia la spiaggia 

livellata nel biancore, quel luogo

dove ha vissuto intensamente 

le estati, là dove ha ammirato 

gli intrepidi avventurarsi al largo,


là dove la consapevolezza di esserci

non bada ai giri di parole delle poete mute

né alla dura scorza dei significati 

occultati. Qui dove il conforto di scrivere

qualcosa di appena immaginato

equivale a vivere nella meraviglia 

del momento, quando

tutto appare illuminato alla vista

e all'ascolto e ai sensi scoperti

e alla mia mai sufficiente gratitudine.




Staccarmi da terra


Mi piace chi sa restare sdraiato 

sotto il sole, nel silenzio,

in compagnia dei propri demoni quietati.

Dei miei ormai non ricordo più nulla

non saprei neppure come andarli a incontrare.


Che fino hanno fatto le loro parole

che mi hanno trascinata alla poesia,

a tutto quello che amo e mi spaventa?

Fino a portarmi qui, dove sono ora,

inconsapevole ancora, ancora irrisolta,

con tutta questa vita accatastata,

questa incosciente esperienza 

poggiata sulle spalle nude. 

Ancora incapace davvero a capire

come stanno davvero le cose. 


Potendo vorrei staccarmi da terra,

tingermi i capelli di azzurro

come un palloncino sfuggito di mano,

come una luna attonita,

come una finestra illuminata 

all'ultimo piano 

che ignora serenate improvvisate

e perenni latrati di cani.




Tutto l’ardore che temiamo perduto


Che sia questa l’occasione buona 

per spiegarsi? Per fare scintillare 

tutto l’ardore che temiamo perduto?


Le nostre parole non sono capaci

di sciogliere i dubbi, incrostati 

tra una sillaba e l’altra;

si rifiutano, si contorcono

non sanno dire altro

oltre ai ripensamenti, ai travisamenti.


Rimangono le mani a dire 

e la postura del tuo corpo

e i segni infraintendibili

capaci di convivere con gli enigmi 

che ci compongono

oltre le scontate evidenze,

oltre lo sprofondo occultato

sotto il filo delle pozzanghere,

il fango nell’erba alta

e il bagliore che annuncia l’alba, 

che imperla la rugiada 

sgorgata sonora dalla notte

figlia della nuvola, 

delle nostre anime insonni, 

dei nostri sogni umidi

convertiti in desideri d'acqua.


Adele D’addario nasce a Locarno, in Svizzera, da genitori siciliani. All’età di 10 anni, a seguito della separazione dei genitori, si trasferisce a Messina con la madre. A Messina termina gli studi conseguendo la laurea in Lettere. Attualmente vive in provincia di Monza-Brianza dove insegna, come precaria, nelle classi medie inferiori. Ha pubblicato il libro di poesie “La bambina melodrammatica” (ChiareVoci Edizioni 2024).

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