Polaroid: istantanee di poesia è una rubrica a cura di Luca Pizzolitto
Foto in copertina di Michal Gornisiewictz
Chi siamo noi / prima dei nomi?
Da Stanze. Sogni nebbia avventure (Moretti&Vitali, 2024)
Ora la camera è in cima a una torre. Nel buio
sibila il vento, fa risuonare i cocci di vetro, porta i rumori del bosco.
Un grande albero al centro della stanza
si sbianca nel vento, resiste
all’urto della corrente. Come una nube dorata
si spoglia di tutte le foglie. Resiste
nella sua geometria, si ghiaccia
in un groviglio argenteo di vene
proiettato e fisso
nell’oscurità.
*
Nella camera, finalmente,
nella camera segreta
senza muri
“perché domandi il mio nome, che è ampio
e magnifico?”
tirando le tende, spostandole,
rimanendone avvolto, fasciato,
mentre il punto di fuga si allontana
ho corso, ho corso finché ho potuto, ho corso
ero sfinito.
Cammino ora nell’assenza, nell’impalpabile
oscurità: una figura
si muove, un cigolìo.
*
L’arca (IV)
La sedia, la lampada, le cose familiari
gli stracci sdruciti appesi al muro,
i calzini a terra, in via Savona 22
e fuori dal portone il baratro,
il giorno impenetrabile.
*
Autunno (II)
Come ogni anno c’è il rumore del fuoco,
l’aria che si addensa di ricordi,
l’appannarsi del vetro, la tristezza dell’anno.
Lo sai tu che sono un fragile albero
pronto a seccarsi: non perdere la voce
e che l’immagine di te
non si sbiadisca,
che io possa sempre attenderti
ancora, rendere nuovo il mio giorno.
*
L’estate interminabile
Era, d’improvviso, l’estate eterna di fronte
feroce come l’infanzia, inquieta
e interminabile,
e poi Alfonsine:
piazza Monti come l’Avana, stile coloniale,
Mondiali di Francia,
i muri dipinti d’azzurro, il verde della televisione,
il golden goal, il calcio di rigore.
Era l’estate interminabile, sommersa
nella rovina del tempo, spezzata,
dissolta, affogata nell’estate bionda,
matura dell’autunno, che, di nuovo,
sarà altro e comparirà nel sogno, già morta,
in un indecifrabile futuro, con le sue tracce
che sono zodiaco, graffito rupestre,
sangue, spugna, costellazioni.
Dimmi tu ora, Paolino, se tornerà
l’estate eterna, interminabile, la nostra Polinesia.
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