sabato 13 luglio 2024

(Polaroid XXXII): Lorenzo Babini


Polaroid: istantanee di poesia è una rubrica a cura di Luca Pizzolitto
Foto in copertina di Michal Gornisiewictz


Chi siamo noi / prima dei nomi?


Da Stanze. Sogni nebbia avventure (Moretti&Vitali, 2024)


Ora la camera è in cima a una torre. Nel buio

sibila il vento, fa risuonare i cocci di vetro, porta i rumori del bosco.

Un grande albero al centro della stanza

si sbianca nel vento, resiste

all’urto della corrente. Come una nube dorata

si spoglia di tutte le foglie. Resiste

nella sua geometria, si ghiaccia

in un groviglio argenteo di vene

proiettato e fisso

nell’oscurità.

*

Nella camera, finalmente,

nella camera segreta

senza muri

“perché domandi il mio nome, che è ampio

e magnifico?”

tirando le tende, spostandole,

rimanendone avvolto, fasciato,

mentre il punto di fuga si allontana

ho corso, ho corso finché ho potuto, ho corso

ero sfinito.

Cammino ora nell’assenza, nell’impalpabile

oscurità: una figura

si muove, un cigolìo.

*

L’arca (IV)

La sedia, la lampada, le cose familiari

gli stracci sdruciti appesi al muro,

i calzini a terra, in via Savona 22

e fuori dal portone il baratro,

il giorno impenetrabile.

*

Autunno (II)

Come ogni anno c’è il rumore del fuoco,

l’aria che si addensa di ricordi,

l’appannarsi del vetro, la tristezza dell’anno.

Lo sai tu che sono un fragile albero

pronto a seccarsi: non perdere la voce

e che l’immagine di te

non si sbiadisca,

che io possa sempre attenderti

ancora, rendere nuovo il mio giorno.

*

L’estate interminabile

Era, d’improvviso, l’estate eterna di fronte

feroce come l’infanzia, inquieta

e interminabile,

e poi Alfonsine:

piazza Monti come l’Avana, stile coloniale,

Mondiali di Francia,

i muri dipinti d’azzurro, il verde della televisione,

il golden goal, il calcio di rigore.

Era l’estate interminabile, sommersa

nella rovina del tempo, spezzata,

dissolta, affogata nell’estate bionda,

matura dell’autunno, che, di nuovo,

sarà altro e comparirà nel sogno, già morta,

in un indecifrabile futuro, con le sue tracce

che sono zodiaco, graffito rupestre,

sangue, spugna, costellazioni.

Dimmi tu ora, Paolino, se tornerà

l’estate eterna, interminabile, la nostra Polinesia.







Lorenzo Babini è nato nel 1990 a Ravenna ma vive e lavora a Milano. Ha tradotto dal francese L’inferno del bibliofilo di C. Asselineau (La Vita Felice, 2014), curato la voce “Neovanguardia” per il Dizionario Biblico della Letteratura Italiana (IPL, 2018) e collaborato con blog e riviste come Poesia, ClanDestino, Nuovi Argomenti, Bollettino ‘900 e Cenobio. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta di poesie: Santa Ricchezza (Premio Opera Prima Città di Como e Premio Solstizio). Nel 2018 il poemetto La Camera di Arnaut (Premio Fiumicino 2017 nella sezione inediti) è stato pubblicato da Luigia Sorrentino in edizione fuori commercio. Altri testi sono apparsi sull’Almanacco dei Poeti e della Poesia Contemporanea di Raffaelli Editore (con introduzione di I. Leardini) e nell’antologia Abitare la parola. Poeti nati negli anni Novanta (a cura di Rimolo e Ibello), oltre che sulle riviste Poesia e Conoscenza, Gradiva (con introduzione di G. Pontiggia) e Poesia (con introduzione di M. De Angelis).

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